Guerriglia tra ultrà baresi e leccesi sull’A16, al via il processo: 11 indagati. Ascoltati i primi autisti – I NOMI

Lo scontro tra 11 ultras di Bari e Lecce avvenuto il 23 febbraio 2020 sull’A16, all’altezza dello svincolo per Foggia, approda in Tribunale. Sono coinvolti 6 tifosi biancorossi (il capo ultras Domenico Tarulli, Bartolomeo Colucci, Giuseppe Alberga, Daniele Di Fonte, Nicola Giardino e Vito Santamaria) e 5 giallorossi (Gabriele De Carlo, Mirko Quarta, Andrea Carlà, Paolo Ciccarese e Salvatore De Matteis). Tutti sono accusati a vario titolo di blocco stradale, rissa, danneggiamento a seguito di incendio e furto. Un ultras salentino ha scelto il rito abbreviato.

Il processo è iniziato con le testimonianze degli autisti che guidavano i tre pullman con a bordo i sostenitori biancorossi. Le due tifoserie erano venute a contatto ieri mentre percorrevano lo stesso tragitto autostradale. I tifosi baresi erano diretti a Castellamare di Stabia per l’incontro di calcio Cavese-Bari, quelli leccesi a Roma per l’incontro Roma-Lecce. Scoppiò una guerriglia tra sassaiola, lancio di petardi e fumogeni, minivan incendiati e aggressioni a colpi di spranghe.

“All’altezza di Cerignola ovest mi accorgo che in prossimità dello svincolo, sulla corsia di emergenza, vi erano due minivan con a bordo tifosi leccesi, pochi attimi dopo ho visto il pullman davanti al mio saltare ed alcuni pezzi di lamiera e copertone venire verso il mio mezzo, tant’è che ho dovuto scansarli per evitare danni. Tutti gli occupanti del mio pullman e di quello in avaria sono scesi dai mezzi, mi sono girato verso la strada e ho visto l’autostrada bloccata dai mezzi dei tifosi leccesi – il racconto di uno dei tre autisti -. A quel punto gli ultras si sono armati di mazze e bastoni, fumogeni e petardi e si sono lanciati contro i leccesi che in segno di sfida li aspettavano al centro della carreggiata. Subito dopo giungeva la massa degli altri tifosi baresi e lo scontro è diventato estremamente violento. Ho visto persone che rientravano ferite dal luogo dello scontro, ho visto fumo e ho realizzato che era stato incendiato qualche furgone. Quando lo scontro si è diradato gli occupanti del mio pullman sono saliti sul mezzo brandendo bandiere giallo-rosse, sciarpe e altri oggetti appartenuti ai leccesi che mostravano agli altri come bottino di guerra”.

Soldi e pranzi in cambio di commesse nella BAT, 14 arresti: tra loro diversi baresi – TUTTI I NOMI

In cambio di denaro, consulenze, lavori edilizi nelle proprie abitazioni, pranzi e percorsi benessere, alcuni dirigenti della Provincia Barletta-Andria-Trani (Bat), uno dei quali è stato arrestato, avrebbero affidato commesse a professionisti turbando ripetutamente la libertà degli incanti e omettendo di segnalare casi di conflitto di interesse. È quanto emerge dalle indagini della Guardia di finanza che oggi ha arrestato 14 persone con le accuse, a vario titolo, di corruzione e turbata libertà degli incanti.

In carcere: Francesco Gianferrini, 65 anni, di Canosa, ex dirigente del Comune di Trani, Vincenzo Guerra, 54 anni, di Triggiano, dirigente della Provincia Bat, Giuseppe Marselli, 37 anni, di Bitonto, dirigente della Provincia Bat, Paolo Misuriello, 53 anni, di Barletta, ingegnere.

Ai domiciliari: Giorgio Bellomo, 50 anni, di Bari, ingegnere, Gianluca Intini, 49 anni, di Castellana, ingegnere, Antonello Lattarulo, 50 anni, di Noci, ingegnere, Andrea Leone, 65 anni, di Andria, imprenditore, Giovanni Battista Guerra, 63 anni, di Trani, agronomo. Obbligo di dimora a Cellamare per Regina Ricciardi, moglie di Vincenzo Guerra. Divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per Gaetano Centanni, 60 anni, di Bari, Francesco Matera, 40 anni, di Barletta, Giovanni Rilievi, 42 anni, di Bitonto. Sospensione dai pubblici uffici per 6 mesi a carico di Francesco Lomoro, 49 anni, di Bari, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Barletta.

 

Estorsioni al porto di Santo Spirito, tra le vittime anche un poliziotto: si rifiutò di pagare. I nomi dei 4 arrestati

Le richieste, su base mensile, erano definite da un tariffario in base alle dimensioni del natante, da un minimo di 10 euro per i “gozzetti” ai 100 euro per i pescherecci, il tutto in un clima di omertà e di assoggettamento delle vittime, consapevoli, in caso di rifiuto, del rischio di furto della strumentazione installata a bordo o del danneggiamento degli stessi natanti, come ricostruito nell’attività investigativa.

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Acquaviva, agguato mafioso davanti alla sede della Teorema Spa: condannati due baresi

Un 36enne di Casamassima e un 55enne di Gioia del Colle sono stati condannati dal Tribunale di Bari rispettivamente a 7 anni e 6 mesi e a 7 anni di reclusione per l’agguato compiuto il 20 settembre 2018 nei confronti della società Teorema Spa di Acquaviva delle Fonti, azienda che si occupa di servizi di igiene, bonifiche ambientali e di costruzioni edili e stradali.

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