Di Giacomo ucciso in 3 minuti da Vassalli: in aula la ricostruzione e i retroscena dell’omicidio a Poggiofranco

Salvatore Vassalli ha impiegato solo tre minuti per uccidere Mauro Di Giacomo, il fisioterapista ammazzato nel piazzale sotto casa, in via Tauro nel quartiere Poggiofranco, la sera del 18 dicembre 2023.

Nella giornata di ieri il commissario Roberto Stramaglia ha illustrato in Corte d’Assise lo svolgimento delle indagini da parte della Polizia sull’omicidio, basate su tabulati telefonici, testimoni oculari, visione delle telecamere di videosorveglianza e i 7 bossoli trovati sull’asfalto.

Vassalli ha colto di sorpresa la vittima sotto casa mentre rientrava dal lavoro, ha scaricato l’intero caricatore di una pistola 7.65, ha inferito sul corpo esanime colpendo la vittima al volto prima di fuggire via. Il 59enne di Canosa è a processo con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato da premeditazione, crudeltà, minorata difesa e futili motivi.

All’origine del delitto la causa civile della figlia contro il fisioterapista barese per una presunta manovra che nel 2019 le avrebbe causato un danno ad un braccio. Per la famiglia Vassalli era diventata un’ossessione, tanto che nel 2022 il killer aveva prenotato una seduta con lo stesso Di Giacomo a nome di un noto mafioso lucano, ex datore di lavoro dello stesso Vassalli. Sul pc della figlia invece è stato trovato un file word chiamato “Merda” in cui venivano descritti tutti i contatti avuti nel tempo con Di Giacomo. Il 25 febbraio si tornerà in aula per sentire gli ultimi testimoni dell’accusa.

Neonato morto a Bari, tracce di urina nella culla termica: si cerca la madre. I sospetti su Don Antonio Ruccia

Prosegue l’inchiesta sulla morte del neonato trovato senza vita nella culla termica della chiesa San Giovanni Battista di Poggiofranco. Nella giornata di ieri sono stati iscritti nel registro degli indagati, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, don Antonio Ruccia e il manutentore della culla termica. 

Nella giornata di oggi verrà effettuata l’autopsia. Parallelamente s’indaga anche per il reato di abbandono di minore, aggravato dalla morte, a carico di ignoti. Per questo si stanno passando a setaccio le immagini delle videocamere di sorveglianza nel tentativo di individuare chi ha portato il bimbo. Una situazione davvero controversa perché potrebbe essere accusata di abbandono di minore (la Corte di cassazione indica che si commette reato se non ci si accerta che il bambino venga preso in carico da qualcuno), ma allo stesso tempo potrebbe risultare parte offesa nel filone dell’inchiesta che ipotizza il reato di omicidio colposo. L’ipotesi è che chi ha lasciato il figlio in chiesa voleva salvargli la vita, ma lì invece è morto.

Sono state infatti trovate tracce di urina all’interno dell’incubatrice, segnale che fa credere come il piccolo fosse vivo quando è stato portato e che sia morto assiderato. A dare risposte certe sarà l’autopsia svolta in giornata. Il sospetto degli inquirenti è che il manutentore della culla termica e don Antonio Ruccia sapessero del guasto della culla termica e che abbiano sottovalutato il rischio di un suo utilizzo. Restano da capire anche gli eventuali rapporti tra la stessa parrocchia e il Policlinico che, attraverso il dg Sanguedolce, per il momento ha smentito un coinvolgimento attivo con il funzionamento della culla termica. L’ultima manutenzione sarebbe stata effettuata a metà dicembre.

Neonato trovato morto nella culla termica, tensione in chiesa con i giornalisti. Don Ruccia: “Esperienza traumatica”

“Abbiamo vissuto un’esperienza traumatica. Noi siamo chiamati a essere comunità che genera la vita. Chi si è preso gioco di noi è stato il caso”. Così stasera don Antonio Ruccia, parroco della chiesa san Giovanni Battista di Bari, nel momento di preghiera per il neonato trovato senza vita nella culla termica della chiesa la mattina del 2 gennaio.

