Bari, il pentito Domenico Milella ci ricasca: l’ex braccio destro di Palermiti arrestato per droga a Genova

C’è anche il nome del pentito Domenico Milella, ex braccio destro di Eugenio Palermiti a Japigia diventato collaboratore di giustizia, nella lista delle persone arrestate questa mattina nell’ambito dell’operazione condotta dalla polizia di Genova che ha smantellato un’organizzazione criminale e un vasto traffico di sostanze stupefacenti ramificato in 5 regioni italiane, tra cui la Puglia, e in Spagna. Milella è stato fondamentale con le sue dichiarazioni nelle ultime inchieste più importanti dell’antimafia a Bari e dal 2020 vive in una località protetta insieme alla sua famiglia.

In questa inchiesta, come riportato da Repubblica, è coinvolto nell’episodio relativo a una presunta compravendita di stupefacenti nei pressi di un supermercato, degenerata poi in un tentativo di rapina da parte degli acquirenti. Secondo le indagini Milella avrebbe fatto parte di un gruppo criminale, in cui sono anche altri pugliesi, e operativo in Liguria nell’ambito della vendita e cessione di stupefacenti.

Mafia a Bari, omicidio Rafaschieri a Carbonara. Dall’ergastolo a 20 anni: sconto di pena per Giovanni Palermiti

Sconto di pena in appello per Giovanni Palermiti e Filippo Mineccia, imputati per l’agguato mafioso del 24 settembre 2018, a Bari, in cui fu ucciso Walter Rafaschieri e ferito suo fratello Alessandro. La Corte d’Assise d’Appello di Bari ha ridotto a 20 anni la condanna per Palermiti, condannato all’ergastolo in primo grado, e a 18 anni per Mineccia (20 anni in primo grado). Nei confronti di Palermiti è stata esclusa l’aggravante della premeditazione e sono state riconosciute le attenuanti generiche. Palermiti, figlio del boss del quartiere Japigia di Bari Eugenio, è considerato dagli inquirenti l’organizzatore e l’esecutore del delitto. Sconto di pena anche per il collaboratore di giustizia Domenico Milella, condannato dai giudici di secondo grado a otto anni di reclusione (da nove anni e quattro mesi).

I giudici hanno anche disposto l’esclusione del Comune di Sammichele di Bari tra le parti civili: nell’inchiesta era coinvolto anche l’ex comandante della polizia locale di Sammichele, Domenico D’Arcangelo, accusato di aver fornito un alibi a Palermiti inducendo una vigilessa a redigere una multa falsa nei suoi confronti, in modo da attestare la presenza di Palermiti in un altro luogo rispetto a quello dell’omicidio. In primo grado era stato condannato a cinque anni.

Uccisa per errore in discoteca, Antonella Lopez e la relazione con Palermiti. La nonna: “Vedeva del buono in tutti”

“Sia io che la madre rimproveravamo Antonella per le sue frequentazioni, ma lei era una ragazza che vedeva del buono in tutti e diceva non è che perché uno è figlio o fratello a quello significa per forza qualcosa”. Queste sono le parole proferite in aula da Francesca Maggi, la nonna di Antonella Lopez, la 19enne uccisa nella notte tra il 21 e il 22 settembre al Bahia Beach di Molfetta, durante il processo per l’assassino di Ivan Lopez, avvenuto il 29 settembre 2021 a San Girolamo dove sono imputati Davide Lepore e Giovanni Didonna per con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso.

Nel corso dell’udienza la pm ha chiesto chiarimenti in merito alle frequentazioni della nipote. Ad ucciderla per errore il 21enne Michele Lavopa, Antonella si trovava in compagnia di Eugenio Palermiti con il quale aveva da tempo una relazione. “Lei mi diceva mamma – perché mi chiamava mamma – non collegare perché uno è figlio o fratello di qualcuno… tutti hanno del buono”, ha ribadito.

 

Spaccio, armi e agguati: a Bari condanne definitive per 7 affiliati del clan Parisi-Palermiti

I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito sette ordini di carcerazione, emessi dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Bari (ufficio esecuzioni penali), nei confronti di altrettante persone colpite da sentenze definitive di condanna, per gravi reati commessi in Bari tra il 2015 e il 2019 da soggetti appartenenti e contigui al clan Parisi – Palermiti, egemone in quegli anni nei quartieri Japigia e Madonnella di Bari e in diverse parti della provincia.

