Lasciato solo nella mer**, il disagio di Franco dura da anni: la morte della mamma è solo una scusa

Torniamo ad occuparci della storia di Franco dopo la pubblicazione del primo servizio che ha suscitato parecchio clamore per le immagini mostrate.  Lo ricordiamo, Franco abita nel centro storico di Mola, con nostro rammarico siamo andati da lui nel giorno del funerale della sua mamma a cui era legatissimo. Viveva con lei in casa.

Franco non è solo, ha una sorella e ha altri parenti. Nonostante questo vive in condizioni pietose da diverso tempo. Una situazione ben nota anche ai servizi sociali di Mola, almeno da luglio scorso.

Una situazione di degrado totale, non è tollerabile che oggi una persona possa vivere in queste condizioni. Considerando anche una famiglia alle spalle e le possibilità di aiutarlo da parte delle Istituzioni, nonostante i problemi legati alla legge e alla burocrazia.

Vi mostriamo una foto che risale ad aprile 2024, quando la mamma era ancora in vita e le condizioni dell’abitazione erano praticamente le stesse. Presto ascolteremo la versione dei fatti del cognato che intervisteremo dopo i primi momenti di tensione, così come cercheremo di capire come hanno agito i servizi sociali e le Istituzioni. Anche il Sindaco di Mola si è fatto avanti. Ci sono tanti punti oscuri sulla vicenda. Nel video allegato gli aggiornamenti di questa triste storia.

Conversano, moto contro auto in pieno centro: 25enne a processo per la morte del 17enne Anthony Innamorato

Il gup di Bari Nicola Bonante ha disposto il rinvio a giudizio per la 25enne di Gioia del Colle coinvolta nell’incidente stradale del 2 ottobre 2023, a Conversano, in cui perse la vita il 17enne Anthony Innamorato.

Quella sera, la vittima era sullo scooter guidato da un amico, che fu colpito dalla Golf guidata dalle 25enne che, secondo quanto accertato dalle indagini, non si sarebbe fermata a uno stop. Innamorato fu sbalzato sulla strada e finì sulla corsia opposta e su una Bmw in transito, guidata da un 30enne (non risponde dell’accusa di omicidio stradale), che procedeva nell’altro senso. Le ferite riportate non lasciarono scampo al 17enne.

Il conducente dello scooter, coetaneo di Innamorato, procedeva a velocità maggiore rispetto a quanto consentito, per questo il suo caso è di competenza di Procura e Tribunale dei minori.

La 25enne, Layla Gazouili, è imputata per omicidio stradale. Il gup ha respinto la richiesta di patteggiamento a due anni chiesta dalla giovane e ha rinviato entrambi a processo, che si aprirà il 10 giugno prossimo davanti al giudice monocratico.

Tragedia a Taranto, Sharon Bonillo muore a 19 anni: 4 indagati per omicidio stradale. Tra loro l’amica alla guida

Sono quattro le persone iscritte nel registro degli indagati per l’incidente in cui perse la vita la 19enne Sharon Bonillo, in via Mediterraneo a Taranto, nella notte tra il 7 e l’8 marzo dell’anno scorso.

Si tratta della conducente di 33 anni della Fiat 500 su cui viaggiava Sharon con altre due amiche rimaste ferite, della responsabile del servizio manutenzione strade del Comune di Taranto e di due istruttori tecnici della Polizia Locale.

È stato emesso l’avviso di conclusione delle indagini, l’ipotesi di reato è omicidio stradale. Sharon morì dopo 3 giorni di agonia al Santissima Annunziata di Taranto.

Foggia, detenuto 45enne si toglie la vita in carcere. Sappe: “Era da pochi giorni in una stanza sovraffollata”

“L’avevano portato in carcere domenica scorsa P. V., di circa 45 anni di Vieste per maltrattamenti in famiglia. Era stato sistemato, con difficoltà, in un camerone del reparto infermeria insieme ad altri 7 detenuti mentre la stanza poteva contenere non più di 4 posti. A detta dei poliziotti con cui lo stesso ha parlato, sembrava una persona tranquilla e non certo un delinquente e forse proprio per questo nel pomeriggio di oggi verso le ore 17, è andato nel bagno e si è impiccato alle sbarre della finestra”.

