Bari, neonato trovato morto nella culla termica a Poggiofranco: aperta inchiesta per abbandono di minore

La Procura di Bari ha aperto un’inchiesta per fare chiarezza sul ritrovamento del corpo senza vita del neonato di un mese trovato senza vita nella culla termica della chiesa San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco, a Bari. L’ipotesi di reato è abbandono di minore con l’aggravante della conseguente morte. Il fascicolo è al momento aperto contro ignoti.

Le indagini dovranno accertare anche come mai il dispositivo utile ad accogliere i neonati non abbia funzionato: sul cellulare del parroco della chiesa, don Antonio Ruccia, non sono arrivate chiamate che segnalavano la presenza del piccolo. La culla, secondo quanto si apprende, funziona nel momento in cui viene sistemato al suo interno un peso e non se ci sono movimenti da registrare.

Gli accertamenti investigativi degli agenti della squadra mobile della questura di Bari si avvalgono anche delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza della zona e dei rilievi svolti dai colleghi della Scientifica.

Bari, tragedia a Poggiofranco: neonato trovato morto nella culla termica della chiesa San Giovanni Battista

Tragedia a Bari dove questa mattina un neonato è stato trovato morto nella culla termica, dotata di un sensore, situata nei pressi della Chiesa di San Giovanni Battista nel quartiere Poggiofranco. Secondo quanto riferito da Don Ruccia il neonato non ha mai dato segni di vita.

L’allarme collegato al sensore non è mai suonato e resta da capire se è perché la porta della stanza, che custodisce la culla, non sia stata chiusa o se il piccolo sia stato portato sul posto già morto. Sul caso indaga la Polizia. A scoprire il corpicino il titolare dell’agenzia funebre che si trovava sul posto per un funerale. Ha voluto mostrare la culla termica ad un suo collaboratore e ha trovato il neonato avvolto in una copertina celeste. Sul posto sono intervenuti la Scientifica e il 118, la dinamica resta tutta da chiarire. Possibile anche che il piccolo sia stato colpito da un malore. Solo un anno fa raccontavamo la storia a lieto fine della piccola Maria Grazia, trovata il 23 dicembre 2023 nella stessa culla termica.

Un anno fa l’omicidio Di Giacomo a Poggiofranco, il post straziante del figlio Luca: “Continuo a non accettarlo”

“Un anno senza di te. Un anno senza i tuoi sorrisi, le tue battute, il tuo essere papà. Un anno di pianti, di attacchi d’ansia e di benzodiazepine. Un anno che aspetto giustizia, quella vera. Una sensazione di vuoto continua a pervadere su di me. La casa è vuota. Non ti sento più la mattina quando ti alzavi presto per andare al lavoro; non ci sei più a pranzo quando cucinavi per la tua famiglia; non ti vedo più la sera varcare la porta di casa, quella maledetta porta che continuo ad attendere che venga aperta da te; non ci sei più accanto a me, seduto sulla tua solita poltrona di pelle mentre guardiamo insieme il Milan, la nostra squadra papà. Che strazio”. Inizia così il toccante post scritto sui social da Luca Di Giacomo, il figlio del fisioterapista ucciso a Poggiofranco un anno fa la sera del 18 dicembre 2023. Per l’omicidio è imputato il 59enne operaio di Canosa di Puglia Salvatore Vassalli, a cui sono contestate anche le aggravanti della premeditazione, della crudeltà, della minorata difesa della vittima e dei futili motivi.

“Continuo a non capacitarmene. Non può essere, eppure è così. Una fine ingiusta per una persona giusta. Un modus operandi che non ci appartiene. Una cultura pericolosa che va abbattuta al più presto possibile – si legge nel post -. Adesso guardaci! Guarda chi ci hai tolto, guarda come soffriamo, era questo quello che volevi? Finché quel qualcuno, come tanti altri, continuerà a fare affidamento sull’irrazionalità, sulla follia, sul ‘far west’, la società in cui viviamo proseguirà il suo declino fino a quando sarà troppo tardi. Morire in questo modo è inaccettabile! Morire per il proprio lavoro è impensabile! Morire perché un mostro ha deciso così è inammissibile! Papà mio, non sei stato solo un eccellente fisioterapista, un grandissimo osteopata dalle mani d’oro e un ottimo docente universitario, ma un padre perfetto, che ha fatto di tutto per garantire ogni bene alla tua famiglia. È stato un anno difficile senza di te, ma spero che, in qualche modo, tu possa essere orgoglioso di me e della tua famiglia. Buon sangue non mente. Siamo abituati ad andare avanti e lo faremo soprattutto per te. Ciao papà, ovunque tu sia”.

