Omicidio a Sannicandro, il 19enne Gabriele Decicco ucciso a colpi di pistola: fermato il presunto killer

È stato fermato il presunto assassino di Gabriele Decicco, il 19enne ucciso la sera del 17 dicembre in pieno centro a Sannicandro di Bari. Si tratta di Alessio Gagliardi.

La vittima morì a causa delle diverse ferite provocate da colpi d’arma da fuoco concentrate per lo più tra addome e torace. Dall’autopsia effettuata sulla salma della giovane vittima è emerso che i colpi sparati sono stati tanti e hanno provocato lacerazioni gravi e profonde.

Omicidio a Ceglie, il 38enne Nardev Singh ucciso per testare la pistola: due ragazzi subito a processo

Il pm della Procura per i minorenni di Bari, Caterina Lombardo Pijola, ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i due ragazzi, all’epoca dei fatti 17enni, accusati di aver sparato e ucciso il 38enne di nazionalità indiana Singh Nardev, trovato senza vita all’esterno di un capannone di Ceglie il 31 maggio scorso.

Il processo partirà il il prossimo 15 maggio. Secondo quanto sostenuto dall’accusa, i due ragazzi avrebbero ucciso la vittima per testare il funzionamento di una pistola appena comprata su un bersaglio umano. 

Le accuse ipotizzate sono quelle di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, e detenzione e porto abusivo d’arma da fuoco e ricettazione. Per la stessa vicenda è indagato ance un ragazzo maggiorenne. Tutti sono stati arrestati il 15 novembre scorso. 

Bari, omicidio Ladisa al Libertà: il 36enne Daniele Musciacchio condannato a 18 anni e 6 mesi

La Corte d’Assise di Bari ha condannato a 18 anni e 6 mesi di reclusione il 36enne Daniele Musciacchio, finito a processo per l’omicidio di Nicola Ladisa, ucciso a Bari il 28 dicembre 2023 con sette colpi di pistola.

La Corte ha concesso le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate e ha condannato Musciacchio a risarcire la moglie e la figlia della vittima, costituite parte civile e nei cui confronti è stata prevista una provvisionale da 50mila euro a testa. La Procura aveva chiesto la condanna a 21 anni.

L’omicidio avvenne la mattina di quel giorno in via Canonico Bux, nel quartiere Libertà di Bari. Ladisa, 42 anni, era il cognato del suo presunto killer, e il movente del delitto sarebbe legato a dissapori di natura economica relativi a un’eredità lasciata ai figli dal padre della vittima, morto qualche settimana prima. Musciacchio fu arrestato poche ore dopo il delitto.

Mesagne, spara e uccide la cognata: Adamo Sardella a processo per l’omicidio di Irene Margherito

Il gup del tribunale di Brindisi, Simone Orazio, ha rinviato a giudizio il 55enne Adamo Sardella, accusato dell’omicidio volontario, aggravato dai futili motivi, della cognata Irene Margherito.

L’omicidio avvenne il 26 maggio del 2024 nell’area esterna di un’azienda a Mesagne. La 47enne fu colpita con un proiettile alla nuca mentre si trovata in auto con il nuovo compagno e morì il giorno dopo in ospedale.

Sardella si trova in carcere e risponde anche dell’accusa di tentato omicidio dell’uomo che era in auto con la vittima e di porto abusivo di arma da fuoco in luogo pubblico. All’origine del delitto alcuni dissapori in famiglia. Il processo inizierà il prossimo 13 maggio.

Altamura, il 30enne Cavotta ucciso davanti a moglie e figlio: un abbreviato e un rinvio a giudizio 21 anni dopo

La sera dell’11 ottobre 2003, ad Altamura (Bari), avrebbero ucciso con sette colpi di pistola e due di fucile Massimiliano Cavotta, 30 anni, mentre tornava a casa insieme alla moglie e al figlio di tre anni, che riuscirono a mettersi in salvo. Per quell’omicidio in due, Giovanni Loiudice (63 anni) e Nicola Centonze (48), sono stati arrestati lo scorso novembre, a distanza di 21 anni dal fatto.

Oggi Loiudice è stato ammesso a rito abbreviato (si discuterà il prossimo 8 aprile) e Centonze è stato rinviato a giudizio davanti ai giudici della Corte d’Assise di Bari. I due rispondono di omicidio volontario premeditato, detenzione e porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

La decisione è arrivata stamattina da parte della gup Paola Angela De Santis. Secondo quanto ricostruito dalla Dda di Bari, Cavotta fu ucciso perché, in passato, avrebbe avuto dei contrasti con alcuni esponenti della criminalità organizzata altamurana e, nel febbraio precedente, avrebbe ferito a colpi di pistola proprio Loiudice. Il suo omicidio, dunque, sarebbe stato ordinato come ritorsione.