“Forse questo è un segno di essere impegnati a dare ancora di più a questa città che invecchia, sta morendo. Forse il Signore – ha aggiunto il parroco – ce lo sta chiedendo in maniera forte: siamo chiamati a essere segno di vita. Sono convinto che qualcuno dal cielo ci sta proteggendo, e che il Signore che ama gli angeli ci manda gli angeli ad annunciare ancora una volta la gioia della condivisione e della fraternità”.

Il parroco, che ieri è stato ascoltato a lungo dagli inquirenti (la Procura di Bari indaga a carico di ignoti per abbandono di minori aggravato da morte), ha anche ringraziato i parrocchiani che hanno partecipato alla funzione: “Un grazie a ciascuno di voi e a tutti in particolare, abbiamo condiviso un momento difficile e un momento di preghiera. Non dobbiamo fare interviste, noi siamo qua a pregare a ad invocare la vita. Ringrazio il vescovo che mi ha messaggiato”.

Il giorno del ritrovamento il sacerdote era a Roma e spiegò che il suo cellulare non aveva squillato nonostante fosse collegato al sistema che fa scattare un alert quando viene posato un bimbo nella culla, come accaduto in altri due casi in cui sono stati soccorsi altri due bimbi. Sul sito della parrocchia è invece scritto che la culla è collegata con il Policlinico ma il direttore generale dell’azienda ospedaliera ha smentito, sottolineando che non è mai stato così. Le indagini si concentrano ora sul sistema di allarme e sulla eventualità che il riscaldamento di cui è dotata la culla non abbia funzionato. Rivolgendosi ancora alla comunità, don Ruccia ha concluso: “Dobbiamo affrontare altro e lo affronteremo. Siamo onesti e trasparenti e chi si è preso gioco di noi è stato il caso”. Prima dell’avvio della preghiera non sono mancati momenti di tensione tra i parrocchiani e i giornalisti presenti all’esterno della chiesa con le telecamere.

Neonato trovato morto a Poggiofranco, il Policlinico smentisce: “Culla non collegata con noi”. Mercoledì l’autopsia

Sul sito della parrocchia San Giovanni Battista di Bari, che ospita la culla termica in cui il 2 gennaio è stato trovato morto un neonato di circa un mese, c’è una informazione che sarebbe errata. C’è scritto infatti che “quando il neonato vi viene posto, si attiva un allarme collegato con l’ospedale Policlinico di Bari.

Sarà poi cura del reparto di Neonatologia del Policlinico”. Ma il direttore del Policlinico, Antonio Sanguedolce, interpellato dall’ANSA, spiega che “non c’è mai stato un allarme collegato con il reparto, ma solo con il cellulare del parroco”.

Il parroco, don Antonio Ruccia, ieri è stato sentito dagli inquirenti come persona informata dei fatti. Il giorno del ritrovamento il sacerdote era a Roma e spiegò che il suo cellulare non aveva squillato. Le indagini, infatti, si concentrano sul sistema di allarme e sulla eventualità che il sistema di riscaldamento di cui è dotata la culla non abbia funzionato. Nel pomeriggio in parrocchia si terrà un momento di preghiera, mercoledì l’autopsia sul corpo della piccola vittima.

Neonato morto a Bari, autopsia rimandata. Testimoni alimentano i dubbi: “La culla termica non funzionava”

Secondo il racconto del portiere di uno stabile situato nelle vicinanze la culla termica non aveva funzionato bene già un anno fa. Sarebbe stata una donna delle pulizie a sentire il pianto di un neonato e a scoprire che era stato posizionato nella culla. Una versione che però non corrisponde a quella fornita da Don Antonio Ruccia. Proprio il parroco sarà ascoltato come persona informata dei fatti, di rientro da Roma.

