L’ex giudice Giuseppe De Benedictis e l’avvocato Giancarlo Chiarello erano legati da un rapporto di amicizia consolidato nel tempo, fondato su un accordo corruttivo “sistematico” e paritario.
È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza, espresse in 124 in pagine, della giudice Laura Liguori con il quale l’ex magistrato e penalista barese sono stati condannati a 9 anni e 8 mesi per corruzione in atti giudiziari.
Un modus operandi che “non si può escludere fosse risalente nel tempo e articolato in episodi ulteriori rispetto a quelli del processo e che ha favorito singoli soggetti, ma anche i gruppi criminali di appartenenza”, si legge negli atti.
Per alcuni provvedimenti di scarcerazione ci sarebbe stata alla base una vera e propria trattativa economica, le decisioni di De Benedictis avrebbero influito anche su altri procedimenti in corso della Dda di Bari e per questo la corruzione è aggravata per aver anche agevolato la mafia. “Gli interrogatori sono di contenuto meramente confessorio di fatti di eccezionale gravità, rispetto ai quali nel corso delle indagini erano stati acquisiti elementi probatori di univoca interpretazione e pertanto sarebbe risultata improbabile qualsiasi difesa”, precisa la giudice.