Truffe su bonus edilizi, 10 indagati in Salento: tra loro un direttore di banca

Sono accusate a vario titolo di associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, quantificate in sette milioni di euro, dieci persone indagate in provincia di Lecce nell’ambito di un’inchiesta della guardia di Finanza sui bonus edilizi. Il gip del tribunale di Lecce, nei confronti di alcuni degli indagati, ha anche disposto un sequestro preventivo di denaro e beni per circa 500mila euro.

Secondo l’accusa quelle somme deriverebbero dalla percezione indebita di contributi per le agevolazioni su lavori di ristrutturazione immobiliari che non sarebbero mai stati eseguiti tra Copertino e Leverano, nel Leccese. Fondamentali nelle attività illecite – ritengono gli inquirenti – il ruolo di alcune società ‘cartiere’ nella fatturazione di operazioni inesistenti e quello di un direttore di banca in materia di inosservanza delle disposizioni relative all’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette per 2,5 milioni di euro, in relazione a una società coinvolta nel riciclaggio di denaro. L’inchiesta è stata avviate nell’aprile del 2023.

Impianto di pescicoltura scaricava in mare e nel suolo, 5 indagati a Taranto: “Alterato l’ecosistema marino”

Sono 5 le indagate a Taranto per aver immesso sia in mare sia direttamente nel suolo le acque di scarico di un importante impianto di pescicoltura: lo avrebbero fatto per risparmiare circa 360mila euro, ma avrebbero inquinato un’intera area sottoposta a vincoli paesaggistici, ambientali, idrogeologici e demaniali e caratterizzata dalla presenza di numerosi impianti di allevamento di mitili e vongole.

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Brindisi, l’operaio 46enne Vincenzo Valente muore in zuccherificio: due indagati per omicidio colposo

Sono due gli indagati nell’inchiesta per la morte del 46enne Vincenzo Valente, l’operaio deceduto nella notte tra venerdì e sabato scorsi in uno zuccherificio a Brindisi in seguito ad un incidente sul lavoro. Sono accusati di omicidio colposo aggravato, commesso in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, Stefano Morelli, 44 anni titolare dell’azienda Sedec di cui Valente era dipendente, e Riccardo Casoni, 57 anni, direttore dello zuccherificio.

Valente, originario di Latiano in provincia di Brindisi, nella notte tra venerdì e sabato era impegnato in alcune attività di manutenzione quando, per cause in via di accertamento, il nastro gli avrebbe tranciato un braccio, provocando una grave emorragia. Le indagini sono condotte dallo Spesal e dalla Polizia, ed era già stato eseguito il sequestro preventivo dell’area dell’incidente. La salma dell’operaio è ancora a disposizione della procura di Brindisi. Nel giorno dei funerali come ha già annunciato il sindaco di Latiano Mino Maiorano, sarà proclamato il lutto cittadino.

Altamura, rifiuti speciali tombati in una cava dismessa nell’Alta Murgia: 9 indagati. Area e mezzi sequestrati

I militari coordinati dal Gruppo Carabinieri forestale di Bari, con l’ausilio del Reparto Carabinieri Parco Nazionale dell’Alta Murgia e della Compagnia CC di Altamura, hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Bari su richiesta della locale Procura della Repubblica, con cui è stato disposto il sequestro di una cava in disuso e di 7 autocarri utilizzati per il trasporto illecito del materiale.

Le indagini, condotte dal Nucleo CC Forestale di Altamura, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di nove soggetti presunti responsabili dello scarico e tombamento all’interno della cava di oltre 8000 metri cubi di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, con il coinvolgimento di 4 società. Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal GIP, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa, nella cava dismessa sarebbero stati perpetrati sistematici scarichi di rifiuti speciali (più di 400 viaggi in meno di un anno utilizzando gli automezzi pesanti oggetto di sequestro), verosimilmente derivanti da demolizione edilizia, nonché una periodica attività di occultamento e tombamento degli stessi rifiuti. L’area oggetto di sequestro, pari a circa 9 ettari, è di particolare pregio ambientale, in quanto ricadente nella Zona Speciale di Conservazione “Murgia Alta”, compresa nella “Rete Natura 2000”: le condotte tenute dagli odierni indagati, avrebbero causato una compromissione ed il deterioramento in misura significativa e misurabile delle matrici ambientali del sito, integranti un’ipotesi di inquinamento ambientale.

Sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di nove persone che risultano indagate in concorso tra loro per i reati di inquinamento ambientale, esercizio di discarica abusiva, falsità in atti, gestione illecita e miscelazione non autorizzata di rifiuti. Inoltre, alle società coinvolte è stato contestato l’illecito amministrativo dipendente da reato previsto dal D. Lgs. 231/2001 per le persone giuridiche, in quanto gli stessi reati sarebbero stati commessi nell’interesse dell’ente con l’intento di omettere l’adozione delle procedure, cautele e precauzioni prescritte a tutela dell’ambiente al fine dell’aumento della produttività aziendale, ovvero recando vantaggio all’ente stesso, in ragione del risparmio economico e del maggior profitto procurato con tali condotte illecite. ​ È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti. Resta alta l’attenzione dei Reparti dei Carabinieri Forestali in provincia di Bari nel contrasto alle molteplici forme di gestione illecita di rifiuti, al fine di tutelare l’ambiente ed il pregevole territorio pugliese.