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Neonato trovato morto a Poggiofranco, black out e intervento di manutenzione: verifiche sulla culla termica

Emergono nuovi dettagli sul tragico ritrovamento del neonato senza vita nella culla termica situata nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista a Poggiofranco. In attesa dell’autopsia, che dovrà stabilire l’età esatta della vittima e le cause del decesso, proseguono gli accertamenti sulla stessa culla termica, sequestrata nella giornata di ieri nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Bari per abbandono di minore seguito da morte al momento aperta contro ignoti.

Uno degli ultimi retroscena riguarda un black out registrato a Poggiofranco circa 10 giorni fa. Resta da capire se l’interruzione di corrente può aver influito sui meccanismi di funzionamento del sistema di riscaldamento della culletta e dell’allarme. A rivelare questo dettaglio, secondo quanto riportato da La Repubblica, è stato don Marco Simone che da un mese e mezzo è collaboratore del parroco don Antonio Ruccia nella stessa chiesa. Una squadra dell’Enel è intervenuta nella zona per per ripristinare la fornitura di corrente elettrica nella zona di via Arcidiacono Giovanni. Anche questa mattina sul posto si sono recati i poliziotti della Scientifica, mentre c’è chi ha lasciato un peluche e una rosa bianca davanti alla stanza che ospita la culla termica.

Nulla è lasciato al caso. Bisogna valutare se è entrato in funzione il sistema di allarme collegato alla culla. Infatti se un peso viene inserito al suo interno, in automatico scattano la ventilazione e la chiamata al cellulare del parroco, don Antonio Ruccia. Il sacerdote, che si trova a Roma, ha però riferito di non aver ricevuto chiamate di allarme e che il suo telefonino non ha emesso alcuno squillo. Pare che il portiere di un condominio situato nella zona abbia riferito di aver appreso che già qualche tempo fa l’allarme non aveva funzionato e già nelle scorse settimane era stato effettuato un intervento di manutenzione sull’impianto collegato alla culla termica.

Bari, neonato trovato morto nella culla termica. Il vescovo Satriano: “Nessuna vita va abbandonata nell’indifferenza”

“Il neonato senza nome, ritrovato esanime nella culla, è una speranza di vita negata, e rappresenta il culmine di una serie di fragilità e difficoltà sociali, che spesso non emergono alla luce dei riflettori”. Lo dichiara in una nota l’arcivescovo di Bari e Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano, che così interviene sul ritrovamento avvenuto ieri del corpo senza vita di un neonato di circa un mese, nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, nel rione Poggiofranco di Bari. Sul corpo del piccolo è in corso l’autopsia disposta dalla Procura che ha aperto una inchiesta per abbandono di minore con l’aggravante della conseguente morte.

Per Satriano quanto accaduto “è un richiamo urgente per tutti noi: nessuna vita, dal concepimento fino all’ultimo respiro, sia abbandonata nell’indifferenza”, afferma. “È un invito a un impegno più forte, collettivo, per dare supporto a chi si trova in condizioni di vulnerabilità, per costruire una società che non lasci indietro nessuno, anche nelle situazioni più difficili”, aggiunge Satriano evidenziando che “con amarezza profonda prendiamo coscienza che dietro la vetrina luccicante del Natale, esistono storie di solitudine, di fragilità e di disperazione, che non possiamo ignorare”. “Come pastore di questa comunità, soffro con voi per la perdita di una tenera vita, e provo dolore per quanto vissuto da chi ha deposto quel corpicino nella culla termica della parrocchia – continua l’arcivescovo -. Entrambi sono il frutto di una cultura dello scarto che inesorabilmente si fa strada in un mondo sempre più avvitato su se stesso e poco attento ai più deboli e fragili”.

Satriano raccomanda che lunedì prossimo, “solennità dell’Epifania e giornata dedicata all’infanzia missionaria, si abbia cura nelle celebrazioni eucaristiche di ricordare questo bambino e il tragico evento della sua morte nella preghiera dei fedeli”. “Spero che questo dramma susciti in noi maggiore attenzione e cura verso la vita, quando è più indifesa, offrendo sostegno concreto a chi vive nell’ombra. Onoriamo il senso profondo del Natale facendo in modo che eventi come questo non rimangano solo segni di dolore, ma anche di riflessione e cambiamento”.

