Bif&st, l’edizione 2024 è a rischio. Pagliaro “interroga” Emiliano: “Bilanci alla mano serve trasparenza”

“Trasparenza sugli importi finanziati dalla Regione per la realizzazione del Bif&st, dal 2009 al 2023: è la domanda che pongo al presidente Emiliano nella interrogazione urgente che ho presentato. Sul Bari Film Festival ho acceso i riflettori già ad aprile scorso, con una richiesta di audizione in Commissione Cultura che non è stata mai convocata. Essendo passati quasi otto mesi, e alla luce delle recenti dichiarazioni del direttore artistico che dà un ultimatum alla Regione a confermare il proprio impegno finanziario per la rassegna del 2024 entro il prossimo 15 dicembre, ho voluto presentare un’interrogazione per vederci chiaro in questa manifestazione pagata con i soldi dei cittadini pugliesi, le cui ricadute positive sono tutte da provare. Da qui la mia richiesta, nell’interrogazione che ho presentato, di fornire i bilanci consuntivi di ciascuna edizione del Bif&st, con dettaglio di entrate e uscite relativamente alle ultime tre edizioni. Chiedo anche di sapere se la Regione intenda finanziare l’edizione 2024 del festival, e per quale importo”. Inizia così la nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani.

“Lo stesso direttore artistico ha dichiarato pubblicamente che la rassegna si avvale di un budget di poco superiore a un milione di euro, iva inclusa, anche se a noi risulta che costi notevolmente di più, e per questo vogliamo sapere i costi esatti e come i finanziamenti vengano spesi nel dettaglio. Per ragioni di trasparenza è doveroso che vengano resi pubblici i bilanci consuntivi di ciascuna edizione, ed in particolare delle ultime tre nel dettaglio di ogni singola voce di entrata ed uscita, al fine di poterne valutare la gestione e le effettive ricadute in favore della Regione, al di là dei vaghi riferimenti diffusi nei comunicati stampa circa il numero di spettatori e l’indotto generato. È opportuno dar conto in modo preciso delle spese sostenute dalla Regione Puglia per una manifestazione che richiede un finanziamento cospicuo, analizzandone in maniera approfondita gli impatti complessivi sotto il profilo socio economico”.

Studenti raccolgono le olive e la professoressa di Scienze non li interroga: “Recuperiamo il legame con la terra”

“Recuperare le tradizioni e il legame con la terra andando a raccogliere le olive con i nonni o con i propri genitori” consente agli alunni del terzo anno del liceo scientifico e linguistico Orazio Tedone di Ruvo di Puglia (Bari) di ottenere in cambio un giorno di clemenza, venendo giustificati dalla prof di Scienze che la mattina dopo non li interrogherà. L’idea è di Valeria Scaringella, 40 anni, di Corato.

“Molti degli studenti sono coratini – spiega la docente – e da noi si sente molto questo legame con la terra, solo che gli adolescenti a volte tendono quasi a vergognarsene. A questa età non lo si apprezza molto, invece vorrei che imparassero a vedere il bello nell’albero di ulivo, in quello che stanno facendo, a lavorare e a sporcarsi le mani nel vero senso della parola. Come alternanza scuola-lavoro sarebbe molto bello da fare, una giornata in campagna lascia molto di più”. E gli studenti, tra i 16 e 17 anni, apprezzano molto l’iniziativa. “Se il giorno prima sei andato a raccogliere le olive, sei certo che nella mia ora non ti interrogo. Li giustifico ma devono dimostrarlo, anche con le unghie sporche – scherza la docente – piuttosto che con le foto. Li giustifico perché per me la tradizione, la cultura, la cura del territorio e la bellezza della nostra terra passano anche da questo”. E poi, precisa l’insegnante, “se il giorno prima ti sei svegliato alle 6 per andare a raccogliere le olive e torni a casa stanco, mettersi a studiare immagino non sia semplicissimo. L’idea “sta funzionando”, aggiunge Scaringella e gli studenti “ci tengono a far vedere che sono effettivamente andati in campagna portando anche la magliettina sporca di terra. I ragazzi hanno spesso bisogno di essere ascoltati e ti raccontano quello che vivono come un evento straordinario. Immagino che anche i loro parenti siano contenti”. L’iniziativa non riguarda solo le olive ma il rapporto con la terra in generale. “A ottobre – sottolinea la prof – sono andati a vendemmiare e poi sono venuti a scuola con un bustone pieno dell’uva che hanno raccolto; altri vogliono portare la bottiglia dell’olio che hanno prodotto loro. E’ il primo anno che sono in questa scuola, sto tastando il territorio, vediamo se l’iniziativa si estenderà”.