Spento l’incendio nella Recuperi Pugliesi, l’Arpa esclude rischi per la salute: a Modugno scoppia la polemica

L’incendio divampato ieri nell’azienda Recuperi Pugliesi a Modugno, il terzo in pochi mesi, è stato spento nel giro di 24 ore. L’Arpa Puglia, dopo l’analisi dell’aria dei quartieri a ridosso dello stabilimento, hanno escluso rischi immediati per la salute.

L’Amministrazione Comunale è intenzionata ad intraprendere ogni azione a difesa della salute e della sicurezza dei cittadini, vista la grande preoccupazione emersa nelle ultime ore. Le indagini per risalire all’origine dell’incendio sono affidate ai Carabinieri, al momento non è esclusa nessuna pista.

LA NOTA DELL’AZIENDA – “E’ stato completamente domato nelle prime ore di questa mattina, l‘incendio divampato ieri pomeriggio in un’area esterna dell’insediamento produttivo della Recuperi Pugliesi, sito in contrada Gammarola, nella Zona Industriale di Modugno. La zona interessata dall’incendio è perimetrale ed utilizzata dall’Azienda per accatastare residui non riutilizzabili, provenienti dalla raccolta differenziata della Città Metropolitana e costituiti prevalentemente da carta, legno e tessuto. L’incendio è stato immediatamente confinato e circoscritto grazie all’intervento tempestivo sia delle squadre di emergenza interne, che di quelle dei Vigili del Fuoco prontamente intervenuti sul posto. Considerata la predetta natura del materiale combusto, l’episodio non ha causato feriti né danni alle strutture. Gli inquirenti sono al lavoro per stabilire quali siano state le cause scatenanti. Tuttavia giova sottolineare che gli impianti di gestione rifiuti come quelli della Recuperi Pugliesi sono identificati per legge come attività di pubblico interesse e svolgono un servizio alla cittadinanza”.

Modugno, incendio alla Recuperi Pugliesi. Ordinanza del Sindaco: “Finestre chiuse e attività limitate all’aperto”

Il sindaco di Modugno, Nicola Bonasia, ha firmato una ordinanza per “limitare, per le prossime 24 ore, le attività all’aperto, con particolare riguardo a quelle di natura ludico, sportiva e ricreativa” e per invitare la cittadinanza a “mantenere chiuse le finestre in caso di fumi persistenti e maleodoranti”. Il provvedimento si è reso necessario dopo l’incendio, divampato nel pomeriggio di oggi, all’interno della ditta Recuperi Pugliesi, che si trova in contrada Gammarola, alla periferia della città.

Le fiamme, che hanno sprigionato una colonna di fumo particolarmente estesa, hanno interessato il capannone in cui vengono stoccati imballaggi di materiale plastico, di carta “la cui combustione rappresenta un potenziale rischio per la salute pubblica”, si legge nel provvedimento. “Considerato che la colonna di fumo, spinta dal vento, si potrebbe dirigere su tutto il territorio comunale nonché su altri comuni limitrofi con la possibile ricaduta degli inquinanti derivanti dai fumi sprigionati dall’incendio e in attesa di ricevere dati dall’Arpa Puglia sulla ricaduta degli inquinanti aereo dispersi”, il primo cittadino ha firmato l’ordinanza disponendone “l’immediatamente esecutiva”.

Modugno, si finge funzionaria delle Poste e si fa dare 12mila euro da anziano: arrestata 22enne di Napoli

Questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Modugno hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare “agli arresti domiciliari”, emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di una 22enne di Napoli.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa, a carico della donna sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza in quanto ritenuta responsabile, in concorso con soggetti da identificare, del reato di truffa aggravata e sostituzione di persona. Il provvedimento scaturisce dall’indagine condotta nell’ultimo mese, da personale della Stazione Carabinieri di Modugno, mediante ordinarie attività di polizia giudiziaria che hanno consentito di identificare la donna quale responsabile della truffa in danno di un anziano ottantenne gravemente disabile.

