Bari, paura al Pronto Soccorso del San Paolo. Aggrediti da un paziente psichiatrico: feriti due infermieri

Nella notte tra il 30 e il 31 marzo due infermieri in servizio al Pronto soccorso dell’Ospedale San Paolo di Bari sono stati aggrediti da un paziente psichiatrico 55enne arrivato in codice arancione.

I due infermieri aggrediti, un uomo di 50 anni e una donna di 30, hanno riportato ferite lievi, rispettivamente con 5 e 8 giorni di prognosi. Secondo quanto ricostruito il paziente ha afferrato dal collo l’infermiere e avrebbe cercato di strangolarlo, la collega è intervenuta ma lo stesso paziente gli ha sferrato un calcio.

“Il paziente è stato trattato in tempi adeguati e sottoposto ad accertamenti ematochimici”, fa sapere l’Asl in una nota. “Stigmatizziamo l’ennesimo episodio di violenza frutto di un atto imprevedibile”, le parole del direttore generale Luigi Fruscio.

“Personalmente ho sentito i nostri due infermieri per esprimere la profonda solidarietà della ASL, assicurandogli tutela in tutte le sedi opportune”, ha poi aggiunto Fruscio.

Mamma perde la testa, follia in Pediatria all’ospedale di San Severo: medici e infermieri barricati in una stanza

Una donna avrebbe aggredito verbalmente e minacciato il personale sanitario costringendolo a barricarsi in una stanza dell’ospedale in attesa dell’arrivo dei carabinieri.

E’ accaduto ieri nel reparto di pediatria dell’ospedale Masselli Mascia di San Severo, in provincia di Foggia. A quanto si apprende, anche dalla Fp Cgil, la donna ha portato la figlia prima in pronto soccorso e poi in pediatria, e ha preteso il ricovero della bambina nonostante non ci fossero posti letto a disposizione, rifiutando l’eventualità di un trasferimento in un’altra struttura.

Dopo poche ore è tornata in reparto e ha iniziato a inveire contro il personale, minacciando la dottoressa di turno, le infermiere e gli operatori socio sanitari che si sono quindi rifugiati in una stanza. A quel punto la donna ha iniziato a battere i pugni contro la porta, spaventando i bambini nel reparto, molti dei quali stavano giocando nella ludoteca o riposavano nelle camere.Nonostante l’arrivo della guardia giurata, la situazione non si è placata. Solo l’intervento dei carabinieri ha permesso di calmare la donna riportando la normalità nel reparto.

“Basta violenza contro gli operatori sanitari – afferma Angelo Ricucci, segretario generale della Fp Cgil di Foggia – chiediamo interventi concreti, tra cui il potenziamento della vigilanza e un presidio fisso delle forze dell’ordine nei reparti più esposti, un piano di prevenzione della violenza in sanità, con formazione specifica per il personale e campagne di sensibilizzazione rivolte all’utenza, pene più severe per chi aggredisce i lavoratori della sanità, affinché questi episodi non restino impuniti”. “Non possiamo più aspettare – conclude -. Lavorare in sicurezza è un diritto fondamentale di tutti gli operatori sanitari”.

Aggressioni a medici, infermieri e operatori sanitari: in Puglia +180% di casi in un anno

In Puglia gli episodi di violenza ai danni di medici, infermieri e operatori socio-sanitari sono aumentati del 180% in un anno, passando dai 116 casi registrati nel 2023 ai 325 dello scorso anno. I dati, raccolti nelle aziende sanitarie e ospedaliere, sono stati diffusi dalla Regione Puglia in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari.

Le forme di aggressione più frequenti sono quelle verbali: 224 episodi (80 nel 2023); fisiche: 101 episodi (60 del 2023) a cui vanno sommati i 42 episodi di danneggiamento, rispetto ai 12 del 2023. In tre casi su quattro gli autori delle aggressioni sono i pazienti stessi. I luoghi più a rischio risultano essere i pronto soccorso, i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, e i reparti ospedalieri. I professionisti più colpiti sono gli infermieri, seguiti dai medici e operatori socio-sanitari.

I dati, precisa la Regione, “sono ancora in corso di consolidamento e di progressivo perfezionamento nel sistema di monitoraggio, necessario per far confluire i dati nell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie”. “La tutela di pazienti, medici, infermieri e operatori sanitari – commenta il governatore, Michele Emiliano – deve essere una condizione che va garantita e assicurata sempre. L’accordo con le Prefetture mira ad aumentare la sorveglianza e il pronto intervento delle forze dell’ordine e agisce sul fronte della protezione e della repressione”.

Emiliano ricorda che “stiamo lavorando anche sulla formazione degli operatori sanitari per migliorare la loro comunicazione con pazienti e familiari per prevenire sul nascere ogni forma di aggressività. E infine vogliamo sensibilizzare l’intera popolazione sul tema ed è questo il fine della campagna di comunicazione che lanciamo oggi in tutti gli ospedali pugliesi”.

Acquaviva, aggressioni al Miulli. Infermieri minacciati e picchiati dalla figlia di una paziente: scatta la denuncia

Attimi di panico e tensione ieri al Pronto Soccorso dell’ospedale Miulli di Acquaviva dove due infermieri, di 29 e 34 anni, sono stati aggrediti dalla figlia di una paziente.

La donna è arrivata in ospedale in condizioni non preoccupanti, la figlia ha però iniziato ad alzare la voce e a minacciare un’infermiera. Poi ha rifilato uno schiaffo al collega, intervenuto per calmarla, prima di lasciare la madre sul posto e fuggire a bordo di un’auto.