Nel processo si sono costituiti parte civile la Regione Puglia, il Comune di Altamura e i parenti di Cavotta, assistiti dall’avvocato Angelo Dibenedetto. Lo scorso 20 febbraio Centonze, ex collaboratore di giustizia, è stato arrestato (mentre era già in carcere) perché ritenuto il coordinatore dell’attentato dinamitardo del 5 marzo 2015, avvenuto nel locale Green Table di Altamura, in cui rimase ucciso il calciatore 27enne Domenico Martimucci.

Omicidio a Francavilla, accoltella e uccide il figlio. Angelo Argentina: “Voleva soldi per la droga mi sono difeso”

“Voleva i soldi per la droga. Mi ha aggredito”. Sono alcune delle frasi che questa mattina Angelo Argentina, il 71enne in carcere per aver ucciso il figlio, Stefano di 44 anni, ha pronunciato davanti al gip del tribunale di Brindisi, Vittorio Testi, nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto.

Il 71enne ha reso spontanee dichiarazioni al giudice, evidenziando anche “di non ricordare di aver impugnato un coltello”. L’arma, che avrebbe colpito all’addome il 44enne, non è stata ancora trovata dai carabinieri che indagano sull’accaduto. L’arresto di Angelo Argentina, difeso dall’avvocato Massimo Romata, è stato convalidato dal gip.

Ora l’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela e dai futili motivi. Il 71enne si trova in carcere da mercoledì pomeriggio poche ore dopo la lite avvenuta all’esterno dell’abitazione che si trova tra Francavilla Fontana e Villa Castelli.

Il 44enne è morto ieri pomeriggio a 24 ore dal diverbio con il padre, poi degenerato. La vittima è stata colpita all’addome con un coltello. Per chiarire le cause della morte la procura di Brindisi nelle prossime ore disporrà l’autopsia.

Lite familiare a Francavilla Fontana, accoltella e uccide il figlio 44enne: oggi l’interrogatorio di Angelo Argentina

Si terrà questa mattina davanti al gip del tribunale di Brindisi l’interrogatorio di garanzia del 71enne Angelo Argentina, accusato di aver accoltellato e ucciso il figlio Stefano, di 44 anni, al termine di un litigio.

La vittima è morta nel tardo pomeriggio di ieri nell’ospedale Perrino di Brindisi. Il diverbio era avvenuto il giorno prima, all’esterno dell’abitazione dei due, alla periferia di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi.

Il 71enne si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario, per aver colpito a morte il figlio all’addome. Nelle prossime ore, intanto, la Procura potrebbe disporre l’autopsia sul cadavere del 44enne.

Omicidio Di Giacomo a Poggiofranco, il figlio rompe il silenzio: “Vogliamo giustizia. I Vassalli lo hanno perseguitato”

“Su nostro padre sono state riportate troppe cose inesatte. Era un professionista esemplare, ci manca tantissimo e non ha mai avuto problemi con nessuno. Nei cinque mesi di indagine abbiamo scelto di rimanere in silenzio, affidando le nostre speranze al lavoro della magistratura. Ora però abbiamo deciso di chiarire alcune cose sulla causa civile iniziata del 2019 e ripresa contro me, mio fratello e mia madre, gli eredi di mio padre. La cosa principale, e che non sempre è stata riportata correttamente, è che la causa è ancora in corso e ancora non c’è nulla di concreto. E poi che si tratta di una causa civile”.

Queste sono le parole di Luca Di Giacomo, figlio di Mauro, il fisioterapista ucciso a Bari la sera del 18 dicembre 2023 sotto la sua abitazione a Poggiofranco da Salvatore Vassalli.

“Era un punto di riferimento per tutti quelli che hanno lavorato con lui – le sue parole in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno -. E lo testimonia il fatto che in oltre 30 anni di carriera sia stato costretto a difendersi solo in un’occasione, nel 2019. Quella della famiglia di Vassalli è stata una vera e propria persecuzione nei confronti di mio padre, che ormai dura da sei anni. Trovo sia assurdo che si ostinino a cercare un qualcosa da noi. Da parte loro non sono mai arrivate scuse, né una lettera né nulla. Anzi, dalla scelta della figlia di far ripartire la causa contro la mia famiglia si capisce come vogliano fare di tutto, tranne che porgerci delle scuse”.

