Policlinico Bari, 83enne lascia una lettera sul letto d’ospedale: “Ero disperato e mi sono ricreduto. Grazie a tutti”

“Grazia, Angelo e tutto il personale medico meravigliosi. Sono venuto al pronto soccorso del Policlinico di Bari per un ricovero, per un guaio alla mia salute. Ero disperato, ma poi mi sono ricreduto. Ho visto come il personale mi ha trattato, un eccellenza di lavoro e di dedizione”. Inizia così la lettera scritta a mano e lasciata sul letto d’ospedale da un paziente di 83 anni curato dallo staff sanitario del Policlinico di Bari dopo essere arrivato con una grave insufficienza renale. “Non finirò mai di vantarli per il loro lavoro – si legge nella parte finale della lettera -. Grazie, grazie, grazie di cuore a tutto il personale. P.s. C’è ancora un mondo meraviglioso intorno a noi”.

Michele Misseri scrive un’altra lettera dal carcere: “Ho ucciso io Sarah. Liberate Sabrina e Cosima sono innocenti”

“Sono io il vero colpevole. Quando esco da qui non mi fermerò perché devo lottare per mia figlia Sabrina e mia moglie Cosima, sono innocenti e ho paura che mia figlia la faccia finita per colpa mia. Non le hanno torto neanche un capello al povero angelo biondo. Non ha avuto giustizia vera e con gli innocenti non si fa giustizia. Ho perso il conto di quante lettere le ho scritto senza una risposta e sto male. So cosa significa stare in carcere da innocente. Per me non lo è stato perché sono colpevole”.

È il contenuto di una lettera inviata da Michele Misseri a Telenorba all’indomani della notizia dello sconto di pena di 41 giorni ricevuta a causa dell’effetto svuoti carceri. Il 68enne contadino di Avetrana è stato condannato in via definitiva a 8 anni di reclusione per la soppressione del cadavere della nipote Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa e gettata in un pozzo il 26 agosto del 2010, ed è detenuto nel carcere di Lecce. Per l’omicidio della ragazzina stanno scontando l’ergastolo sua figlia Sabrina Misseri e sua moglie Cosima Serrano (cugina e zia di Sarah). Il ricorso presentato dal suo legale è stato accolto il 22 febbraio scorso dal magistrato di sorveglianza di Lecce Stefano Sernia. Due le motivazioni alla base del provvedimento: Michele Misseri, vive in una cella in cui a disposizione di ciascun detenuto non ci sono neppure 3 metri quadrati e nella stessa non ci sono né la doccia né acqua calda. La decisione si basa dunque sulle precarie condizioni di vivibilità nella struttura penitenziaria del capoluogo salentino, nel periodo che va dal 9 marzo 2017 fino alla fine del 2022. Misseri concluderà di scontare la sua pena nella primavera del 2024.

Auto contromano sulla ss16, mamma muore a Japigia. La figlia chiede giustizia: “Colpevole in giro senza pagare”

La toccante e struggente lettera pubblicata sui social dalla figlia di Antonella Festa, la donna di 50 anni deceduta il 30 ottobre scorso a Japigia: “Il Natale, la persona ignara che ti sei trovata sulla tua traiettoria fatale, magari lo ha passato nella sua casa addobbata insieme ai suoi familiari a festeggiare, senza essersi voltata un attimo neppure per chiedere perdono a Te”.

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Bari, screening gratuito fissato il 15 novembre: la convocazione dell’Asl arriva il giorno dopo

“Che tipo prevenzione intende fare la ASL di Bari e la Regione Puglia mandando lettere dove si invitano le donne tra i 50/69 anni a presentarsi in un ospedale di Bari per effettuare gratuitamente la mammografia, ma la lettera arriva dopo la fissazione dell’appuntamento? La denuncia parte da una donna residente nel Barese che ha ricevuto solo il 16 novembre scorso una lettera dell’ASL di Bari dove la invitava ad andare alla Clinica Santa Maria per effettuare lo screening, peccato che l’appuntamento era per il 15 novembre (il giorno prima dell’arrivo della lettera) e bisognava dare conferma ben 7 giorni prima! Ma sembra che nella stessa situazione siano tante donne che coglierebbero al volo l’opportunità di eseguire la mammografia gratuitamente, specie in un momento come questo”.

La denuncia è del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Michele Picaro, che ha chiesto l’audizione dell’assessore alla Salute, Rocco Palese. “Chiaramente oltre il danno la beffa, perché la donna in questione ha subito cercato di comunicare il disguido chiamando un numero verde al quale non ha risposto mai nessuno, anzi una voce preregistrata invitava ad attendere perché al più presto avrebbe risposto un operatore dissolto nella musica sinfonica di sottofondo – aggiunge -. Ma oltre il danno che viene fatto per cui tante donne non fanno la preziosa prevenzione che consentirebbe di individuare sul nascere un carcinoma e quindi sconfiggerlo vittoriosamente, quale spreco di denaro pubblico c’è dietro tutto questo? Invio di lettere che non arrivano in tempo e medici in attesa di visite che sono sicuramente meno di quelle che sarebbero se il sistema funzionasse. Per questo motivo ho chiesto l’audizione dell’assessore Palese per conoscere quale percentuale di donne risponde all’invito allo screening rispetto alle donne pugliesi che si ritrovano nella fascia fra i 50/69 anni, perché se la risposta non è adeguata forse il vulnus è proprio nell’organizzazione.”