Migranti del Cara sui binari, ancora disagi sulla Bari-Foggia. L’ira dei pendolari: “Viaggiare è diventato un incubo”

Ancora disagi per i viaggiatori sulla tratta ferroviaria di Trenitalia Bari-Foggia per la presenza, per oltre un’ora a partire dalle 12.30, di migranti ospitati nel Cara di Bari-Palese sui binari tra le stazioni di Bari-Santo Spirito e Bari-Parco nord.

La situazione è stata risolta intorno alle 13.30, ma non sono mancati i ritardi e le cancellazioni. Alcuni treni Alta Velocità, Intercity e Regionali hanno registrato ritardi superiori ai 60 minuti.

Si tratta dell’ennesima interruzione alla circolazione ferroviaria da parte dei migranti che scavalcano la recizione del Cara per uscire dal centro. Nessun effetto ha quindi ha sortito finora l’innalzamento della recinzione sulla parte che si affaccia sui binari.

Intanto sui social, molti dei passeggeri in attesa sfogano la loro esasperazione. “Che sta succedendo? Quattro treni soppressi a Barletta”, scrive Teresa. Ritardi assurdi, cosa accade? Maltempo non mi pare, attentati, ordigni, collisioni, invasioni aliene?”, aggiunge ironicamente Giuseppe. “Viaggiare con Trenitalia – conclude Enza – sta diventando sempre più un incubo”.

Bari, migranti del Cara sui binari della linea Bari-Foggia: due treni cancellati. Ritardi fino a 40 minuti

Due treni regionali cancellati e ritardi fino a 40 minuti sulla linea ferroviaria Bari-Foggia di Trenitalia, nel tratto compreso tra Bari parco nord e Bari-Santo Spirito per la presenza di «persone non autorizzate» a ridosso dei binari.

Con ogni probabilità si tratta di migranti ospitati nel vicino Cara (Centro per richiedenti asilo) di Bari-Palese che attraversano o costeggiando i binari dopo aver scavalcato la recinzione del centro che li ospita per raggiungere solitamente il centro città.

Bari, a 80 migranti chiesto di lasciare il Cara di Palese entro 5 giorni. Lettera a Leccese: “Non sanno dove andare”

“Da giorni una ottantina di migranti titolari di protezione internazionale e ospitati nel Cara di Bari-Palese sono preoccupati, disorientati, e confusi a causa di una informazione che hanno ricevuto con la quale viene loro intimato di abbandonare, entro cinque giorni, il centro di prima accoglienza per richiedenti asilo”.

Lo denuncia in una nota il comitato ‘Io accolgo Puglia’, composto da associazioni e sindacati, che ha inviato una lettera aperta al sindaco, Vito Leccese, e al prefetto, Francesco Russo, chiedendo di “operare perché queste persone possano accedere al circuito della seconda accoglienza come è previsto dalla normativa”.

La richiesta è anche di “un incontro congiunto per chiarire la nostra posizione e per cercare insieme soluzioni condivise che vadano nella direzione della tutela dei diritti e del rispetto della Costituzione”.

Il comitato evidenzia che della sorte dei migranti, una volta fuori dal Cara, “non sembra importare gran che ad alcuno: considerando che si tratta di persone completamente prive di autonomia in quanto impossibilitate quasi del tutto a trovare un lavoro che dia un minimo sostegno nelle more della lunga procedura di riconoscimento”, per questo la decisione “ha il sapore di una condanna permanente alla marginalizzazione”.

Il comitato chiarisce che i migranti “avrebbero come primo problema quello di individuare un tetto per passare la notte”, subito dopo “quello di procurarsi i beni adeguati a soddisfare bisogni elementari di base funzionali alla propria stessa sussistenza”, con il rischio di “aumento della precarietà delle condizioni di vita, creazione di una situazione di potenziale devianza, produzione di un contesto sociale escludente e induzione alla formazione di un clima ostile nei confronti di chi fugge da guerre, violenze e persecuzioni”.

Bari, migranti ospiti del Cara ottengono il riconoscimento della protezione internazionale: “Ora vivono per strada”

Molti migranti ospiti del Cara di Bari, che hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale, “si ritrovano a vivere per strada, senza una casa né cibo, a causa del depotenziamento dei percorsi di seconda accoglienza, i cosiddetti Sai”.

A denunciarlo sono gli stessi migranti: “Io – spiega uno di loro – vivo già per strada e a molti altri è stato detto che devono lasciare il Cara entro cinque-sei giorni. Non sappiamo dove andare. Si stima che siano alcune decine le persone che resteranno a breve nella stessa condizione”.

A causa dello “smantellamento dei sistemi di seconda accoglienza – spiega lo sportello sindacale Fuorimercato – le persone migranti ricevono la protezione internazionale solo sulla carta ma i loro diritti vengono violati. Non viene più riconosciuto il diritto a un alloggio, sia pure per un tempo limitato, e senza un domicilio non possono tramutare in documenti la protezione internazionale, cioè ottenere quella card che gli permette di accedere ai servizi di base come l’assistenza sanitaria, di circolare liberamente. Si è interrotto il legame diretto tra la prima e la seconda accoglienza”.