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotte, in diverse fasi, mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, attività tecniche, supportate da diverse dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno consentito, già nel novembre del 2019, l’esecuzione di 15 provvedimenti cautelari.

L’inchiesta trae origine dal rinvenimento e sequestro di un imponente arsenale e deposito di droga operato nel capoluogo dai Carabinieri il 16 ottobre 2014.

Le successive investigazioni permettevano di elevare le seguenti contestazioni:

– l’esistenza e l’operatività del sodalizio mafioso denominato clan Parisi – Palermiti che consolidava la propria forza intimidatrice mediante azioni violente, finalizzate alla commissione di numerosi reati, traendone così ingenti profitti illeciti, egemonizzando il controllo criminale della zona;

– la riconducibilità al predetto sodalizio delle armi e della droga rinvenuti il 16 ottobre 2014;

– l’intervento diretto da parte dei vertici del clan in occasione di contrasti sorti in seno al sodalizio, ovvero con terzi rivali; in proposito, è stata documentata l’esplosione di colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio al circolo U.C. Japigia, avvenuta il 15 marzo 2015, gestito dal genitore di un giovane che, a sua volta, si era reso responsabile del ferimento a colpi d’arma da fuoco di un affiliato dell’organizzazione; ed ancora, l’intervento intimidatorio dei vertici nei confronti di un affiliato responsabile di aver malmenato, senza preventiva autorizzazione, un diretto sodale per divergenza sulla custodia di una partita di droga;

– la gestione, in regime di monopolio, di tutte le piazze di spaccio nei quartieri Japigia e Madonnella, alimentandole con regolarità di cocaina, hashish e marjuana, utilizzando per lo spaccio al dettaglio una folta rete di spacciatori che si avvalevano di comunicazioni telefoniche criptiche, nonché di numerose e sempre nuove utenze telefoniche intestate in modo fittizio a terze persone.

Nel corso dell’indagine sono state tratte in arresto 23 persone, sequestrando un considerevole quantitativo di sostanze stupefacenti. Le pene inflitte con gli odierni provvedimenti oscillano tra i sei ed i diciotto anni di reclusione.

Antonella uccisa per errore, la mamma di Palermiti a Le Iene: “Tragedia nata da ignoranza e fame di potere”

Sulla tragedia che si è consumata il 21 e il 22 settembre scorsi al Bahia Beach di Molfetta, con la 19enne Antonella Lopez uccisa per errore dal 21enne Michele Lavopa, ha acceso i riflettori anche il programma Mediaset de Le Iene, con il giornalista Giulio Golia che ha intervistato la mamma di Palermiti e il 26enne Davide Rana, uno dei quattro feriti assieme a Eugenio Palermiti, Gianmarco Ceglie e Francesco Crudele.

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Certificati falsi, il sistema ideato dai Palermiti per lasciare il carcere: medici al servizio del clan

Nell’ambito del processo legato alla maxi inchiesta Codice Interno, emerge un altro retroscena sui Palermiti. Nelle chat depositate durante l’udienza di due giorni fa si nota il modus operandi utilizzato dal clan per far uscire dal carcere alcuni affiliati o esponenti.

Tra loro Aldo Primavera, arrestato per detenzioni di 22 chili di cocaina. Nel 2020 la moglie cercò in tutti i modi di farlo uscire dal carcere, tramite certificati medici falsi. Dopo alcuni tentativi non andati a buon fine, decise di rivolgersi a Gianni Palermiti. “Lui può uscire solo con la comunità, se risulta tossico… Visto che quello di Trani conosci tu perché non vai a sentire?”. Così alcuni medici si sarebbero prestati a produrre documentazione falsa.

I poliziotti, sul caso, hanno espresso “perplessità circa le attestazioni che il Serd di Andria ha rilasciato in relazione al percorso riabilitativo di Primavera, a dire della stessa moglie redatto senza che il paziente fosse sottoposto ad alcuna visita”, si legge nelle carte riportate da Repubblica. Primavera riuscì dopo due anni a lasciare il carcere e usufruire di misure alternative.

 

Lavopa armato in discoteca, blitz di Palermiti il 9 settembre al San Paolo. Antonella usciva con lui da pochi giorni

Antonella Lopez, la 19enne uccisa nella notte tra sabato e domenica al Bahia Beach di Molfetta, e Eugenio Palermiti, il 20enne nipote e omonimo del capoclan del quartiere Japigia di Bari, si frequentavano da pochi giorni. A raccontarlo è stato un’amica della ragazza ai Carabinieri del Nucleo investigativo che coordinano le indagini.