Inizia così il comunicato stampa del SAPPE, il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria. “Il SAPPE, che proprio questa mattina aveva polemizzato con il DAP per il sovraffollamento del carcere di Foggia, non può non escludere che proprio il fatto di essere stato sistemato in una stanza sovraffollata, così come sono tutte le altre nel penitenziario del capoluogo Dauno, possa aver influito negativamente sulla decisione di compiere l’insano gesto”, si legge ancora.

“Peraltro proprio nei giorni scorsi sempre il SAPPE aveva denunciato che tanti eventi drammatici che avvengono nel carcere di Foggia e negli altri penitenziari pugliesi, compresi i suicidi, potrebbero essere determinati anche dal grave sovraffollamento – aggiunge il sindacato -. A questo punto chiediamo a tutti quelli (politici, magistrati , garanti ecc.ecc.)che credono che le carceri debbano essere un luogo di punizione ma nello stesso tempo di redenzione, di attivarsi acchè si ripristini la legalità e rispetto della dignità delle persone”.

“Quando muore una persona è sempre un sconfitta per lo Stato, e ci auguriamo che questa volta, invece di tentare di scaricare la colpa su chi cerca di vegliare sui detenuti in maniera corretta e nel rispetto delle regole, si cerchino gli eventuali responsabili tra quelli che dovrebbero garantire condizioni di dignità a chi viene privato della propria libertà”, conclude il Sappe.

Tragedia a Tricase, il trattore si ribalta e resta schiacciato: muore il 61enne Rocco Esposito

Tragedia ieri nelle campagne del Salento a Depressa, frazione di Tricase, dove il 61enne Rocco Esposito ha perso la vita dopo essere stato schiacciato dal suo trattore che si è ribaltato.

L’uomo, ex militare in pensione, era alla guida del mezzo mentre era impegnato ad arare il terreno. Il corpo è stato ritrovato ore dopo, nel tardo pomeriggio dopo che i familiari preoccupati per il mancato rientro a casa hanno dato l’allarme. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri.

Bari, minaccia di morte avvocato per riavere 400 euro: 49enne di Modugno condannato anche in Appello

Avrebbe preteso che l’avvocato che aveva assistito il padre in una causa penale (archiviata) restituisse 400 euro, che però non sarebbero mai stati versati. E per questo, avrebbe inviato al legale lettere con pesanti minacce, rivolte anche alla moglie e al figlio dell’avvocato e al civilista che lo stava assistendo. «Restituisci i 400 euro agli eredi, altrimenti non avrò pace finché non me la pagherai carissima. Soffrirai così tanto da rimpiangere di non essere mai nato. Sono lontano da Bari ma ho parenti, amici e conoscenti disposti a tutto per vendicarmi».

Per questo il 49enne di Modugno (Bari) Giuseppe Chiumarulo, residente a Rimini, è stato condannato anche dalla Corte d’Appello di Bari alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione (confermata la sentenza di primo grado in abbreviato) per la tentata estorsione nei confronti di un avvocato penalista barese.

L’uomo dovrà anche pagare un risarcimento nei confronti del legale, del civilista, della Camera penale e dell’Ordine degli avvocati di Bari, costituite parti civili e assistite rispettivamente dagli avvocati Gaetano Sassanelli, Mariarita Blasi e Domenico Di Ciaula. La vicenda inizia nel 2017, quando il padre (poi deceduto) dell’imputato si rivolse al penalista per denunciare per danneggiamento un’azienda che aveva svolto dei lavori nel condominio.

La causa penale fu archiviata ma l’uomo, oltre a non pagare l’avvocato, l’avrebbe accusato di operare senza mandato. Il penalista iniziò quindi una causa civile nei suoi confronti per ottenere il pagamento di quanto dovuto, sul quale le parti raggiunsero un accordo per una rateizzazione.

Dopo la morte dell’uomo, la causa riprese contro gli eredi. Ed è a questo punto, nel febbraio 2019, che arrivano le prime lettere minatorie per la restituzione di soldi che in realtà al penalista non sarebbero mai stati versati. Il 49enne è stato condannato in primo grado nel 2023, a marzo 2025 è arrivata la decisione della Corte d’Appello.

Auto finisce fuori strada e si ribalta sulla provinciale per Matera: Santeramo piange il 47enne Daniele D’Andrea

Daniele D’Andrea, 47enne di Santeramo, è deceduto in seguito ad un incidente stradale avvenuto nella notte sulla provinciale che collega Santeramo a Matera. L’auto su cui viaggiava è finita fuori strada ribaltandosi, l’uomo è morto sul colpo.

