Scarichi irregolari nell’area industriale di Molfetta: 4 indagati per inquinamento ambientale. Tra loro c’è Vulcano

Il personale militare del nucleo speciale d’intervento del comando generale del corpo delle capitanerie di porto di Roma ha dato esecuzione nella mattinata di oggi a un decreto di ispezione emesso dalla Procura di Trani, a carico di 17 ditte commerciali interne al compendio del consorzio Asi (per lo sviluppo industriale) di Molfetta, nel Barese. A riportarlo è l’Ansa.

Quattro persone sono indagate: si tratta dei vertici del consorzio Asi di Bari (tra cui Pierluigi Vulcano, ex numero dell’Amtab) e dell’Asi Spa, in qualità di proprietari e gestori della sede. Per tutti l’accusa, contestata in concorso, è inquinamento ambientale e violazioni del testo unico ambientale. Secondo quanto emerso, gli indagati avrebbero consentito “la prosecuzione da parte delle aziende presenti nella zona Asi di Molfetta, di scarichi abusivi di acque reflue sia industriali sia di dilavamento” che avrebbero determinato “l’inquinamento della falda acquifera e di porzioni significative del sottosuolo”.

L’attività di indagine intende accertare “il corretto trattamento dei reflui industriali prodotti all’interno delle aree commerciali inserite all’interno del consorzio” e verificare “il possesso delle prescritte autorizzazioni ambientali per l’esercizio delle singole attività e dell’eventuale compromissione dell’ambiente marino- costiero circostante”, spiega una nota. Nel corso delle scorse settimane, il personale della guardia costiera e della direzione marittima di Bari hanno, anche con il supporto di un elicottero e di un laboratorio mobile fornito di tre biologi, eseguito esami e attività di monitoraggio ambientale. Inoltre, sono stati acquisiti documenti negli uffici di Regione Puglia, Comune di Molfetta, Città metropolitana di Bari, Arpa Puglia, Acquedotto pugliese, Consorzio Asi e Autorità idrica pugliese.

Emissioni inquinanti, allarme per i picchi di benzene: blitz dei Carabinieri nell’ex Ilva di Taranto

I carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico (Noe) di Lecce ieri si sono recati negli uffici e nelle sedi dello stabilimento siderurgico di Taranto per dare seguito a un ordine di acquisizione di documenti relativi alle emissioni, in particolare in zona cokeria e rispetto al benzene, che è stato disposto dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo. L’iniziativa rientra, a quanto si apprende, nell’ambito di una inchiesta che ipotizza i reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose.

Negli ultimi mesi sono stati registrati diversi picchi periodici di benzene, segnalati da Arpa Puglia, anche se non è stato superato il valore soglia fissato dalla norma. Proprio a causa di questi fenomeni il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci firmò il 22 maggio dello scorso anno una ordinanza di fermo dell’area a caldo in mancanza di interventi sulla riduzione delle emissioni. Dopo il ricorso di Acciaierie d’Italia e Ilva in As la questione è finita all’attenzione del Tar di Lecce, che ha concesso la sospensiva e ha ulteriormente rinviato ogni determinazione in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea sul tema del danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene.