Conversano, in caserma con i figli piccoli denuncia il marito violento: mamma trasferita in una struttura protetta

Una giovane donna di Conversano si è presentata in Caserma, accompagnata dai suoi due figli piccoli, per denunciare suo marito. La vittima ha raccontato le minacce e molestie subite dall’uomo, i militari dopo aver raccolto la sua testimonianza si sono recati nella loro abitazione.

Accertati i fatti, è stato attivato il protocollo previsto dal Codice Rosso.  La donna, con i suoi bimbi, è stata trasferita in una struttura protetta e segreta. L’uomo invece è stato denunciato in stato di libertà.

 

Picchia la moglie, lei finisce in ospedale ma prima riesce a chiamare il 112: arrestato 68enne a Candela

Un 68enne originario della Tunisia, residente da anni a Candela nel Foggiano, è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia. Le indagini sono state avviate dopo la denuncia presentata dalla moglie che, dopo l’ennesimo episodio di violenza, ha chiamato il 112 per chiedere aiuto. I carabinieri, arrivati sul posto, hanno soccorso la donna.

Dopo un ricovero di tre giorni per le ferite subite, è stata dimessa con una prognosi di 30 giorni. L’uomo era scappato ma è stato poi rintracciato e trasferito in carcere. La vittima invece è stata collocata in una struttura protetta.

“Ti devo ammazzare”, minacce e botte a Bari: marito violento condannato a 4 anni e 2 mesi

Un uomo di mezza età, residente a Bari, è stato condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione e interdetto dai pubblici uffici per 5 anni per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Il protagonista di questa triste storia avrebbe insultato e minacciato di morte la moglie, una donna di 68 anni, fino ad arrivare a puntarle contro un paio di forbici o a tentare di strangolarla.

Continue reading

Tradita dal codice rosso, marito violento distrugge casa. Elena in lacrime: “Aiutatemi a sistemarla”

Torniamo ad occuparci della storia di Elena, la donna “tradita” dal codice rosso dopo aver denunciato il marito violento. Dopo la nostra intervista l’uomo ha lasciato l’abitazione dove si trovava, non prima di averla ridotta in macerie. Ci rivolgiamo ancora una volta alla nostra community.

Continue reading

Denuncia il marito violento, Elena tradita dal codice rosso: “Umiliata due volte salvate mia figlia”

Un tema a noi particolarmente caro è quella della lotta contro la violenza sulle donne. Recentemente abbiamo parlato della prima applicazione nel Barese del doppio braccialetto elettronico per stalker e vittima, ma purtroppo non sempre la legge tutela le vittime. Vi raccontiamo la storia di Elena, una donna greca ingannata dal codice rosso. “Voglio precisare subito che credo nella legge e nella giustizia – esordisce la donna -. Il 20 maggio ho presentato denuncia per i maltrattamenti ricevuti in casa da mio marito. Sono stata costretta a farlo perché altrimenti ci sarebbe stato un caso di omicidio e suicidio”. Sono parole forti quelle di Elena, ma ancora di più lo sono quelle dell’uomo in uno dei tanti audio inviati alla donna e che vi proponiamo nel servizio per inquadrare il più possibile il contesto.

La donna, madre di due figlie colpite da una malattia genetica, riprende a raccontare la vicenda. “La Polizia mi ha detto di stare tranquilla, ci hanno portato in una casa rifugio e detto che tutto sarebbe finito presto. La verità è che io e mia figlia maggiorenne, dal primo giorno della denuncia, siamo state lasciate al nostro destino. Hanno preso subito in carico invece il caso di mia figlia minore, in 15 giorni si è tenuta l’udienza nel Tribunale dei minori e ho scoperto di essere colpevole io stessa perché come genitore ho ricevuto botte davanti alle mie figlie. Noi mamme siamo umiliate due volte e dobbiamo combattere per dimostrare di essere buone madri. Fortunatamente la legge lo ha riconosciuto”.

Il codice rosso viene riconosciuto, ma il problema resta l’applicazione. “Per due mesi ho pianto chiedendo aiuto per mia figlia di 18 anni, per la legge è adulta e mi rispondevano che non potevo fare niente. Doveva fare la maturità, nessuno mi ascoltava, solo per mia figlia minore si sono mossi. Siamo stati lasciati soli, da affrontare i maltrattamenti ci siamo ritrovate ad affrontare l’assoluta povertà e la fame. Sotto la tutela del codice rosso ci siamo ritrovate in un posto dove non curano niente. Parliamo di un luogo chiuso, in cui sei prigioniera. Non ti comprano niente, neppure per le bambine. Mia figlia è stata chiusa in una stanza di questa casa rifugio, in piena estate e senza ventilatore. Senza televisore, senza pane e con quantità di cibo limitate. Mia figlia ha perso due chili, ora pesa 38 chili e deve affrontare un’operazione anche”.

Elena si è trasferita dalla casa rifugio ad una casa famiglia. Lavora per mantenere le sue figlie. La legge le permette di uscire per andare a lavorare, ma non la tutela. Elena insomma corre da sola il rischio di essere raggiunta dal marito sul posto di lavoro o durante il tragitto ed essere uccisa. “Se non mi danno niente, cosa devo fare? Devo far morire mia figlia di fame?”.  E non finisce qui perché da tempo ha diritto di entrare nell’abitazione dove si trova il marito riconosciuto violento. L’ordine del Giudice però non viene ancora rispettato, Elena aspettava di rientrare a casa. Sono passati diversi mesi e nessuno è ancora intervenuto. Il 1° dicembre è stato notificato l’allontanamento dell’uomo e come scadenza sono state fissate 48 ore. Sono passati 15 giorni e il marito è ancora lì, in casa. Elena è disperata e invoca aiuto, per lei stessa, per le due figlie e anche per il marito violento. “Sono viva solo perché mio marito non ha fatto quello che aveva detto, non grazie alla legge”, è la chiosa di Elena. Una frase che sicuramente fa impressione.