Omicidio a Ceglie, la lettera del vescovo di Bari: “Fratello Singh perdona il nostro silenzio assordante”

“Carissimo fratello Singh, perdonami se solo ora la mia penna riesce a indirizzarti queste parole che forse riterrai inutili, perché tardive, ma alla luce di quanto emerso dalle indagini sul tuo assassinio, non potevo non scrivere”. Inizia così la lettera dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Giuseppe Satriano sull’omicidio di Singh Nardev, ammazzato nel casolare a Ceglie del Campo da tre giovani ragazzi.

“Mi sei caro in quanto fratello, e carissimo perché il sogno di vita che ha animato e sostenuto il tuo peregrinare, sino in Italia, a Ceglie, è stato banalmente violato, distrutto per sempre. La terra che ti ha generato, l’India, con i suoi colori e i profumi delle spezie di oriente, non ti vedrà più fare ritorno – si legge -. Perdonami, caro Singh, e perdona il silenzio assordante con cui abbiamo coperto le condizioni disumane di vita non solo tue, ma di tanti fratelli e sorelle presenti nelle nostre opulente realtà, spesso sorde al grido di aiuto che sale dal cuore dei poveri. Sì, i poveri, tutti i poveri, senza distinzione di nazionalità o di colore della pelle. Sembra che i poveri non abbiano né storia, né futuro, ma soprattutto che non abbiano diritto di cittadinanza nella società del benessere. Nonostante i ripetuti appelli del Papa, i nostri tessuti sociali sono ancora inclini a emarginare e scartare, creando quei vuoti esistenziali, privi di valori, nei quali facciamo crescere i nostri figli. Figli che, da nostri, si trasformano in “mostri”, perché ci siamo dimenticati anche di loro. Caro Singh, è doloroso registrare la “banalità” con cui il male è entrato nella tua vita, uccidendola. Ma è altrettanto triste prendere coscienza che tale “banalità del male” è generata dalle nostre scelte miopi e dall’indifferenza con cui spesso conduciamo le nostre esistenze. Così trasmettiamo l’idea che persone come te, e tanti altri nelle tue condizioni, siate vite senza valore, che contano poco, se non addirittura niente. Perdono, caro Singh. Chissà quanti pensieri nel tuo cuore, mentre quella pallottola partiva da una pistola che, nelle mani di due adolescenti, sembrava essere solo un giocattolo. Avrai pensato ai tuoi cari e all’assurdità di quanto stava accadendo. Ti prometto che non ci arrenderemo con docilità alla tirannia dell’indifferenza. Non dimenticheremo te e il tuo assurdo sacrificio, ci impegneremo ad accorgerci di chi oggi vive nelle tue stesse condizioni, ci impegneremo a occuparci dei ragazzi che non hanno saputo riconoscere in te un uomo come loro, ci impegneremo con tutte le nostre forze a vivere a occhi aperti. Tu, se puoi, perdonaci e, dall’alto, per favore, aiutaci a essere tutti più umani”.

Omicidio a Ceglie, 38enne indiano ucciso nel casolare: arrestati 3 giovani. Altri 3 complici indagati per la fuga

Ancora ignota la causa dell’omicidio. Le indagini si sono fondate sulle audizioni dei testimoni oculari, sull’esame delle immagini di video sorveglianza acquisite, sulle intercettazioni telefoniche che hanno interessato i presenti all’interno della struttura abbandonata al momento del fatto e le persone sottoposte alle indagini.

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Bracciante indiano accusa malore nei campi e muore in ospedale: indagato imprenditore agricolo a Taranto

Un imprenditore agricolo è indagato dalla procura di Taranto per omicidio colposo e caporalato nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di un bracciante agricolo indiano di 38 anni, Rajwinder Sidhu Singh, che il 26 maggio scorso fu portato all’ospedale San Pio di Castellaneta dopo aver accusato un malore nelle campagne di Laterza, ma quando arrivò al pronto soccorso per lui non c’era più nulla da fare.