In particolare, l’uomo nei primi giorni di maggio aveva ricevuto sulla sua utenza fissa due telefonate, nel corso delle quali un interlocutore maschile, spacciandosi per genero della vittima, gli aveva fatto credere che sua figlia avesse effettuato un bonifico senza avere fondi sufficienti sul conto corrente e che era stata denunciata dal direttore dell’Ufficio Postale. Nella circostanza, gli veniva offerta la possibilità di evitare guai giudiziari qualora avesse consegnato ad una funzionaria di Poste Italiane, che di lì a poco sarebbe giunta presso la sua abitazione, tutto il denaro che aveva in casa. L’uomo ha così consegnato la somma contante di quasi 12.000 euro. L’anziano, accortosi di essere stato truffato, si è recato presso la Stazione Carabinieri di Modugno, riferendo tutto l’accaduto. A quel punto, i militari hanno proceduto immediatamente ad espletare un’intensa attività di indagine, che ha permesso di individuare la 22enne, D.S.C. di Napoli, come la funzionaria che si era recata presso l’abitazione della vittima e che si era fatta consegnare il denaro, allontanandosi poi frettolosamente.

Il quadro indiziario, raccolto dai Carabinieri a carico dell’indagata, è stato condiviso dalla Procura della Repubblica di Bari che ha avanzato la richiesta di emissione di misura cautelare. Il Gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta, ha disposto la cattura della donna. All’esito dell’operazione, l’indagata è stata sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza ubicata in Napoli. L’operazione odierna testimonia la costante attenzione dell’Autorità Giudiziaria e dell’Arma dei Carabinieri nel contrasto al dilagante fenomeno delle truffe in danno di anziani nella provincia barese.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che seguirà il confronto con la difesa dell’indagato, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

Tragedia sulla ss96, morti 3 ragazzi a Modugno: 30enne barese rinviato a giudizio. Respinte le richieste della difesa

È stato rinviato a giudizio per omicidio stradale pluriaggravato Gaetano Caputi, trent’anni, di Bari, l’automobilista esclusivo responsabile, secondo la Procura barese, del terribile incidente stradale costato la vita a tre giovanissimi, Sara Grimaldi, 19 anni, Elisa Buonsante, 25 anni, e Michele Traetta, di 21, oltre al grave ferimento di un quarto ragazzo, che l’imputato trasportava, tutti, nella vettura che guidava.

Lunedì 20 maggio, in Tribunale a Bari, si è tenuta l’udienza preliminare fissata dal Gup, dott.ssa Rossana De Cristofaro, riscontrando la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del trentenne spiccata dal Pubblico Ministero titolare del relativo procedimento penale, il dott. Manfredi Dini Ciacci. Il suo legale aveva chiesto per il suo assistito il rito abbreviato condizionato all’effettuazione di una perizia sulla dinamica del sinistro, istanza però rigettata dal giudice, che ha ritenuto evidentemente già pienamente chiara ed esaustiva la ricostruzione dell’incidente effettuata dalla Procura nel corso delle indagini preliminari. Respinta anche la richiesta di non luogo a procedere del difensore di Caputi, la dott.ssa De Cristofaro ne ha quindi disposto il giudizio fissando la prima udienza dibattimentale per il prossimo 3 ottobre, avanti il giudice monocratico dott. Mario Mastromatteo: l’automobilista affronterà quindi il processo senza riti alternativi.

Com’è tristemente noto, l’ennesima strage di giovani sulle strade italiane si è consumata l’11 dicembre 2022 sulla Statale 96 nel territorio comunale di Modugno, alle porte di Bari, e al termine delle indagini preliminari il Pm dott. Manfredi Dini Ciacci ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio stradale – con le aggravanti di aver causato il decesso di più persone e di averlo commesso con pesanti violazioni delle norme sulla circolazione stradale, nello specifico l’eccesso di velocità, più del doppio di quella consentita -, nonché per il reato di lesioni personali stradali gravissime, con la medesima aggravante, avendo cagionato anche il ferimento di un quarto giovane, per il conducente della vettura dove erano trasportate le vittime, ritenendolo l’unico responsabile dell’immane tragedia. E riscontrando la richiesta, il Gup del tribunale di Bari, dott.ssa Rossana De Cristofaro, aveva appunto fissato per lunedì 20 maggio 2024 l’udienza preliminare.

