Voto di scambio e mafia a Bari, al via il processo: Olivieri, Savinuccio e Tommy Parisi chiedono di essere interrogati

L’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, il boss del quartiere Japigia di Bari, Savinuccio Parisi, e suo figlio Tommaso, alias Tommy, cantante neomelodico, hanno chiesto di essere interrogati. Le richieste sono state presentate, dai loro legali, nel corso dell’udienza celebrata ieri del processo che prende vita dall’inchiesta Codice interno della Dda.

Olivieri, Savino e Tommy Parisi hanno scelto il rito abbreviato insieme ad altri 106 imputati. Durante l’interrogatorio di garanzia Savinuccio Parisi rispose alle domande del gip spiegando come le contestazioni a lui rivolte fossero già state giudicate nell’ambito dell’inchiesta “Do ut des”, con la quale fu scoperto il sistema di estorsioni del clan nei cantieri edili della città. Tommy Parisi rilasciò invece dichiarazioni spontanee dicendosi “estraneo” agli affari illeciti di famiglia e ribadendo come la sua unica attività sia legata alla musica, mentre Olivieri ha sostenuto un interrogatorio investigativo con il procuratore Roberto Rossi ammettendo di aver comprato voti per favorire l’elezione della moglie alle Comunali di Bari del 2019, negando però i rapporti con esponenti della mafia barese. Tutti e tre si trovano in carcere dal 26 febbraio scorso, data in cui furono eseguiti i 130 arresti.

Voto di scambio e mafia, la strategia di Olivieri: processo con l’abbreviato per evitare i 10 anni di condanna

Giacomo Olivieri, l’ex consigliere regionale e marito di Maria Carmen Lorusso è finito in carcere lo scorso 26 febbraio con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso ed estorsione, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato condizionato. L’obiettivo è quello di evitare la condanna di 10 anni, da scontare comunque in carcere, cercando di avvicinarsi più ai 5 anni di pena.

Tutti i 124 indagati dell’inchiesta Codice Interno che ha evidenziato l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico, politico e sociale della città di Bari saranno processati a luglio. Oltre a Giacomo Olivieri, ci sono la moglie Maria Carmen Lorusso (ex consigliera comunale di Bari), il padre di lei, Vito Lorusso, ex primario dell’Oncologico di Bari, ma anche gli esponenti dei clan Parisi-Palermiti (Savino Parisi, Eugenio Palermiti, Tommy Parisi, Giovanni Palermiti, Tommaso Lovreglio) Montani e Strisciuglio.

La prima udienza è stata fissata il 2 luglio davanti alla Seconda sezione penale. Gli imputati, nel corso degli interrogatori, non hanno cambiato il quadro accusatorio e ora toccherà ai loro avvocati cercare di capovolgere la situazione. Il reato di voto di scambio politico-mafioso è contestato a 19 persone, in totale sono 38 i capi di imputazione invece per l’associazione mafiosa Parisi-Palermiti.

Olivieri si trova nel carcere di massima sicurezza di Lanciano. Trattandosi di fatti di mafia, si trova lì perché deve trascorrere la custodia cautelare nel circuito della cosiddetta alta sicurezza. È rinchiuso in una cella doppia della sezione Alta Sicurezza 3 (tra cui ci sono i reati mafiosi), il regime carcerario però è durissimo e sotto solo a quello del 41bis. Sono previste solo 4 telefonate al mese con i familiari, mentre con la moglie i colloqui e i contatti sono interrotti dal giorno dell’arresto. Nei suoi confronti va ricordato che è stato aperto anche un procedimento da parte dell’Ordine degli avvocati.

“La caccia è a te sei fatto”, Olivieri svela la talpa nell’interrogatorio: “Canonico mi disse che ero intercettato”

Canonico, va precisato, non risulta indagato in questo filone d’inchiesta, ma nell’altro in cui il reato è sempre quello del voto di scambio in cui sono coinvolti l’ex consigliera comunale di Bari, Francesca Ferri, e il suo compagno Filippo Dentamaro. Il caso però è spinoso e riguarda la possibile ennesima fuga di notizie.

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Olivieri conferma: “Ho comprato voti con soldi, regali e buoni benzina”. Poi si difende: “Estraneo alla mafia”

Giacomo Olivieri, durante l’interrogatorio che si è tenuto lunedì scorso a Bari, ha ammesso di aver comprato voti pagando e offrendo buoni benzina, spesa e regali per far eleggere la moglie, Maria Carmen Lorusso, al Comune di Bari, ma allo stesso tempo ha negato di sapere che quelli a cui stava chiedendo voti erano persone vicine ai clan baresi.

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“Un piano per screditare Biga”, Olivieri e Antonio condannati in Appello: “Nessun condizionamento”

La condanna arriva in Appello dopo l’assoluzione in primo grado. La sentenza c’è stata il 21 febbraio, 5 giorni prima del blitz che ha portato all’arresto di 135 persone, ma è stata notificata solo due giorni fa. Non viene detto tutto nel pezzo pubblicato da La Gazzetta del Mezzogiorno e per questo ci teniamo noi a farlo.

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