Ex Ilva, oggi a Potenza prima udienza del processo Ambiente svenduto: 23 imputati e 282 parti offese

Alcune decine di avvocati impegnati nel processo “Ambiente svenduto” sul presunto inquinamento provocato dall’ex Ilva di Taranto sono entrati questa mattina nel Palazzo di giustizia di Potenza, dove si è tenuta l’udienza preliminare.

Il processo – che è stato trasferito a Potenza dopo l’annullamento pronunciato dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto (sezione distaccata di Lecce) della sentenza di primo grado con le 26 condanne inflitte a maggio 2021 – riparte da zero e vede coinvolti 23 imputati, tra i quali l’ex governatore pugliese Nichi Vendola e i fratelli Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’impianto tarantino.

Sono 282 le parti offese, ma stamani quasi tutte non sono state presenti a Potenza, ma rappresentate dagli avvocati. Per il maxi processo, nel Palazzo di giustizia potentino sono stati disposti due diversi ingressi, uno riservato alle persone coinvolte in “Ambiente svenduto”. Il Comune di Potenza ha messo a disposizione anche alcune navette per trasferire gli avvocati dal parcheggio di una vicina stazione ferroviaria, ma finora sono state utilizzate solo da pochi.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 4 aprile. Secondo quanto si è appreso, questa mattina la prima questione dibattimentale ha riguardato il principio della “immanenza” della costituzione delle parti civili sollevato da alcuni difensori: il gup si è riservato di decidere.

Processo Ambiente Svenduto, sentenza annullata. La rabbia di Emiliano: “Errore giudiziario catastrofico”

“Mi sto prendendo tempo per commentare la tragedia giudiziaria di un processo durato anni che è stato cancellato comunque da un errore. L’errore può essere stato quello del giudizio di primo grado, ma può essere anche quello della Corte d’Appello. Ovviamente ho le mie idee, ma non sto qui a giudicare. Quel che è certo è che il sistema giudiziario, in una vicenda decisiva, ha commesso un errore catastrofico che immagino colpirà al cuore la fiducia dei tarantini, dei pugliesi, e degli italiani in generale, sulla possibilità di avere giustizia in casi di questo tipo”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano in merito alla decisione della sezione distaccata di Taranto della Corte d’assise d’appello di Lecce di annullare la sentenza di primo grado del processo “Ambiente svenduto” e trasferire gli atti a Potenza.

“Si tratta – ha aggiunto – di una regola giudiziaria, quella sulla competenza che riguarda i processi dove sono parti i magistrati, che però coinvolge imputazioni poco rilevanti all’interno del castello accusatorio, che pur tuttavia ha determinato l’annullamento di una istruttoria e di un processo durato anni. Una catastrofe giudiziaria senza precedenti. Quali sarebbero state le conseguenze se un evento del genere avesse riguardato la politica, il governo, un sindaco? La risposta – conclude Emiliano – non spetta a me ma a chi ha la responsabilità dell’organizzazione del lavoro giudiziario”.

Ex Ilva, processo Ambiente svenduto: stop alle provvisionali di 5mila euro per le 1500 parti civili

La sezione distaccata di Taranto della Corte d’Assise d’appello ha sospeso con ordinanza l’esecutività del pagamento, in capo agli imputati, delle provvisionali concesse in primo grado alle parti civili del processo Ambiente svenduto per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva negli anni di gestione dei Riva nel periodo 1995-2012. L’ordinanza è stata letta dal presidente Antonio Del Coco nel corso della seconda udienza del processo che si celebra nell’ex aula bunker della Corte d’appello al rione Paolo VI di Taranto. Sono imputate 37 persone fisiche e tre società.

In primo grado furono 26 le condanne nei confronti di dirigenti della fabbrica, manager e politici, per circa 270 anni di carcere. La Corte d’assise, con sentenza del 31 maggio 2021, dispose provvisionali di 5mila euro nei confronti di ciascuna delle parti offese, ma secondo i giudici d’appello non poteva essere concessa l’immediata esecutività del pagamento. A vario titolo, vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e altre imputazioni.