L’episodio è stato denunciato ai Carabinieri. Tre giorni di prognosi per l’infermiere colpito, solo uno per l’infermiera.

Bari, prelievi a domicilio e “a nero” con le siringhe sottratte al Policlinico: indagati 10 infermieri

Sono 10 gli infermieri in servizio nel centro emofilia e trombosi del Policlinico di Bari che risultano indagati per peculato con l’accusa di aver usato, tra il 2016 e il 2017, e siringhe e materiale sanitario dello stesso Policlinico di Bari per fare prelievi o somministrare farmaci a nero in casa dei pazienti.

In cambio avrebbero ricevuto soldi (tra i 10 e i 15 euro), bottiglie di vino e altri regali. I protagonisti della vicenda sono incastratati da alcune intercettazioni. L’inchiesta è condotta dalla Procura di Bari.

Asl Bari, 27 nuovi infermieri nei Pronto soccorso di 7 ospedali: “Coperti i posti vacanti servizio migliorato”

Dopo i 17 medici reclutati di recente, la Asl Bari annuncia che 27 nuovi infermieri saranno presto in servizio nei Pronto soccorso dei sette presidi ospedalieri della Azienda sanitaria locale.

L’assunzione a tempo indeterminato avvieme mediante lo scorrimento della graduatoria del concorso pubblico unico regionale per 566 posti approvata nel 2022. “L’assunzione degli infermieri che segue quella del personale medico – ha commentato Luigi Fruscio, direttore generale facente funzioni della ASL di Bari – è importante per dare maggiore sostegno alla rete aziendale delle Unità operative di Medicina di Emergenza e Urgenza e integrare il lavoro del personale già in servizio. L’arruolamento di queste unità andrà a coprire i posti vacanti presso tutte le strutture ospedaliere aziendali, con una ricaduta positiva sulla presa in carico e sulla cura dei tanti pazienti che accedono ai pronto soccorso”.

“Considerato il picco di pazienti fragili e anziani che accedono in questo periodo nei nostri pronto soccorso e che hanno bisogno di ricoveri e terapie spesso lunghe – ha spiegato Guido Quaranta, direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza dell’azienda sanitaria – questo nuovo innesto di personale servirà ad alleggerire il lavoro degli infermieri attualmente operativi e, nello stesso tempo, a migliorare la performance assistenziale”.

Bimbo di 3 mesi muore in culla, indagati 25 medici e 11 infermieri: sotto accusa la Neonatologia del Di Venere

La Procura di Matera ha aperto un’inchiesta sulla morte di un bimbo di 3 mesi nato il 12 settembre 2024 nell’ospedale Di Venere durante un parto gemellare pretermine e deceduto in culla il 15 dicembre dopo essere stato dimesso dal reparto di terapia intensiva neonatale e di neonatologia dell’ospedale barese il 27 novembre.

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Negata dose di metadone, aggredisce medico e infermieri del centro dipendenze Serd: arrestato 56enne

Un 56enne è finito agli arresti domiciliari per aver aggredito ieri a calci e pugni un medico in servizio nel centro per le dipendenze Serd dell’ospedale di Galatina, in provincia di Lecce.

L’uomo è stato arrestato dalla polizia e dovrà rispondere di minacce, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, e interruzione di pubblico servizio. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, ieri mattina il 56enne si è presentato al Serd e ha minacciato il medico di turno per ottenere una dose aggiuntiva di metadone. Quando il medico ha detto no, si è scagliato contro di lui, la guardia addetta alla sicurezza e gli infermieri intervenuti.

Nella colluttazione sia il medico in turno sia la giardia giurata sono rimasti feriti. L’aggressore, a quanto si apprende, avrebbe numerosi precedenti penali ed è ritenuto persona socialmente pericolosa. In passato nei suoi confronti il questore di lecce aveva emesso la misura di prevenzione dell’avviso orale.

Bitonto, 76enne sbatte la testa e rifiuta il ricovero. Muore in ospedale dopo mesi: assolti due infermieri del 118

Il Tribunale di Bari ha disposto l’archiviazione dell’indagine per omicidio colposo a carico dei due infermieri del 118 Chiara Spagnoletti e Angelo Scalera, entrambi indagati per il decesso del 76enne Vito Saracino.

Il 22 novembre 2018, mentre passeggiava a Bitonto, l’uomo rifiutò il ricovero in ospedale proposto dai due sanitari per due giorni consecutivi dopo essere caduto e aver sbattuto la testa a terra. Il 76enne fu accompagnato poi all’ospedale Miulli di Acquaviva e gli fu riscontrata un’emorragia cerebrale. Dopo qualche mese, il 23 marzo 2019, morì nell’ospedale Maugeri di Cassano nonostante la riabilitazione. I familiari hanno deciso di denunciare i due infermieri dopo il decesso, ma il gip del Tribunale di Bari ha ritenuto “infondata” la notizia di reato.

“Dirimente risulta la questione inerente al rifiuto al trasporto in ospedale espresso dalla persona offesa – si legge nelle carte -. Nonostante entrambi gli indagati avessero prospettato al Saracino il trasporto in ospedale, al fine di procedere ad approfondimenti diagnostici sulle conseguenze della caduta, gli stessi – è detto nel documento – avevano ricevuto un netto rifiuto» dal 76enne, confermato con la sottoscrizione delle due schede paziente del 22 e del 23 novembre 2018. La condotta posta in essere dagli indagati è risultata in linea con i principi posti dal nostro ordinamento». La Procura aveva chiesto l’archiviazione del caso, istanza alla quale i familiari di Saracino si erano opposti”.