Vito Campanile è il nuovo direttore sanitario dell’Oncologico di Bari: raccoglie l’eredità di Milella

Vito Campanile è stato nominato direttore sanitario dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, dal direttore generale Alessandro Delle Donne.

“Innanzitutto – affermano Delle Donne e il presidente del Consiglio di indirizzo e verifica Gero Grassi – ringraziamo per l’impegno profuso, per la professionalità e per la profonda umanità il dottor Pietro Milella, che ha dato un importante contribuito all’organizzazione e al rilancio dell’Istituto. Poi diamo il benvenuto al dottor Campanile, certi che con la sua esperienza e le sue competenze darà un prezioso apporto all’Ente”.

Campanile è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Bari con una tesi in Medicina del Lavoro ed è specializzato in Igiene e Medicina preventiva e in Medicina del Lavoro. Già direttore sanitario delle Asl di Barletta-Andria-Trani e Brindisi, da giugno scorso a oggi è stato direttore medico dell’ospedale civile “Lorenzo Bonomo” di Andria.

Oncologico Bari, soldi dai pazienti per saltare le liste d’attesa: chiesto il rinvio a giudizio per Vito Lorusso

L’oncologo è il padre dell’ex consigliera comunale di Bari, Maria Carmen Lorusso, arrestata lo scorso 26 febbraio con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso alle elezioni del 2019. Nell’ambito di questa indagine lui stesso è stato nuovamente arrestato ed è attualmente ai domiciliari perché, per favorire l’elezione della figlia, avrebbe stretto un accordo con Massimo Parisi,

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Tumori del fegato, 150esimo trattamento di radioembolizzazione: traguardo speciale per l’Oncologico di Bari

Importante traguardo per l’Istituto Tumori di Bari dove, nei giorni scorsi, è stata eseguita la 150° procedura di radioembolizzazione di un tumore del fegato, un intervento che prevede la somministrazione di un farmaco radioattivo, l’ittrio 90, per distruggere il tumore salvaguardando i tessuti sani dell’organo. Si tratta di una tecnica eseguita in pochi centri in tutta Italia, per la quale l’Istituto Tumori di Bari è punto di riferimento, sia per il numero di trattamenti eseguiti, sia l’esperienza maturata negli anni: la prima radioembolizzazione è stata fatta qui nel 2016.

«In 8 anni, 150 interventi», così il direttore generale Alessandro Delle Donne. «Questo significativo risultato rappresenta una garanzia per i pazienti e motivo d’orgoglio per il personale impegnato, i team di oncologia interventistica e di fisica sanitaria, che possono vantare professionalità e competenze acquisite negli anni, in sala operatoria e al letto del paziente. Grazie al loro lavoro, questo Istituto ha la possibilità di proporre a tanti pazienti con un tumore grave, spesso non operabile, un’opzione terapeutica efficace, poco invasiva, tarata a misura del singolo paziente».

La tecnica prevede la somministrazione di un farmaco radioattivo che viene importato dall’estero, nella dose terapeutica specifica per singolo paziente. Il farmaco viene quindi iniettato nell’arteria epatica con una semplice puntura dell’arteria femorale, senza incisioni. L’intera procedura, durante la quale il paziente è sveglio e vigile, dura appena qualche minuto. Il farmaco iniettato resta attivo per circa 3 mesi e agisce portando alla necrosi del tumore senza danneggiare i tessuti sani del fegato. Il paziente può essere sottoposto a questo tipo di procedura solo dopo attenta valutazione del team multidisciplinare che lo segue e dopo una prima fase di diagnosi che verifica la fattibilità del trattamento. L’intera procedura è resa possibile anche grazie alla collaborazione con l’unità operativa di medicina nucleare del Policlinico di Bari, con la quale l’istituto oncologico ha sottoscritto una specifica convenzione. Dopo l’intervento, il paziente si sottopone ad una serie di controlli per verificare l’efficacia del farmaco sul tumore.

«Questi interventi di alta complessità – commenta il presidente del Consiglio di Indirizzo e Verifica dell’Istituto, Gero Grassi – hanno consentito in questi anni a tanti pazienti pugliesi di curarsi a casa propria, senza faticosi e costosi viaggi della speranza».

Riabilitazione oncologica, nuovo ambulatorio all’Istituto Tumori di Bari: “Per il benessere globale del paziente”

Al via, da questa mattina, il nuovo ambulatorio di medicina fisica e riabilitazione dell’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Due le novità. La prima riguarda l’assunzione della dott.ssa Patrizia Dicillo, medico fisiatra, che coordinerà il lavoro dei fisioterapisti già in servizio. La dott.ssa Dicillo si occuperà, in particolare, della riabilitazione oncologica e del recupero delle funzioni dei pazienti, sia quelli ricoverati, sia quelli ambulatoriali, sia coloro che, in cura presso altre strutture, vorranno rivolgersi all’ambulatorio dell’oncologico barese. L’attività di riabilitazione oncologica procederà di pari passo con gli interventi di fisiokinesiterapia già assicurati da due fisioterapisti dell’Istituto. La seconda novità, invece, riguarda l’allestimento dell’ambulatorio nell’ex biblioteca, al piano terra dell’Istituto, in una sala che sarà progressivamente attrezzata con tutto ciò che occorre per la medicina riabilitativa.

“Prende progressivamente forma – così il direttore generale dell’Istituto Tumori, Alessandro Delle Donne – il costante ammodernamento del nostro Istituto, reso possibile non solo dall’assunzione di nuovi professionisti ma anche dall’allestimento di spazi più ampi, più confortevoli, meglio attrezzati. Siamo particolarmente orgogliosi di questo inizio, che potenzia un servizio molto apprezzato e molto richiesto dai nostri pazienti visto che fisiatria e fisioterapia incidono positivamente nel percorso di cura dei pazienti oncologici. Ed è proprio questo che vogliamo sperimentare in questo Istituto: non occuparci solo della cura del tumore, ma del benessere globale del paziente”.

“La riabilitazione oncologica – spiega la dott.ssa Dicillo – è una tappa fondamentale del percorso di cura dei pazienti con tumore perché permette di limitare i danni e gli effetti collaterali della chemioterapia, della radioterapia oppure degli interventi chirurgici. Pensiamo, per esempio, alle pazienti che hanno subito una mastectomia e che possono quindi avere problemi con la mobilità della spalla o linfedema. I trattamenti riabilitativi, specie se precoci, permettono di migliorare la qualità di vita dei pazienti durante e dopo i trattamenti”.

“Si tratta – commenta Gero Grassi, presidente del Consiglio di Indirizzo e Verifica dell’Istituto – di un ulteriore passo avanti verso una medicina che mette al centro la persona e che, oltre alla cura della malattia, si preoccupa di garantirgli il più rapido ritorno alla normalità”.