Omicidio Di Giacomo a Poggiofranco, un testimone in aula: “Il corpo in una pozza di sangue si vedeva respirare”

“Stavo fumando sul balcone, al quinto piano, verso le 20. Ho visto due persone, li vedevo toccarsi come se si stessero salutando, nulla mi lasciava pensare che stessero discutendo. A un certo punto iniziai a sentire “Aiuto, aiutatemi” e guardai meglio. Sentii degli scoppiettii, mi sembravano piccoli petardi, era periodo di Natale. Vidi una piccola fiammata, gridai quando vidi che uno dei due cadde a terra e poi si avvicinò verso la testa» della persona rimasta a terra. Le parole, riferite oggi nell’aula della Corte d’Assise di Bari, sono di uno dei testimoni oculari dell’omicidio di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista ucciso a Bari la sera del 18 dicembre 2023. Per l’omicidio è imputato il 59enne operaio di Canosa di Puglia (Barletta-Andria-Trani) Salvatore Vassalli, a cui sono contestate anche le aggravanti della premeditazione, della crudeltà, della minorata difesa della vittima e dei futili motivi.

«La persona che aveva sparato – ha continuato il testimone – si avvicinò verso la testa (di Di Giacomo, ndr) e alzò due volte le mani, mi lasciava pensare che stesse colpendo. Urlai ‘cosa stai facendo?’ e lui si avvicinò a una macchina parcheggiata lì con lo sportello aperto e se ne andò». Altri tre testimoni ascoltati (due ragazzi e una signora che tornavano a casa in via Tauro, dove è avvenuto l’omicidio) hanno riferito di aver sentito dei «botti» e di aver inizialmente pensato si trattasse di petardi. «Ho visto il corpo di questa persona in una pozza di sangue. Era vivo, si vedeva respirare. C’erano delle buste della spesa a terra», ha detto un’altra testimone, che ha aggiunto di aver visto una persona «vestita di scuro entrare in macchina e andare via».

Ad inizio udienza, il presidente Sergio Di Paola ha concesso a una trasmissione Rai di riprendere il dibattimento per “l’interesse sociale particolarmente rilevante» in ragione “della professione sanitaria della vittima», anche alla luce delle «frequenti notizie su episodi minatori nei confronti di chi esercita una professioni sanitarie». Il processo riprenderà nella prossima udienza del 14 gennaio.

Omicidio Di Giacomo a Poggiofranco, Corte d’Assise: “Processo di interesse sociale va registrato e trasmesso in tv”

Il processo sull’omicidio di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista ucciso il 18 dicembre 2023 sotto la sua abitazione a Poggiofranco, è di interesse sociale e può essere ripreso e mandato in televisione. A stabilirlo è stata la Corte d’Assise nonostante il tentativo di opposizione da parte dell’imputato, il 59enne di Canosa Salvatore Vassalli, a processo dopo aver confessato l’omicidio.

Secondo i giudici l’interesse sociale a conoscere il processo è prevalente rispetto al dissenso del diretto interessato. Alla base c’è proprio il susseguirsi di aggressioni ai danni di operatori del mondo sanitario.

 

Traffico di droga a San Pasquale, Carrassi e Poggiofranco: 23 condanne. Inflitti 30 anni a tre capoclan – NOMI

Venti anni dopo l’ultimo dei reati contestati e 12 anni dopo la prima udienza del processo, il Tribunale di Bari ha condannato 23 persone, a pene comprese tra i 3 anni e quattro mesi ai 30 anni di reclusione, imputate nel processo sul clan ‘Vellutò di Bari, associazione finalizzata soprattutto al traffico di droga nei quartieri San Pasquale, Carrassi e Poggiofranco con articolazioni in alcuni comuni della provincia.

I fatti per i quali i 23 sono stati condannati risalgono agli anni tra il 1998 e il 2004, la maggior parte degli addebiti contestati è compresa tra il 2002 e il 2004. La sentenza di oggi arriva al termine di un processo lunghissimo, per il quale la prima udienza è stata fissata nel 2012. Tutti i singoli episodi di spaccio sono stati dichiarati prescritti, così come altri reati contestati. In 13 sono stati assolti ‘per non aver commesso il fattò o prosciolti per l’intervento della prescrizione.

La pena di 30 anni è stata disposta per Giovanni Fasano, Domenico Velluto e Pietro Simeone, considerati i promotori dell’associazione dedita al traffico di droga – comprata in Italia o dall’estero – nei quartieri controllati. Pene dai 20 ai 27 anni sono state invece inflitte ai consociati Carlo Biancofiore, Francesco Buono, Mario Di Gioia, Stefano Gatta, Alessandro Laforgia, Alessandro Lorusso, Alessandro Pace, Gennaro Ragone, Pietro Simeone, Achille Soragni e Angelo Spano. Quattro imputati, nel frattempo, sono morti. Tra questi c’è anche Francesco Vitale, pr e pusher morto a Roma nel febbraio 2023, a 45 anni, dopo essere precipitato dal balcone di un appartamento nel quartiere Magliana. Per il suo omicidio la Procura di Roma ha chiesto, a giugno, tre condanne a 18 anni. Il padre Domenico è stato condannato a 14 anni. Nel processo era coinvolto per due episodi di spaccio (prescritti) anche il 44enne Domenico Milella, collaboratore di giustizia dal 2020 arrestato la settimana scorsa a Genova con l’accusa di aver continuato a spacciare anche dalla sua località protetta.