Resta da chiarire la dinamica dell’incidente, non si esclude che possa aver evitato un animale. Il 47enne era il titolare di una tabaccheria a Santeramo.

Tragedia a Taranto, con la moto si schianta contro auto e termina su Jeep parcheggiata: muore centauro 32enne

Un motociclista di 32 anni è morto ieri sera a Taranto in un incidente stradale nel quartiere Tre Carrare, in via Cesare Battisti angolo via Polibio. L’uomo era in sella a una moto Honda di grossa cilindrata che, per cause in corso di accertamento, si è scontrata con una Renault Captur.

Il motociclista ha perso il controllo del mezzo, terminando la corsa contro una Jeep parcheggiata davanti a un negozio di giocattoli. L’impatto è stato violento e il 32enne è morto sul colpo.

Sono risultati vani i tentativi di rianimazione da parte dei sanitari del 118 giunti poco dopo. Il pm di turno ha disposto il sequestro dei tre veicoli coinvolti per consentire i rilievi tecnici e stabilire dinamica e responsabilità.

Tragedia a Francavilla Fontana, accoltellato dal padre dopo lite: muore 44enne. Arrestato il genitore

Lo avrebbe colpito più volte ferendolo all’addome, al termine di una lite. Non era il primo diverbio quello che si è verificato ieri. Questa volta, però, un 71enne di Francavilla Fontana avrebbe agito con violenza usando un coltello contro il figlio di 44 anni, che dopo 24 ore di agonia è morto nel tardo pomeriggio di oggi all’ospedale ‘Perrino’ di Brindisi.

Il genitore si trova in carcere con l’accusa che ora è di omicidio volontario. Per la vittima, invece, il pubblico ministero di Brindisi potrebbe nelle prossime ore disporre l’autopsia per chiarire la dinamica dei fatti. Il 44enne presenta ferite provocate “da un’arma di punta e taglio” su più parti del corpo.

A condurre le indagini sin dal primo momento sono stati i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Francavilla Fontana, che già ieri sera avevano fermato il 71enne per tentato omicidio. I militari hanno impiegato pochi minuti per ricostruire i fatti avvenuti all’esterno della loro abitazione che si trova fuori dal centro abitato del comune del Brindisino.

Alla base della lite di ieri, degenerata poi nell’accoltellamento mortale, potrebbero esserci i problemi di tossicodipendenza, come rilevato da fonti investigative, da cui era affetto il figlio. Rapporti tesi tra i due che andavano avanti ormai da diverso tempo. Ogni volta i toni durante i diverbi erano accesi, in un clima di perenne contrasto tra padre e figlio. La contesa – a quanto si apprende – era dovuta al denaro che il figlio pretendeva dal genitore.

Ieri il diverbio, però, si è spinto oltre ed è stato macchiato dal sangue. Il 44enne, condotto inizialmente in codice rosso all’ospedale di Francavilla Fontana, è stato trasferito poco dopo al ‘Perrino’, dove è morto oggi. Per l’indagato nelle prossime ore è atteso l’interrogatorio di convalida del fermo.
Davanti al gip il 71enne potrà fornire la propria versione dei fatti su quanto avvenuto ieri durante l’ultima, drammatica, lite con il figlio.

Bari, bimba di 3 mesi soffocata e uccisa dal padre. Definitiva la condanna a 29 anni: Difonzo torna in carcere

La Prima sezionale penale di Cassazione ha confermato la sentenza di appello bis emessa ad aprile dalla Corte d’Assise d’appello di Bari, rendendo così definitiva la condanna a 29 anni di carcere per Giuseppe Difonzo, il 36enne di Altamura accusato dell’omicidio volontario di sua figlia Emanuela, morta a 3 mesi per soffocamento al Pediatrico di Bari nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 2016.

Difonzo tornerà in carcere. Ha già scontato 4 anni in cella, di cui 3 di una precedente condanna per violenza sessuale. In primo grado era stato condannato a 16 anni con l’accusa di omicidio preterintenzionale, riqualificata nel settembre 2020 in omicidio volontario premeditato con la condanna all’ergastolo.

Nel marzo 2022 la Cassazione ha annullato la condanna e ha disposto la scarcerazione. Nel secondo processo di appello l’uomo ha ottenuto la concessione delle attenuanti generiche che gli hanno evitato l’ergastolo.