Mafia nel Foggiano, duro colpo al clan Li Bergolis: 39 arresti e 10 milioni di beni sequestrati. I capi al 41-bis

Sono 39 le persone ritenute appartenenti al clan Li Bergolis di Monte Sant’Angelo (Foggia) arrestate questa mattina (37 in carcere, due ai domiciliari) perché accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, altri reati in materia di droga e armi e diversi episodi estorsione, rapina, furto e favoreggiamento. Per tre degli arrestati, considerati capi dell’organizzazione, è stato disposto il regime carcerario speciale del 41-bis.

Le persone finite in carcere sono: Matteo Armillotta, Donato Bisceglia, Davide Carpano, Giovanni Caterino, Marino Arturo Pio Ciccone, Nicola Ciliberti, Giuseppe Pio Ciociola, Gianmichele Ciuffreda, Libero Colangelo, Luigi Ferri, Francesco Gallo, Michele Libero Guerra, Claudio Iannoli, Giovanni Iannoli, Orazio Pio La Torre, Matteo Lauriola, Luigi Mazzamurro, Antonio, Enzo, Leonardo e Raffaele Miucci, Raffaele Palena, Matteo Pettinicchio, Giorgio Raffaele Prencipe, Marco Primavera, Piergiorgio Quitadamo, Lorenzo Ricucci, Carmine Romano, Maria Gaetana Santoro, Lorenzo Scarabino, Giuseppe Stramacchia, Tommaso Tomaiuolo, Angelo e Pasquale Totaro, Mario Totta, Gianluigi Troiano. Ai domiciliari Maria Francesca Palumbo e il boss di Vieste, oggi collaboratore di giustizia, Marco Raduano.

L’operazione ‘Mari e monti’ ha coinvolto polizia, carabinieri e guardia di finanza. Gli arresti sono stati eseguiti tra Foggia, la sua provincia, ma anche in altre regioni. Le indagini, dirette dalla Dda di Bari, sono state coordinate dalla Direzione nazionale antimafia. Fondamentali, per le indagini, gli interrogatori resi da 18 collaboratori di giustizia, oltre che le intercettazioni telefoniche e ambientali. Agli arrestati sono stati sequestrati beni per un totale di 10 milioni.

“L’operazione di oggi colpisce una delle organizzazioni più potenti della mafia della provincia di Foggia, colmando un deficit di intervento repressivo che, per il clan Li Bergolis, durava da 15 anni”, ha detto in conferenza stampa il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. “Si tratta di una realtà di straordinaria pericolosità – ha aggiunto – nella quale, alla dimensione violenta, vessatoria e intimidatoria del gruppo si associa una capacità di operare nella modernità, dal traffico di stupefacenti al riciclaggio”. Il procuratore di Bari, Roberto Rossi, ha sottolineato la “quantità e la qualità della risposta dello Stato. Questa operazione è stata svolta grazie a un coordinamento efficace e straordinario” di magistrati e forze dell’ordine.

Estorsioni e droga, maxi operazione all’alba contro la mafia garganica: arresti e sequestri

Maxi operazione all’alba contro la mafia garganica. Polizia, carabinieri e Guardia di Finanza stanno eseguendo numerosi arresti e ingenti sequestri a Foggia e in altre località in tutto il paese. L’operazione è stata definita “Mari e Monti” e l’indagine è diretta dalla Dda di Bari, con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia. Le accuse sono di associazione mafiosa, traffico di droga, estorsioni e altro.

Voto di scambio e mafia, a Bari rinviata l’udienza per 108 imputati: tra loro Olivieri, Savinuccio e Tommy Parisi

L’udienza del processo, legato alla maxi inchiesta Codice Interno sul voto di scambio elettorale-mafioso e celebrato con rito abbreviato, in cui sono coinvolti 108 imputati, è stata rinviata al prossimo 25 ottobre. Sono state formalizzate le ultime richieste di costruzione di parte civile, il gup Giuseppe De Salvatore si è riservato. Il prossimo 8 novembre si discuterà delle relative all’integrazione probatoria sulle criptochat prodotte della Procura verranno.

Nel processo sono coinvolti tra gli altri l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, il boss del quartiere Japigia di Bari, Savinuccio Parisi, e suo figlio Tommaso, alias Tommy, cantante neomelodico. Hanno scelto il rito abbreviato insieme ad altri 106 imputati. La moglie di Olivieri, Maria Carmen Lorusso, è invece a processo con rito ordinario insieme al padre Vito, ex primario dell’Oncologico di Bari in carcere già per altre vicende, e altri 13 imputati. 

Voto di scambio e mafia, si rivede Maria Carmen Lorusso: l’ex consigliera comunale in Tribunale per la prima volta

Maria Carmen Lorusso, l’ex consigliera comunale di Bari arrestata lo scorso 26 febbraio nella maxi inchiesta Codice Interno con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, è comparsa per la prima volta in Tribunale con i suoi avvocati. Secondo l’accusa la sua elezione nel 2019 sarebbe stata favorita grazie ai voti dei clan Parisi-Palermiti, Montani e Strisciuiglio raccolti dal marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale arrestato lo stesso giorno, e da allora in carcere.
Lorusso è a processo con rito ordinario insieme al padre Vito, ex primario dell’Oncologico di Bari in carcere già per altre vicende, e altri 13 imputati, tra cui Massimo Parisi, fratello del boss Savino del quartiere Japigia. Olivieri e altre 108 imputati sono a processo in abbreviato, tra loro anche i boss Savinuccio Parisi e Eugenio Palermiti.

Nell’udienza di oggi sono stati acquisiti 7 verbali di due collaboratori di giustizia (Domenico Milella e Domenico Lavermicocca) e i verbali di due ispettori della polizia giudiziaria. La prossima udienza si terrà il 30 ottobre.

Voto di scambio e mafia a Bari e Valenzano, via al processo: tra gli imputati Ferri, Dentamaro e Canonico

Dopo un anno di rinvii è cominciata ieri, in Tribunale a Bari, l’istruttoria del processo per la presunta compravendita elettorale nelle consultazioni comunali di Bari e nel vicino comune di Valenzano del 2019. Tra i 19 imputati ci sono l’ex consigliera comunale di Bari Francesca Ferri, il compagno Filippo Dentamaro e il presidente del Foggia calcio – ed ex consigliere regionale – Nicola Canonico. Ferri e Dentamaro sono a processo per scambio elettorale politico-mafioso relativamente alle elezioni comunali di Valenzano del 2019 (avrebbero raccolto i voti del clan Buscemi per favorire l’elezione di candidati a loro vicini) e, insieme a Canonico, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale relativamente a quelle di Bari.

Nel corso dell’udienza di oggi è stato ascoltato il luogotenente della guardia di finanza Giuseppe Roncone, che ha spiegato come l’inchiesta sia nata sulla scorta di un’altra indagine a carico del boss di Valenzano Salvatore Buscemi.

Il 12 aprile 2019, a un mese dalla tornata elettorale di Bari, gli inquirenti registrarono un incontro tra lo stesso Buscemi e Dentamaro: «I due hanno parlato sia delle elezioni di Bari, sia progetto futuro per quelle di Valenzano. Una volta che Ferri sarebbe stata eletta a Bari, loro avrebbero creato un programma per poter ‘mettere la bandierinà sul comune di Valenzanò», ha detto il luogotenente. «Buscemi – ha aggiunto – avrebbe raccolto i voti dalla ‘gente suà in favore di una persona di fiducia di Dentamaro». Ferri fu poi eletta con la lista ‘Sport Bari a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Pasquale Di Rella.

L’associazione a delinquere, per la Procura, avrebbe pagato dai 25 a 50 euro i voti in favore di Ferri. Quanto al comune di Valenzano, nel mirino degli inquirenti è finita la lista “Valenzano – Trasparenza – Legalità” a supporto dell’attuale sindaco Giampaolo Romanazzi. Ma i suoi candidati, scrivono gli stessi pm, sarebbero stati «ignari del patto tra Dentamaro e Buscemi». Il processo continuerà nella prossima udienza del 7 gennaio.

