Bari, trovati in possesso di droga e armi: i cugini Loreta e Christian Capriati finiscono a processo

I cugini Loreta e Christian Capriati, 32enne e 20enne nipoti del boss Antonio Capriati, finiscono a processo a meno di un mese dall’arresto. Il pm ha disposto per entrambi la citazione a giudizio, la difesa può ora valutare riti alternativi come quello abbreviato.

Entrambi si trovano agli arresti domiciliari. Loreta è la figlia di Domenico ‘Mimmo’ Capriati, ucciso nel 2018 con 12 colpi di mitraglietta (per il suo omicidio in due, Domenico Monti e Maurizio Larizzi, sono stati recentemente condannati all’ergastolo in primo grado). Christian, invece, è il figlio di Raffaele (‘Lello’), ucciso il primo aprile del 2024 mentre si trovava in auto nel quartiere Torre a Mare di Bari.

I due furono trovati in possesso di una pistola, 8 proiettili, 11 grammi di marijuana in 10 bustine e 4 grammi di cocaina divisi in 4 ‘cipolline’, oltre che di 150 euro, nel corso di un controllo dei carabinieri avvenuto a Bari vecchia la notte tra 28 e 29 gennaio.

I soldi sono stati trovati in un borsello che Christian Capriati aveva addosso, la droga e l’arma le aveva invece Loreta. La pistola, come accertato dai militari, era stata rubata nel 2020 a Casoria (Napoli), e al momento del controllo era carica e senza sicura.

Ai carabinieri, Christian ha raccontato come l’arma e la droga fossero sue, e che avesse chiesto alla cugina di tenerle per un attimo. Tanto che, durante il controllo, è stato lo stesso 20enne a dire a Loreta di consegnarle. Il giovane, come rilevato dagli inquirenti, è da tempo inserito nel circuito della droga, la cugina è incensurata. Per entrambi è stato riconosciuto il pericolo di reiterazione dei reati (a loro sono contestati detenzione abusiva d’arma, ricettazione, detenzione di stupefacenti) e la loro pericolosità.

ch

Bari, omicidio Capriati a Japigia: chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per Domenico Monti e Ignazio Larizzi

Il pm antimafia Federico Perrone Capano ha chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per Domenico Monti e Ignazio Larizzi, con l’accusa di essere rispettivamente l’esecutore materiale e il mandante dell’omicidio di Mimmo Capriati. Il 21 novembre 2018 il boss fu sorpreso alle spalle nei pressi della sua abitazione in via Archimede e fu raggiunto da tre colpi di mitra. Morì il giorno dopo in ospedale.

Il 3 febbraio del 2021 furono arrestati Domenico Monti, Ignazio Larizzi e Christian De Tullio (scarcerato e assolto un anno dopo). Ieri pomeriggio si è celebrata l’udienza dinanzi alla Corte d’Assise a Bari e dopo 8 ore di requisitoria il pm ha avanzato la sua richiesta di condanna. Sono stati anche mostrati alcuni disegni realizzati da un condomino, conoscente della vittima, che riproducono l’agguato e che sono stati fondamentali nel corso delle indagini, così come le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Domenico Monti, detto Mimmo u biund, è stato uno storico affiliato al clan Capriati ma i rapporti con il boss Mimmo erano da tempo deteriorati. La vittima era uscita da poco dal carcere dove, in regime di 41 bis, aveva scontato 16 anni di reclusione. La sentenza è attesa il 27 settembre prossimo, il 19 saranno ascoltate le difese e sarà dato spazio alle repliche della Dda.

Omicidio Mimmo Capriati, il pentito Maselli in aula: “Mi hanno detto di aver visto Domenico Monti sparargli”

Michelangelo Maselli, soprannominato Miki occhi blu, è stato ascoltato in videoconferenza come testimone in aula nella Corte d’Assise di Bari nel processo in cui sono imputati Maurizio Larizzi e Domenico Monti con l’accusa di essere rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio di Mimmo Capriati, il 49enne nipote del capoclan Tonino, avvenuto il 21 novembre 2018 davanti alla sua abitazione.

Maselli, vicino al clan Palermiti, ha deciso da poco di diventare un collaboratore di giustizia. “Mi hanno riferito di aver riconosciuto Domenico Monti che sparava a Mimmo Capriati. Mi hanno detto che lo hanno visto”, le parole riportate da La Gazzetta del Mezzogiorno. Poi ha parlato dei rapporti con la famiglia Capriati, soprattutto con i nipoti della vittima, Bino e Cristian. Sono stati proprio loro a svelare, secondo quanto raccontato dal pentito, i dettagli dell’omicidio. “Dopo circa un anno che ci eravamo conosciuti. Il cugino gli aveva detto che quella sera aveva visto Mimmo u’biund (Domenico Monti) nascosto fra i cespugli”, ricostruisce. Larizzi invece lo aspettava dall’altro lato della strada a bordo di una macchina.

Il presidente della Corte d’Assise ha convocato successivamente i fratelli Sabino e Christian Capriati. Il primo si trova in carcere e ha negato di conoscere Maselli, prima di ripetere più volte di non essere interessato alla vicenda e chiedere di andar via dall’aula. Il secondo ha confermato di averlo conosciuto ma di non aver mai parlato in famiglia dell’omicidio dello zio. Si tornerà in aula il 23 luglio per la requisitoria del pm. Il 27 settembre è invece prevista la sentenza.