Poggiofranco e Picone riconnessi: inaugurato il sottopasso ciclopedonale FAL tra via delle Murge e via Cotugno

Questa mattina il sindaco Vito Leccese è intervenuto all’inaugurazione del sottopasso ciclopedonale tra via delle Murge e via Cotugno, realizzato da FAL – Ferrovie Appulo Lucane nell’ambito del progetto “Strade Nuove”.

Si tratta dell’ultima delle nove opere previste e realizzate da FAL, nel pieno rispetto del cronoprogramma e del protocollo d’intesa sottoscritto con Comune di Bari e Regione Puglia, con l’obiettivo di riconnettere i quartieri Picone e Poggiofranco: partendo dall’esigenza di eliminare il passaggio a livello di via delle Murge, FAL ha realizzato tre rotatorie, nuove strade, nuovi percorsi ciclopedonali, nuove aree a verde con un impatto positivo su sicurezza ferroviaria, viabilità, traffico, ambiente.

Alle opere già concluse si aggiunge l’intervento attualmente in corso per l’eliminazione del passaggio a livello di Santa Caterina (l’ultimo di FAL nella città di Bari) con la contestuale realizzazione di un sovrappasso percorribile da auto, biciclette e pedoni.

“Quello che inauguriamo oggi è un intervento strategico perché mette in sicurezza una porzione di territorio cittadino, per tanti anni divisa dal fascio di binari e da un passaggio a livello dai tempi di attesa lunghissimi, completando il ridisegno della viabilità nell’area del Quartierino, a cavallo tra Picone e Poggiofranco – ha dichiarato Vito Leccese -. Dunque ringraziamo FAL che, con l’inaugurazione dell’ultima opera del progetto Strade Nuove, porta a compimento un programma di riqualificazione che, tra le altre cose, ha dotato questa area della città di oltre 130 nuovi alberi e più di ottomila arbusti, con un contributo notevole in termini di riduzione delle emissioni di CO2”.

Omicidio a Poggiofranco, il medico legale in aula: “Di Giacomo a terra inerme colpito alla testa da Vassalli”

Dopo aver sparato sette colpi di pistola in direzione di Mauro Di Giacomo, sei dei quali andati a segno, Salvatore Vassalli avrebbe “verosimilmente” raggiunto la vittima “quando era a terra inerme” e l’avrebbe colpita quattro volte alla testa, presumibilmente con il calcio dell’arma, e “anche alla mano destra, forse mentre cercava di proteggersi”.

I “colpi mortali” raggiunsero l’aorta e i polmoni di Di Giacomo, causandone il decesso “in pochi minuti”. È quanto detto oggi nell’aula della Corte d’Assise di Bari dal professor Francesco Introna, direttore dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. Introna è stato ascoltato nel corso di un’udienza del processo in cui Vassalli, 59enne operaio di Canosa di Puglia (Barletta-Andria-Trani), è imputato per l’omicidio del fisioterapista Mauro Di Giacomo, ucciso la sera del 18 dicembre 2023 a pochi metri dalla sua casa nel rione Poggiofranco di Bari. A Vassalli sono contestate le aggravanti della crudeltà, della premeditazione, della minorata difesa (la vittima in quel momento non era nelle condizioni di difendersi, trovandosi con due buste della spesa e uno zaino tra le mani) e dei futili motivi.

Introna è stato ascoltato in qualità di medico legale che ha compiuto l’autopsia sul fisioterapista. Vassalli, secondo quanto raccontato dal medico, avrebbe esploso un primo colpo da distanza di circa 30 centimetri, prima di esploderne altri due “in rapida successione” da distanza ancora inferiore, che colpirono il fisioterapista al volto. I colpi sarebbero stati sparati tutti quando Di Giacomo era ancora in piedi e la vittima, sempre secondo il racconto di Introna, si sarebbe girata prima di cadere, fratturandosi l’omero nell’impatto con il suolo. “Non ho segni che mi giustificano una colluttazione tra due persone”, ha concluso il medico rispondendo a una domanda dell’avvocato Michele D’Ambra, difensore di Vassalli. Il processo continuerà nella prossima udienza del 3 dicembre, data in cui verranno ascoltati alcuni testimoni oculari dell’omicidio. La moglie e i figli del fisioterapista sono assistiti dagli avvocati Antonio Del Vecchio e Michele Laforgia.