Da fabbrica di amianto a “Parco della rinascita”: nuova vita per l’ex Fibronit

Nell’ex fabbrica Fibronit di Bari entro il 2026 sorgerà un parco, finanziato con 14,5 milioni di euro (3,5 stanziati dalla Regione Puglia e altri 11 dal Pnrr). Lo stabilimento chiuso nel 1985, rilasciava nell’area delle fibre di amianto che hanno causato la morte di centinaia di persone tra residenti del quartiere Japigia e lavoratori.

Dopo una lunga e complessa bonifica, sui terreni c’è un vincolo di inedificabilità e per questo motivo Comune e Regione, con la spinta del Comitato cittadino Fibronit, hanno progettato il “Parco della Rinascita”.

“Rinascita morale e civile di questa città – sottolinea il presidente del Comitato, Nicola Brescia – perché costituisce il risarcimento per chi ha pagato con la vita la presenza della Fibronit e perché è il risultato di anni di lotta dei cittadini”.

 

Bari, centrale dello spaccio in una palazzina di via Caldarola: 27 condanne – I NOMI

La gup del Tribunale di Bari, Luigia Lambriola, alla fine del processo con il rito abbreviato, ha condannato a pene comprese tra i 16 mesi e i 18 anni di reclusione i 27 imputati nel processo della Dda di Bari su una presunta associazione a delinquere di narcotrafficanti, attiva h24, con base operativa nella palazzina L di via Caldarola, nel quartiere Japigia.

Le indagini hanno documentato 25mila episodi di spaccio in un anno. I pusher vendevano a centinaia di clienti ogni tipo di sostanza stupefacente. Tra loro ci sono pregiudicati ritenuti vicini al clan dei Palermiti.

La condanna più elevata a 18 anni di reclusione è stata inflitta nei confronti del presunto capo, Giuseppe Martiradonna. Per i suoi familiari (Angelo, Emanuel, Michele e Filippo) la gup ha disposto condanne tra i 6 anni e gli 8 anni e 8 mesi di reclusione. Al pregiudicato Michele Bellantuono inflitti 16 anni di reclusione, 9 anni e 4 mesi a Michele Abbaticchio e Andrea Carrassi. Condannati a 8 anni invece Eugenio Lovergine, Giacomo Cassano e Vito Ivan Bottalico.