“Procedendo sulla corsia di sorpasso al Km 116 della SS 96 con direzione di marcia Altamura alla giuda di una Mini One, dopo che le auto che lo precedevano sulla medesima corsia di sorpasso stavano rallentando al fine di consentire l’immissione in sicurezza nella carreggiata di un pullman che proveniva da una stazione di servizio, per colpa consistita in negligenza, imprudenza (dapprima non essendosi accorto della presenza del pullman che aveva impegnato la corsia di marcia, poi avendo omesso di arrestare la propria corsa in presenza di una evidente situazione di pericolo), nonché in violazione delle norme di cui all’articolo 142 del Codice della Strada, avendo proceduto ad una velocità di molto superiore al massimo consentito, ovvero a ben 120 chilometri all’ora su una strada il cui limite massimo era fissato in 50 km/h, nonché dell’articolo 148 Cds, che vieta di effettuare il sorpasso da destra (e che, più in generale, vieta di sorpassare quando non si ha la strada libera per consentire la completa esecuzione della manovra), decideva improvvisamente di superare da destra le vetture che lo precedevano e che si stavano fermando e, a seguito di tale manovra e della velocità eccessiva, trovando la corsia ostruita dal pullman, anziché arrestare la marcia decideva di effettuare un ulteriore sorpasso e così facendo finiva per schiantarsi contro lo stesso autobus” ha scritto nella sua richiesta di processo il Sostituto Procuratore che inizialmente, come da prassi, aveva iscritto nel registro degli indagati, oltre a Caputi, anche il conducente del bus, salvo poi chiedere e ottenere l’archiviazione del procedimento a suo carico non essendo emerse sue responsabilità nella causazione del sinistro.

Il resto, purtroppo, è tristemente noto. A seguito della collisione la Mini One è stata sbalzata contro un muro di cemento armato posto a circa trenta metri di distanza con conseguenze devastanti: a seguito del tremendo impatto Michele Traetta, che si trovava sul sedile posteriore destro, è deceduto sul colpo, Elisa Buonsante, di Mola, che era seduta sul sedile del passeggero anteriore, e Sara Grimaldi, di Palo del Colle, che si trovava sul sedile posteriore centrale, sono spirate subito dopo il loro trasporto all’ospedale a causa delle gravissime lesioni riportate. I familiari delle due giovani, per essere supportati e ottenere giustizia, attraverso l’Area Manager per la Puglia e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si sono affidati e sono stati assistiti e seguiti in tutto il lungo e doloroso iter da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. Fabio Ferrara, del Foro di Bari. E Studio3A, tra le altre cose, ha messo a disposizione anche il noto ingegnere forense Pietro Pallotti per la ricostruzione dell’incidente. Da quell’utilitaria ridotta un ammasso di lamiere si sono salvati solo il guidatore e il passeggero seduto sul sedile posteriore sinistro, Giovanni Sforza, che però ha rimediato lesioni gravissime per una prognosi ben superiore ai 40 giorni.

A fronte delle schiaccianti responsabilità a carico di Caputi e alla sua scriteriata condotta di guida, confermate in tutta la loro evidenza e gravità dall’inchiesta della magistratura, e ora anche dal rinvio a giudizio, i congiunti delle vittime chiedono a gran voce una giustizia esemplare. Nei giorni scorsi la mamma di Sara, Anna Mideja (in foto con la figlia), attraverso Studio3A, con una lettera-monito toccante aveva chiesto appunto ai giudici una condanna congrua e “senza sconti” per il responsabile della tragedia: la donna, così come i congiunti delle altre vittime, ha quindi accolto con favore il rigetto da parte del Gup delle istanze dell’imputato e ora confida in una risposta forte al processo.