Secondo quanto emerso dalle indagini, lo scorso 9 settembre Palermiti è andato al San Paolo, quartiere dove abita Lavopa, e ha minacciato con un’arma alcuni ragazzi che si trovavano seduti ai tavolini nei pressi di un distributore di servizio di viale Europa. Da qui la decisione di Lavopa nel procurarsi un’arma e di portarla “dove non ci sono mai perquisizioni”, ovvero in discoteca.

“I rampolli di alcune famiglie di mafia baresi abbiano scelto le discoteche come luogo per regolare i conti nell’immediato, o comunque per misurarsi e dimostrare la superiorità del clan di appartenenza”, ricostruisce il gip nell’ordinanza che ha portato alla convalida del fermo del 21enne Lavopa. I rampolli hanno “individuato nelle serate di intrattenimento il luogo dove fronteggiarsi armati, al fine, per un verso, di dimostrare le proprie capacità criminali, dall’altro di affermare il predominio criminale del sodalizio di riferimento”, si legge nelle carte.

Antonella Lopez uccisa per errore, Lavopa resta in carcere. Il gip: “Indole violenta è inserito in circuiti criminali”

Una “particolare inclinazione a delinquere”, una “personalità avulsa dalle comuni regole della convivenza civile” e l’inserimento “in più ampi circuiti criminali”. E ancora, “l’indole violenta” e la “spavalda ostentazione del possesso dell’arma”.

Si legge questo nell’ordinanza con cui, ieri, il gip di Bari Francesco Vittorio Rinaldi ha convalidato il fermo di Michele Lavopa, il 21enne accusato di aver ucciso la 19enne Antonia Lopez nella discoteca ‘Bahia’ di Molfetta (Bari) la notte tra sabato e domenica. Lavopa è accusato di omicidio volontario e tentato omicidio aggravati dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di arma e ricettazione.

Il gip ha convalidato il fermo considerando “concreto” il pericolo di fuga di Lavopa e il pericolo di reiterazione del reato “alla luce delle specifiche modalità e circostanze del fatto, della pericolosità sociale, della spregiudicatezza, della pervicacia e dell’indifferenza mostrate dall’indagato, della gravità delle condotte, della pluralità dei reati”. Quella sera Lavopa avrebbe esploso sette colpi di pistola, uccidendo Lopez e ferendo quattro ragazzi del suo gruppo, compreso il rampollo del clan Palermiti del quartiere Japigia, Eugenio Palermiti. Lavopa ha dichiarato come il suo bersaglio fosse proprio Palermiti con cui in passato aveva avuto più di uno screzio.

“Le modalità dell’agguato – si legge ancora – sono evocative della forza di intimidazione che promana da soggetti appartenenti ad associazioni mafiose, essendo il fatto stato commesso con modalità platealmente violente e cruente, con assoluta noncuranza da parte degli autori rispetto al rischio di essere notati dai numerosissimi testimoni”. Il gip ha riconosciuto l’aggravante mafiosa considerando anche il fatto che il 21enne fosse a conoscenza di un’intimidazione armata fatta proprio da Palermiti, qualche giorno prima, nel quartiere San Paolo, roccaforte del clan Strisciuglio in cui Lavopa vive.

Bari, il baby Palermiti in ospedale con dolori qualche giorno prima della tragedia di Molfetta: “Sono caduto”

Verrà dimesso nelle prossime ore dal reparto di Ortopedia del Policlinico di Bari, al termine di un’operazione all’omero, Eugenio Palermiti, ventenne nipote del capoclan del quartiere Japigia di Bari rimasto ferito sabato notte durante la sparatoria nella discoteca Bahia di Molfetta in cui è morta la 19enne Antonia Lopez.

C’è un retroscena che emerge. Palermiti, come riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, si è presentato qualche giorno prima del delitto al Pronto soccorso del Policlinico con forti dolori all’addome e alle braccia. Ai medici ha raccontato di essere “caduto” e per gli inquirenti resta il dubbio che la versione non sia quella giusta. Resta da capire se a ridosso della tragedia ci sia stato un’altra rissa, in molti erano armati nella notte tra sabato e domenica al Bahia Beach di Molfetta. Su tutti i feriti sono stati infatti eseguiti gli stub e si attende nelle prossime ore l’esito dell’esame.