Bari, neonato trovato morto. Mistero a Poggiofranco: attesa per l’autopsia e verifiche sulla culla termica

La Procura di Bari ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti dopo il tragico ritrovamento del corpo senza vita di un neonato nella culla termica situata nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista a Poggiofranco. Il reato ipotizzato è quello dell’abbandono di minore seguito da morte.

L’incarico per l’autopsia sarà conferito oggi, l’esame in primis dovrà accertare l’età esatta della piccola vittima (si parla di un paio di settimane o di un mese massimo), quando è avvenuto il decesso e le cause. Come è emerso dai primi accertamenti sul corpicino non ci sono chiari ed evidenti segni di violenza. Così come nella culla non sono stati trovati biglietti o effetti personali.

Parallelamente ulteriori accertamenti saranno fatti per valutare il regolamento funzionamento della culla termica, sequestrata dalla Scientifica. Il telefono di don Antonio Ruccia ieri non ha squillato e si dovrà capire perché. Non solo non è stato lanciato l’allarme, ma la culla non si è attivata, restando così al freddo. Infatti una volta che viene inserita un peso al suo interno si riscalda. Il tecnico che si occupa del dispositivo è stato già ascoltato, le indagini dovranno stabilire anche eventuali responsabilità sulla manutenzione e attivazione del dispositivo. A setaccio anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Al momento non si vuole identificare chi ha portato il neonato sul posto, perché la culla termica garantisce l’anonimato, ma si vuole solo ricostruire l’esatta dinamica della vicenda. Lo scenario potrebbe cambiare solo se l’autopsia dovesse accertare che il piccolo era già morto quando è stato lasciato nella culla.

Bari, trova neonato morto nella culla termica: “Provo tanto dolore l’ho preso in braccio ma era immobile”

“L’ho preso in braccio, vederlo in quella tutina a fantasia militare, immobile, mi ha fatto tanto dispiacere. Non ho avuto paura ma ho provato tanto, tanto dispiacere”. Roberto Savarese, 56 anni di Bari, racconta così all’ANSA, cosa ha provato quando questa mattina intorno alle 9:30 ha trovato il corpo senza vita di un neonato lasciato nella culla termica vicino alla chiesa dedicata a San Giovanni Battista, nel rione Poggiofranco della città. Il piccolo “non ha più di un mese di vita e quando ho aperto quella porta mi ha colpito che fosse coperto da un cappuccio e che non si muovesse: ho capito subito cos’era successo”, spiega l’uomo che da 33 anni è responsabile di una impresa funebre. “La sede dell’agenzia è proprio alle spalle della chiesa e io ricordo tutti i passi compiuti per realizzare la culla e il vano a sua protezione: è stata una cosa bellissima”, racconta.

Oggi, dopo aver sistemato un feretro all’interno della parrocchia mentre era in corso il funerale, stava riferendo del progetto che salva i neonati ai suoi collaboratori. “Uno di loro ne aveva sentito parlare ma non aveva mai visto la culla – dice – e così gliel’ho mostrata. Ho aperto il cancello prima e la porta dopo. Non riuscivo a credere ai miei occhi: c’era un neonato, un maschietto ed era morto. Era immobile, la carnagione chiara e nulla era accanto a lui: non un ciuccio, un biberon, un cambio, un biglietto. Ho chiamato il 118 e da lì sono scattati soccorsi e indagini”. Secondo il 56enne, il bambino “ha trascorso nella culla termica le ultime 24-48 ore ma non comprendo come mai non abbia funzionato il sistema di riscaldamento né perché non sia scattato l’allarme che avrebbe dovuto segnalare la sua presenza”. “Spero non lo abbiano lasciato già morto”, aggiunge. Le indagini sono in corso e dovranno chiarire cosa è successo. “Non posso dimenticare la gioia provata ormai due anni fa, quando fu lasciata una bimba: era bellissima e sono felice abbia una famiglia. Oggi, invece, questo neonato senza vita fa tanta tristezza”, conclude Savarese.