“I migranti – aggiunge lo sportello sindacale – vengono messi in una specie di ‘lista d’attesa’ dai Comuni, e nel frattempo dove e di cosa vivranno? Sta succedendo qualcosa di gravissimo”. Per gli attivisti di Fuorimercato, “c’è la chiara volontà di non garantire i diritti a chi riceve la protezione internazionale e di lasciare le persone in un limbo che le porta a rimanere invisibili e a essere facilmente ricattabili in qualunque ambito, a cominciare dal lavoro”. I migranti chiedono infine alla prefettura e alle istituzioni locali di “porre rimedio e di consentire la procedura per avere quanto la comunità internazionale ha previsto con apposite leggi”.

Nave Ocean Viking arrivata a Taranto, sbarcati 101 naufraghi: tra loro 29 donne e 23 minori non accompagnati

È arrivata nel porto di Taranto la nave Ocean Viking della ong Sos Mediterranee dei 101 naufraghi soccorsi nei giorni scorsi nel Mediterraneo e che vengono ora sbarcati . Tra loro ci sono 29 donne e 23 minori non accompagnati, tra cui un bimbo di 12 mesi.

A quanto si è appreso, non si registrano particolari criticità sanitarie anche se la navigazione è stata ostacolata dalle pessime condizioni meteo-marine con mare mosso e onde alte fino a 2,5 metri. Le operazioni di accoglienza sono state coordinate dalla Prefettura di Taranto. I migranti dopo l’identificazione e gli accertamenti sanitari saranno smistati verso altre destinazioni. Si tratta di 32 somali, 26 siriani, 15 eritrei, 13 egiziani, 6 palestinesi, 3 pakistani, 3 sudanesi, 2 iracheni e un etiope. Inizialmente era stata assegnato il porto di Ravenna come destinazione, ma era stata la stessa nave a chiedere un approdo più vicino. I migranti messi in salvo venerdì scorso si trovavano su un’imbarcazione di legno a due livelli avvistata in zona SAR (di ricerca e soccorso) libica.

Nascosto in una masseria a Calimera: trafficante di migranti arrestato la notte di Natale dai Carabinieri

Accusato di traffico internazionale di migranti e destinatario di un mandato di arresto europeo, un cittadino romeno di 39 anni è stato arrestato la notte di Natale dai carabinieri mentre si nascondeva in una struttura ricettiva in provincia di Lecce, una masseria a Calimera.

L’uomo – secondo quanto accertato dai militari – è accusato di aver nascosto, ad agosto del 2022, 31 persone, tra cui 21 cittadini dell’India e 10 del Bangladesh, in un autotreno diretto in Romania.

La sua vita – evidenziano i carabinieri in una nota – era segnata da violenze, con una condanna per aver aggredito brutalmente una vittima con calci e pugni alla testa. E il 16 aprile scorso era stato condannato in Romania a una pena di quattro anni e due mesi di reclusione. Al suo arrivo nella struttura ricettiva salentina, il suo nominativo è stato inserito nella banca dati delle forze dell’ordine e i carabinieri hanno avviato una serie di accertamenti, anche a livello internazionale, riuscendo ad arrestarlo. Il 39enne non ha opposto resistenza ed è stato portato in carcere a Lecce.

Bari, nuovo video denuncia dai migranti del Cara di Palese: “Container pieni di blatte e sovraffollati”

In un nuovo video denuncia i migranti che risiedono nel Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Bari tornano a parlare delle condizioni di vita all’interno della struttura e mostrano container “infestati da blatte e cimici” e sovraffollati. “Si continua a vivere in dieci persone quando invece si dovrebbe essere in quattro”, spiega lo sportello sindacale Fuorimercato di Bari, che ha diffuso il filmato.

Agli inizi di dicembre i migranti hanno consegnato alla prefettura di Bari una lettera in cui elencavano tutti i disagi ma – evidenzia l’associazione – “non hanno ricevuto alcuna risposta” e non c’è stato “nessun intervento concreto”. I richiedenti asilo ribadiscono “i lunghissimi tempi di attesa per essere ascoltati dalla Commissione territoriale, anche due anni, quando invece entro tre mesi chi richiede la protezione internazionale ha diritto a ricevere l’esito della sua istanza”.

Nel centro, evidenzia Fuorimercato, “manca la manutenzione” e “l’assenza di qualità nell’erogazione dei servizi di cura verso i migranti sono la prova del modo in cui il governo continua a ignorare la dignità e i diritti delle persone”. “Sono la prova – sottolineano – del razzismo istituzionale di cui sono impegnate le politiche governative.

Tutto questo accade purtroppo nell’indifferenza delle istituzioni locali: Comune di Bari e Regione Puglia continuano a rimanere in silenzio, un silenzio assordante, a dimostrazione che le persone migranti, una volta arrivate in Italia, sono soprattutto funzionali a soddisfare la richiesta di manodopera da parte di settori produttivi che necessitano di forza lavoro usa e getta”. “Non è un caso – prosegue lo sportello sindacale – che nella lettera protocollata in prefettura siano state denunciate anche le condizioni di lavoro sommerso e di sfruttamento a cui gli e le ospiti del Cara sono sottoposti”.