Voto di scambio e mafia a Bari, al via il processo: Olivieri, Savinuccio e Tommy Parisi chiedono di essere interrogati

L’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, il boss del quartiere Japigia di Bari, Savinuccio Parisi, e suo figlio Tommaso, alias Tommy, cantante neomelodico, hanno chiesto di essere interrogati. Le richieste sono state presentate, dai loro legali, nel corso dell’udienza celebrata ieri del processo che prende vita dall’inchiesta Codice interno della Dda.

Olivieri, Savino e Tommy Parisi hanno scelto il rito abbreviato insieme ad altri 106 imputati. Durante l’interrogatorio di garanzia Savinuccio Parisi rispose alle domande del gip spiegando come le contestazioni a lui rivolte fossero già state giudicate nell’ambito dell’inchiesta “Do ut des”, con la quale fu scoperto il sistema di estorsioni del clan nei cantieri edili della città. Tommy Parisi rilasciò invece dichiarazioni spontanee dicendosi “estraneo” agli affari illeciti di famiglia e ribadendo come la sua unica attività sia legata alla musica, mentre Olivieri ha sostenuto un interrogatorio investigativo con il procuratore Roberto Rossi ammettendo di aver comprato voti per favorire l’elezione della moglie alle Comunali di Bari del 2019, negando però i rapporti con esponenti della mafia barese. Tutti e tre si trovano in carcere dal 26 febbraio scorso, data in cui furono eseguiti i 130 arresti.

Mafia a Lecce, dopo un anno e 4 mesi catturato il latitante Giovanni Parlangeli: il blitz all’alba

Il latitante salentino Giovanni Parlageli è stato arrestato all’alba. Il pregiudicato classe 1981, esponente apicale del clan mafioso Tornese-Padovano, è stato individuato grazie all’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e arrestato dagli uomini della Polizia di Stato della Squadra Mobile e della Sisco di Lecce, insieme agli agenti della Sezione Tecnologie Applicate alle Investigazioni del Servizio Centrale Operativo.

Aveva fatto perdere le tracce dal maggio 2023, Perlangeli è destinatario di misura cautelare in carcere in quanto gravemente indiziato, tra gli altri, del reato di associazione mafiosa.

Assessora uccisa dalla mafia, sul murale per Renata Fonte spunta un condizionatore: rimosso dopo le polemiche

È stato rimosso il motore del condizionatore che ieri era spuntato sul muro del mercato di Gemini, frazione di Ugento in provincia di Lecce, proprio sul murale dedicato a Renata Fonte, l’assessora uccisa dalla mafia il 31 marzo 1984 a Nardò.

Il motore era stato posizionato quasi sull’occhio dell’ex assessora. Ieri mattina il commerciante che, complice un operaio disattento, aveva causato il danneggiamento dell’opera, ha provveduto a farlo smontare travolto dall’ondata di indignazione che la vicenda aveva provocato. Il Comune aveva subito chiesto di provvedere alla rimozione e il commerciante aveva accettato, assicurando inoltre che avrebbe anche contattato l’artista per ripristinare i danni causati pagando a sue spese il ripristino.

Decaro “mafioso”, l’ex sindaco di Bari querela l’europarlamentare Anderson: “Ha offeso me e la mia città”

“Una parlamentare europea del partito di estrema destra tedesca Alternative fur Deutschland ha associato il mio nome e il mio volto alla mafia. Un attacco ignobile e calunnioso che utilizza in modo pretestuoso una notizia di una inchiesta che riguarda la mia città ma che in nessun modo ha toccato la mia persona”. Inizia così il post pubblicato dall’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, dopo il duro messaggio social di Christine Anderson, politica tedesca ed europarlamentare.

“La parlamentare si dice risentita per la mia elezione a presidente della Commissione ENVI ma invece che attaccarmi per le mie idee (che probabilmente non conosce) prova a screditarmi dandomi del mafioso come si faceva negli anni ’50 con gli emigrati italiani nei paesi stranieri. Evidentemente l’estrema destra, trovando difficile il confronto sul terreno della politica, sceglie la scorciatoia dell’insulto e della diffamazione – si legge -. Voglio ringraziare i colleghi della delegazione del mio partito per la solidarietà e avvisare la collega tedesca che sarà querelata. Lo faccio per tutelare il mio onore, ma soprattutto quello della mia città e del mio Paese”.