La notizia è riportata oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno, che spiega come il racconto del proprietario del fondo (“E’ svenuto, ha perso conoscenza”) non abbia convinto in primo luogo il personale sanitario che ha poi allertato i carabinieri. Presunte discrepanze riguarderebbero dettagli, orari di ritrovamento e lo stato in cui il corpo della vittima si presentava sotto gli occhi del datore di lavoro.

Il procuratore Eugenia Pontassuglia e il pm Filomena Di Tursi hanno disposto l’autopsia, che è stata eseguita molti giorni dopo in quanto era necessario attendere la notifica dell’avviso degli accertamenti tecnici irripetibili ai familiari. Ora si attendono i risulati dell’esame per comprendere le cause del decesso e stabilire se i soccorsi siano stati tempestivi. La salma di Rajwinder Sidhu Singh è tornata in patria un mese dopo, il 26 giugno, dopo che i familiari del bracciante sono giunti in Italia e hanno ottenuto il nulla osta. Il 38enne si chiamava Singh, come l’operaio indiano morto a Latina il 19 giugno scorso, che subì l’amputazione del braccio destro in un incidente nei campi, che provocò una copiosa emorragia, e fu lasciato davanti alla sua abitazione. Il primo luglio il suo datore di lavoro è stato poi arrestato per l’ipotesi di omicidio doloso.

Bari, omicidio a Ceglie: il 38enne indiano aveva trovato lavoro. A setaccio il telefonino: diverse piste seguite

Continuano le indagini sull’omicidio del 38enne indiano, sparato la sera del 31 maggio in un casolare abbandonato tra Ceglie e Carbonara. Secondo quanto emerso dalle ultime ricostruzioni, la vittima avrebbe dovuto iniziare a lavorare ieri come fruttivendolo.

Gli inquirenti ora stanno cercando indizi sul suo telefonino. Il cellulare, trovato vicino al cadavere, è stato sequestrato. Con lui vivevano 6 stranieri e 2 italiani, secondo i loro racconti a fare irruzione sono stati 3 giovanissimi. Uno di loro ha estratto una pistola e ha sparato contro il 38enne. Le testimonianze però non sono del tutto lineari, per questo è stato effettuato l’esame dello stub perché non si esclude una lite interna al gruppo. Ma un litigio potrebbe essere avvenuto anche all’esterno dell’edificio. Si seguono ancora le piste di un atto xenofobo o di una spedizione punitiva.

L’autopsia ha confermato che il 38enne è stato raggiunto da un solo colpo, l’arma utilizzata dovrebbe essere una pistola di grosso calibro. Sul corpo non erano presenti segni di colluttazione.

Omicidio a Bari, 38enne indiano ucciso a Ceglie: caccia a 3 ragazzi. S’indaga nella vita della vittima

Proseguono le indagini sull’omicidio del 38enne indiano avvenuto venerdì 31 giugno nel casolare abbandonato nella zona tra Ceglie e Carbonara alla periferia di Bari. La Procura ha aperto un’inchiesta e domani verrà effettuata l’autopsia dal medico legale. La vittima sarebbe stata raggiunta al petto da un solo colpo di pistola, ma l’esame chiarirà le modalità dell’omicidio.

In azione c’è la squadra che ha risolto in pochi mesi il caso dell’omicidio di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista ucciso a Poggiofranco sotto la sua abitazione. Si stanno passando a setaccio i filmati delle telecamere di videosorveglianza di via Vaccarella a caccia di indizi, così come si stanno ascoltando gli amici connazionali che vivevano con la vittima in quel rifugio. Secondo il loro racconto tre giovanissimi ragazzi hanno fatto irruzione, uno di loro ha sparato. All’origine potrebbe esserci una spedizione punitiva (pare che la vittima avesse un carattere particolare e litigioso) o addirittura si ipotizza possa trattarsi di una una manifestazione di violenza xenofoba.

Della vittima si sa ad oggi poco. Pur facendo parte della comunità indiana a Bari, non lavorava come bracciante, rider o addetto alle cucine dei ristoranti come tanti suoi connazionali. Senza dimora, non si sa ancora da quanto tempo si trovasse in Italia.