“Noi stiamo andando avanti, ognuno di noi con la propria vita e i propri problemi. Dopo il delitto sono entrato in terapia, e questo penso possa far capire che brutta botta sia stata. Ma per quanto possibile, io e la mia famiglia cerchiamo di essere presenti a ogni udienza. Speriamo ci sia giustizia per papà, perché se lo merita e perché si è cercato in ogni modo di infangare la sua memoria – conclude -. Cosa mi manca? Tutto, a partire dalla sua presenza. Mi manca non poter andare allo stadio con lui o non poterci contare. Collaborava con me a una testata per la quale lavoro, aiutandomi con pareri medici sugli infortuni dei calciatori. Il pomeriggio di quel maledetto 18 dicembre mi mandò un messaggio, chiedendomi se andasse bene una foto a corredo del pezzo che aveva mandato. Rivedere quei messaggi mi fa sentire ancora di più la sua mancanza”.

San Severo, Mario La Pietra ucciso dalla moglie. L’autopsia conferma: “Fatale una sola coltellata all’addome”

È stata una sola coltellata all’addome a uccidere Mario La Pietra, il 30enne muratore di San Severo (Foggia) morto nella notte tra il 5 e il 6 marzo per le conseguenze del fendente sferrato dalla convivente sua coetanea che agli inquirenti ha parlato di “una tragica fatalità” e ha detto di averlo colpito involontariamente.

La conferma dell’unico colpo arriva dall’autopsia eseguita dal professore Francesco Introna (incaricato dalla procura di Foggia) sul cadavere dell’uomo morto per shock emorragico al termine dell’intervento chirurgico a cui i sanitari lo hanno sottoposto nel tentativo di salvargli la vita.

L’esame autoptico si è svolto ieri mattina presso l’ospedale di San Severo ed è durato circa cinque ore. Hanno assistito anche i consulenti delle parti. Serviranno 90 giorni per il deposito della perizia anche con i risultati degli esami tossicologici a cui la vittima è stata sottoposta e per rispondere a tutti i quesiti posti dalla procura in relazione alla compatibilità, tra le altre cose, dell’arma sequestrata nell’appartamento, ovvero un coltello da cucina, con la ferita provocata all’uomo.

Intanto nel pomeriggio di ieri nel chiostro di palazzo Celestini, sede del comune di San Severo, si è svolta la cerimonia di piantumazione di un albero di mimose in memoria del 30enne voluta dall’amministrazione comunale per dire “no ad ogni forma di violenza”. Presenti, tra gli altri, i parenti della vittima, tra cui la mamma che ha chiesto “giustizia per il figlio”.

San Severo, Mario La Pietra ucciso dalla moglie: lei confessa e torna libera. Per la Procura è omicidio aggravato

“Una tragica fatalità”. Così Soccorsa Marino ha definito la morte di suo marito, il 30enne Mario La Pietra, ucciso con una coltellata all’addome durante una colluttazione in casa.

La donna ha confessato dopo essere stata fermata, l’avvocato assicura che secondo il suo racconto “non c’è stata alcuna volontarietà”, ma la tesi della Procura è quella di omicidio con l’aggravante di aver commesso i reati nei confronti di una persona legata al colpevole da stabile convivenza. Questo comporta una pena minima di 24 anni e una pena massima di 30.

La donna è in stato di shock, non è stata arrestata dopo l’interrogatorio, è infatti libera e si trova a casa dei genitori. All’origine della tragedia una lite degenerata. Lui l’aggredisce, lei con in braccio il figlio più piccolo lo colpisce con una coltellata all’addome. È lei stessa poi a telefonare il 112 dopo essersi conta della gravità e a richiamare l’attenzione dei vicini urlando.

La corsa in ospedale dell’ambulanza non serve, Mario muore poco dopo. Le indagini stabiliranno se si è trattato di una reazione disperata, colposa o preterintenzionale, a un’aggressione o davvero un incidente letale.

Martedì prossimo in procura a Foggia sarà conferito l’incarico ai periti per eseguire l’autopsia. Dagli esiti dell’esame autoptico e da quelli degli investigatori, dovrebbero giungere elementi che permetteranno agli organi investigativi di avere un quadro cristallizzato di quanto accaduto nell’abitazione. Intanto i carabinieri sono ritornati nell’abitazione insieme al reparto investigazioni scientifiche per analizzare la scena.