Banca popolare di Bari, truffa da 8 milioni di euro su prodotti finanziari illiquidi: 88 indagati

Sono 88 le persone indagate nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza di Bari. Tra loro ci sono anche vertici pro tempore della Banca Popolare di Bari e i responsabili delle filiali dell’istituto di credito. L’accusa a loro carico è quella di aver truffato in concorso gli investitori per un importo complessivo che supera gli 8 milioni di euro. Agli indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini avviate dopo le denunce presentate da 176 persone indotte, attraverso artifizi e raggiri e approfittando della particolare situazione di vulnerabilità, all’acquisto di prodotti finanziari “illiquidi” e ad elevata rischiosità emessi dalla Banca popolare di Bari.

Stando alle ricostruzioni delle fiamme gialle, le persone indagate «non avrebbero fornito agli investitori notizie appropriate per effettuare consapevolmente le proprie scelte di investimento». La procura contesta agli indagati di aver violato le disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, manipolando il questionario di profilatura del rischio, con la finalità di porre le basi per la successiva collocazione di strumenti finanziari evidentemente inadeguati alle caratteristiche personali e agli obiettivi della persona offesa. Inoltre sarebbe stata omessa la raccolta di tutte le informazioni necessarie ai fini della valutazione dell’adeguatezza dello strumento finanziario da collocare in relazione all’esperienza, alla conoscenza e agli obiettivi di investimento della clientela; la consegna ai clienti dei documenti previsti per legge e l’adeguata informazione sulla natura illiquida e particolarmente rischiosa del titolo, non negoziato su mercati regolamentati e caratterizzato da un’alea, che doveva essere specificatamente rappresentata. La contestazione riguarda, altresì, la predisposizione e l’utilizzo di un modello di questionario di profilatura dei clienti che agevolava l’attribuzione all’investitore di un profilo di rischio sintetico medio/medio-alto, adeguato al collocamento di azioni proprie della Banca Popolare di Bari; l’attribuzione fraudolenta agli strumenti finanziari di un livello di rischio sintetico minore rispetto a quello attribuito alle azioni, quotate e non quotate, di banche terze, al fine di manipolare la valutazione di adeguatezza/appropriatezza delle operazioni di investimento dei clienti; indicazione nel prospetto di vendita degli strumenti finanziari di informazioni poco chiare sui fattori di rischio degli stessi e l’attuazione di procedure inadeguate finalizzate alla trattazione degli ordini di vendita in palese violazione della parità dei soci con conseguente impossibilità di vendere le azioni stesse nel momento in cui vi era la possibilità.

 

Fatture false e truffa per ottenere fondi di Garanzia Giovani: tre indagati tra loro due baresi. Perquisizioni in corso

I Finanzieri del Comando Provinciale di Bari da questa mattina stanno dando esecuzione in Bari e in provincia, oltre a Lecce e Andria, a un decreto di perquisizione domiciliare e locale nei confronti di due persone residenti nel capoluogo barese e di alcuni enti a loro riconducibili, su provvedimento di perquisizione emesso dalla Procura Europea con sede a Roma.

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Sequestrati 22 fabbricati abusivi a San Severo, venivano usati come garage: 13 indagati

Sono 22 i fabbricati abusivi sequestrati dalla polizia a San Severo, nel Foggiano, in esecuzione di un decreto del gip del tribunale di Foggia. Tredici persone sono indagate per occupazione abusiva di suolo pubblico. Le indagini hanno riguardato una nuova serie di fabbricati costruiti senza autorizzazione né agibilità, destinati a garage di pertinenza di alcune abitazioni.

Gli investigatori evidenziano una trasformazione urbanistica dell’area con una concreta alterazione della originaria destinazione d’uso e l’occupazione di spazi pubblici, per fini privati, che potevano essere destinati a strade e marciapiedi, o aree di pubblica utilità. L’operazione si inserisce nell’ambito delle indagini che l’anno scorso hanno portato al sequestro di circa 160 manufatti abusivi e dalle quali è emerso un traffico di sostanze stupefacenti.

Tragedia nel Leccese, neonato muore in culla: indagati due medici. L’ipotesi di una bronchite curata male

Ci sono due indagati nell’inchiesta della Procura di Lecce aperta sulla tragica morte del bimbo di due mesi trovato privo di vita in culla dai genitori a Campi Salentina lo scorso 14 febbraio. Sono il suo medico curante e il medico di turno presso il pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce che ha disposto le dimissioni poche ore prima della tragedia. Il neonato è rimasto soffocato poco dopo probabilmente dal suo stesso muco.

A lanciare l’allarme sono stati i genitori dopo aver trovato il piccolo privo di sensi. La giovane mamma ha preso il figlio e ha raggiunto l’abitazione di un medico di famiglia per chiedere aiuto, sul posto sono poi intervenute un’ambulanza e due auto mediche del 118. Le operazioni di rianimazione sono durate per circa un’ora, ma il cuore del piccolo ha smesso di battere. Sul posto sono poi intervenuti anche i Carabinieri. La vittima già da qualche giorno non stava bene per un raffreddore, tanto da essere andato in ospedale con i genitori per un consulto. Gli inquirenti dovranno stabilire l’operato dei due indagati e capire se le terapie e le cure siano state corrette e tempestive. L’ipotesi al vaglio è che il piccolo Francesco sia morto per una bronchite curata male.