Lo spione dei conti bancari, il Garante della privacy: “Intesa Sanpaolo informi i clienti coinvolti entro 20 giorni”

Intesa Sanpaolo Spa ha 20 giorni di tempo per informare i clienti coinvolti nella violazione dei propri dati personali e bancari, avvenuta attraverso accessi indebiti effettuati da un dipendente della Banca. È quanto deciso dal Garante Privacy a seguito dei chiarimenti inviati dall’Istituto bancario in risposta alla richiesta di informazioni dell’Autorità dopo il caso che vede coinvolto il bitontino Vincenzo Coviello. 

“L’Autorità ritiene infatti, diversamente da quanto valutato dalla Banca, che la violazione dei dati personali presenti un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone coinvolte, tenuto conto della natura della violazione, delle categorie dei dati trattati, della gravità e delle conseguenze che ne potrebbero derivare (ad esempio la divulgazione di notizie riguardanti lo stato patrimoniale, il danno reputazionale)”, si legge in una nota.

Il provvedimento si è reso necessario poiché nelle prime comunicazioni inviate dalla Banca al Garante non era stata adeguatamente messa in evidenza l’ampiezza della violazione, come invece è poi risultata sia dagli articoli di stampa sia dai riscontri dalla stessa forniti”.

Il Garante, che si riserva di valutare l’adeguatezza delle misure di sicurezza adottate nell’ambito di un’istruttoria tuttora in corso, “ha inoltre ingiunto alla Banca di trasmettere all’Autorità, entro trenta giorni, un riscontro adeguatamente documentato sulle iniziative intraprese al fine di dare piena attuazione a quanto prescritto”.

Intesa Sanpaolo ha potuto svolgere “ulteriori verifiche e analisi riguardo agli accessi ai dati di clienti effettuati da parte del dipendente, poi licenziato, da cui emerge che il numero di clienti interessati da accessi anomali è sensibilmente inferiore rispetto al numero sin qui diffuso dalla stampa”. Lo rende noto Intesa Sanpaolo dopo la nota dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali.

“Inoltre, era già stato verificato – prosegue la banca – ed è tuttora confermato che non ci sono evidenze di trasferimento di dati all’esterno della Banca, ed in particolare di comunicazioni a terzi, né di anomalia al sistema It, che non è stato impattato”

Lo spione dei conti bancari, Coviello e la richiesta d’aspettativa: “Devo guarire sono troppo curioso” – LA LETTERA

“Per quanto riguarda gli inquiry relativi a personaggi pubblici e relativi ai colleghi posso affermare con certezza di avere agito solo per motivi di
curiosità e non aver trasferito a nessuno le informazioni da me visionate, delle quali peraltro, considerato anche il notevole lasso di tempo trascorso, posso affermare con assoluta certezza di non avere alcun ricordo e di non aver trasferito in qualsiasi modalità nessun dato”. Questo è il contenuto di una lettera scritta a fine luglio dal 52enne Vincenzo Coviello, lo spione dei conti bancari, per una richiesta di aspettativa non retribuita consegnata al Gruppo Intesa Sanpaolo prima del licenziamento.

Il bitontino, indagato per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, ha chiesto dunque una richiesta di aspettativa non retribuita per guarire dalla sua “curiosità” e portare al termine un percorso di supporto psicologico. Coviello si è assunto “le responsabilità per eventuali danni patrimoniali e reputazionali che la Banca fosse chiamata a risarcire a causa dei fatti posti alla base del procedimento disciplinare”.

“Sono pentito di quello che è successo e chiedo scusa alla Banca, ai colleghi tutti, ai clienti, consapevole di aver sbagliato ma allo stesso tempo certo che quei dati da me visionati, non solo non sono stati trasferiti a terzi ma che ovviamente non sono nella maniera più assoluta tra i miei ricordi”, ha aggiunto nella lettera. “Non nego che è stato molto difficile tenere a freno questa mia curiosità/compulsività – le parole riportate dal Corriere del Mezzogiorno -. Dopo essere stato interpellato dal direttore della filiale, conscio degli errori commessi, ho provveduto ad effettuare gli inquiry di nominativi strettamente necessari alle attività afferenti il proprio ruolo”.

Sarebbe stato proprio il richiamo da parte del direttore della filiale a fargli intraprendere il confronto con un medico specialista e un percorso per lavorare su sé stesso, col fine di tenere a freno la sua “compulsività” sul posto di lavoro.  Successivamente sarebbe stato suggerito al 52enne un’aspettativa di 60 giorni “per una ripresa ottimale della attività lavorativa e per poter rientrare a lavoro magari anche con un cambio di mansione”. Ad agosto però è arrivato il licenziamento.