Bari, i migranti del Cara di Palese scrivono al Prefetto: “Viviamo con i topi chiediamo più dignità. Basta sfruttarci”

Chiedono “migliori condizioni di vita” all’interno del Cara di Bari, con “alloggi più grandi”; che “tutti i richiedenti asilo che entrano nel Centro siano ascoltati dalla commissione entro un massimo di sei mesi”; e ritengono sia una “vergogna che si continui a sfruttare i residenti del Cara come lavoratori agricoli”.

Sono questi alcuni dei punti contenuti in una lettera che gli ospiti del centro accoglienza per richiedenti asilo hanno protocollato questa mattina in prefettura a Bari. Si tratta di una delle iniziative intraprese, con il sostegno di alcune associazioni tra cui Fuorimercato, dopo la morte il 4 novembre scorso del 33enne Bangaly Soumaoro, che viveva nel Cara e che è deceduto in ospedale. Per la sua morte sono indagati nove operatori sanitari.

I migranti ricordano che il 22 novembre hanno pubblicato un video che denunciava lo stato dei bagni, “sporchi, allagati e senza acqua calda”, e sottolineano che “negli ultimi giorni le condizioni sono migliorate”. Quanto alla condizione dei container “in cui molti di noi dormono – spiegano – si tratta di piccole strutture metalliche in cui otto a dieci persone sono costrette a dormire in letti a castello, senza alcuna privacy. Siamo costretti a vivere con infestazioni di scarafaggi, topi e cimici”.

Sull’attesa per i colloqui con la commissione, i richiedenti asilo ricordano che “quando siamo arrivati ci è stato comunicato che il tempo di attesa doveva essere compreso tra i tre e i sei mesi” ma “molti di noi aspettano da oltre un anno e non abbiamo ancora ricevuto un appuntamento. Questi ritardi inaccettabili ci lasciano in un limbo mentalmente e fisicamente distruttivo, senza libertà di movimento”.

“Vorremmo inoltre richiamare l’attenzione sulla questione degli orari di apertura del cara – proseguono -. In precedenza i cancelli si aprivano alle 6.30 del mattino, costringendo coloro che iniziano a lavorare presto, molti dei quali sono lavoratori agricoli, a scavalcare le recinzioni di filo spinato. Ora i cancelli si aprono alle 4.30 del mattino, tuttavia coloro che escono presto per andare al lavoro spesso lavorano in condizioni estremamente precarie, senza contratto, senza busta paga e quindi senza protezione legale o medica sul posto di lavoro”.

Baraccopoli di migranti in fiamme, tragedia sfiorata a Borgo Mezzanone. Rogo partito forse da un braciere

Una decina di baracche nell’insediamento di migranti a Borgo Mezzanone, nel Foggiano, sono andate a fuoco nel corso della notte. Nessuno è rimasto ferito. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno spento le fiamme, e la polizia per gli accertamenti. Si indaga sulle cause che hanno originato l’ennesimo incendio all’interno di quello che viene chiamato il ‘ghetto’.

Si ipotizza che la causa del rogo possa essere stata un cortocircuito, oppure che le fiamme possano essere partite da un braciere acceso dai migranti per riscaldarsi. Stando alle stime fornite dalla Flai Cgil, Borgo Mezzanone ospita circa tremila migranti, numero che oscilla a seconda dei periodi dell’anno, in considerazione degli spostamenti dei migranti sul territorio per lavorare come braccianti nelle campagne. Si tratta per lo più di cittadini provenienti da Nigeria, Mali e Congo.

“E’ un dramma che denunciamo da tempo – sottolinea Giovanni Tarantella, segretario della Flai Cgil Foggia -. Per fortuna questa volta nessuno è rimasto ferito, né ha perso la vita come capitato in passato. Abbiamo risorse del Pnrr che ammontano a circa 104 milioni di euro, stanziati per il superamento degli insediamenti abusivi dei braccianti agricoli in Capitanata, di cui 54 per il rifacimento del ghetto di Mezzanone per creare condizioni di accoglienza dignitose per i migranti ospitanti. Ma ad oggi nessun progetto concreto è stato attuato. Chiediamo dunque al nuovo prefetto, che è anche commissario straordinario per l’area di Borgo Mezzanone, di attenzionare la questione”.

Nave Geo Barents arrivata a Taranto, sbarcati 45 migranti: tra loro 4 minori non accompagnati

Sono sbarcati questa mattina nel porto di Taranto dalla nave Geo Barents di Medici senza Frontiere i 45 migranti di Bangladesh, Pakistan e Tunisia, tra cui 4 minori non accompagnati, salvati nel Mediterraneo mentre viaggiavano su un natante che rischiava di ribaltarsi.

Quando sono stati soccorsi, alcuni erano in stato di ipotermia. Ad accogliere i migranti per la prima assistenza gli operatori di 118, Croce Rossa, Comune di Taranto e Protezione civile, coordinati dalla Prefettura, e il Servizio Migrazioni con le attività di Restoring Family Links. Non si segnalano criticità sanitarie.