Arsenale di armi in garage a Casamassima: 7 ordini di espiazione pena nel Barese – TUTTI I NOMI

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Gioia del Colle coadiuvati da quelli di Noci, Alberobello e Conversano alle prime luci dell’alba di oggi hanno dato esecuzione a sette ordini di espiazione pena in regime carcerario, emessi dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale di Bari. Nello specifico si tratta di pene definitive emesse a seguito di una complessa ed articolata attività di indagine svolta dai Carabinieri di Gioia del Colle tra il 2006 ed il 2011 nei Comuni di Casamassima e Cellamare denominata “Strike” a cui seguì, nell’anno 2013, l’esecuzione di 15 provvedimenti restrittivi. Venivano contestati gli artt.73 e 74 D.P.R. 309/90 oltre al possesso di armi e munizioni a seguito del rinvenimento di un ingente quantitativo di mitragliette, fucili e pistole in un garage di Casamassima.

Gli ordini di espiazione sono stati notificati a: PALA Antonio, di anni 45, residente a Casamassima (anni 9, mesi 9 e giorni 23 di reclusione); DE IURE Domenico, di anni 46 anni, residente a Casamassima (anni 5, mesi 9 e giorni 26 di reclusione); GRIMANDI Giovanni Cosimo, di anni 37, residente a Casamassima (anni 8, mesi 5 e giorni 5 di reclusione); CARUCCI Cosimo, di anni 48, residente ad Alberobello (anni 5 e mesi 4 di reclusione); MATARRESE Oronzo, di anni 40, residente a Noci (anni 5 e mesi 5 di reclusione); LASELVA Michele, di anni 54 (anni 6 e mesi 2 di reclusione – già ristretto presso circondariale di Palermo); PAGNINI Sandra, di anni 57, residente a Conversano (anni 3 e mesi 5 di reclusione – sospensione contestuale della pena).

Mafia estorsioni e spaccio a Bari: Dda chiede 135 condanne per affiliati al clan Strisciuglio – I NOMI

La Dda di Bari ha chiesto 135 condanne a pene comprese tra i 20 anni e i 22 mesi di reclusione per altrettanti imputati nel processo a capi e affiliati del clan mafioso Strisciuglio di Bari, accusati di associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga e armi, estorsioni a commercianti, lesioni e una rissa nel carcere di Bari risalente al gennaio 2016 che coinvolse 41 detenuti con lamette e taglierini, nella quale rimasero feriti anche alcuni agenti penitenziari.

Al termine della requisitoria, nell’aula bunker del Tribunale di Bitonto, i pm Iolanda Daniela Chimienti e Marco D’Agostino hanno fatto le richieste di condanna per i 135 imputati che hanno scelto il rito abbreviato (altri 15 sono stati rinviati a giudizio) .

Per 103 imputati le richieste della Direzione Distrettuale Antimafia superano i 10 anni di reclusione. Tra questi ci sono i boss Vito Valentino, Lorenzo Caldarola, Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo, Vito Catacchio e Giacomo Campanale, che rischiano la condanna più alta, in quanto capi clan, a 20 anni di carcere. Per i figli di Caldarola, Francesco e Ivan, sono state chieste condanne rispettivamente a 16 e a 12 anni di reclusione. L’indagine di polizia e carabinieri, denominata «Vortice maestrale», ha ricostruito – anche grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia – gerarchia e attività illecite del clan, dal 2015, per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, roccaforte storica del gruppo mafioso, San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle e Conversano.

Tra gli episodi contestati ci sono un tentativo di intimidazione alla famiglia di un «pentito» della provincia, con 600 grammi di tritolo lasciati davanti alla porta di casa, aggressioni con mazze da baseball per donne contese, lettere dal carcere con ordini di uccidere, droga e telefonini fatti entrare nelle celle con fionde, droni o tramite parenti in visita. Nel processo, che si celebra dinanzi alla gup del Tribunale di Bari Antonella Cafagna, sono costituiti parti civili l’associazione Libera e il Comune di Bari, che prenderanno la parola all’udienza del 26 maggio. E’ già stato stilato un calendario di udienze per le discussioni delle difese fino a dicembre, quando è prevista la sentenza.