L’accusa ha ottenuto un decreto di giudizio immediato. Vassalli, detenuto nel carcere di Bari dal 16 maggio, risponde di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi, dalla minorata difesa e dall’aver agito con crudeltà. La vittima infatti era impossibilitato a difendersi in quanto aveva le buste della spesa.
Continue readingTroppa attesa per il cambio di residenza, aggredisce la dipendente comunale di Mola: assolto 40enne barese
Un 40enne barese è stato assolto dalle accuse di lesioni aggravate, minacce e oltraggio a pubblico ufficiale. L’uomo era finito a processo dopo la denuncia presentata da una dipendente comunale di Mola che ha raccontato di essere colpita con il casco della moto, pugni, calci e schiaffi.
Continue readingSesso per curare il papilloma virus, a processo il ginecologo Miniello: nuova udienza a Bari
Ieri in Tribunale a Bari, durante il processo a carico del ginecologo barese Giovanni Miniello, il medico 71enne imputato per violenza sessuale (tentata e consumata) e lesioni personali su 20 sue pazienti (19 delle quali costituitesi parte civile) che lamentavano di aver subìto manovre non convenzionali nel corso di visite ginecologiche, è stata ascoltata a porte chiuse una conversazione al telefono tra la ginecologa Grazia Nacci, medico in servizio anche presso il 118, e una paziente, presunta vittima del ginecologo barese Giovanni Miniello ed ex studentessa di medicina.
Secondo l’accusa, il medico avrebbe anche proposto ad alcune pazienti di avere rapporti sessuali con lui per curare il papillomavirus e per prevenire il tumore dell’utero. Un caso diventato poi di dominio pubblico dopo la messa in onda di due servizi (16 e 23 novembre 2021) della trasmissione ‘Le Iene’.
“Ma è un santone o un medico? Ho capito chi è il collega, non è la prima volta, ho raccolto altre lamentele. Mi sento in difficoltà, quello che le è stato proposto non ha alcun fondamento scientifico. Tra poco lo sentirò sui giornali”, le parole della professionista al telefono. La presunta vittima ha detto di aver preso coscienza di quanto le è successo dopo aver visto i servizi de “Le Iene”, ma ha affermato di aver temuto di non essere creduta. Alle pazienti, ha detto in aula Grazia Nacci, “veniva riferito che in Italia c’erano due vaccinati che avrebbero potuto curare il papilloma virus attraverso rapporti sessuali, e uno di questi era lui, l’unico a Bari. Il processo riprenderà il 19 settembre.
Bari, processo per diffamazione all’ex consigliere Cipriani. Emiliano si difende: “Era Salvini il destinatario”
Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, questa mattina si è recato nel Tribunale di Bari per partecipare all’udienza a suo carico in cui è accusato di diffamazione nei confronti dell’ex consigliere comunale Luigi Cipriani, presidente del movimento politico Riprendiamoci il futuro. I fatti risalgono al 13 settembre 2018 quando Emiliano nel programma “Viva l’Italia” su Rete 4, aveva insinuato un legame tra l’ex consigliere comunale di Bari, Luigi Cipriani, e il suo movimento politico con la criminalità organizzata operante nel quartiere Libertà. Frase che venne riportata da alcune testate giornalistiche locali.
“Non avevo alcuna intenzione di ledere l’onorabilità di Luigi Cipriani. So perfettamente che è una persona perbene e personalmente non è mai esistita l’idea che avesse un minimo legame con la criminalità organizzata. La mia è stata una polemica politica con l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che aveva bypassato le istituzioni locali per fare un comizio davanti a un circolo del quartiere Libertà di Bari”, ha ricostruito Emiliano in aula.
“La scelta di Salvini l’ho presa come uno sgarbo istituzionale. Salvini era andato in un quartiere complicato in cui c’è una tensione etnica e criminale molto forte, ma senza passare prima dalle istituzioni – ha aggiunto -. Il presidente della Regione non attacca un ministro senza una ragione ferrea, infatti Salvini non mi ha mai risposto. Il destinatario delle mie dichiarazioni era Salvini”.
Voto di scambio e mafia a Bari, al via il processo: oltre 120 imputati. Regione Puglia e Comune parti civili
Al via questa mattina il processo relativo all’inchiesta Codice Interno che lo scorso febbraio ha portato all’arresto di 130 persone facendo emergere l’infiltrazione mafiosa nei tessuti economici, politici e sociali della città di Bari. Il processo verrà celebrato al Tribunale di Bari, precisamente nell’aula della seconda sezione penale.
Presenti anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro. Regione e Comune si sono costituiti parti civili, così come il Ministero dell’Interno, il Comune di Altamura, il presidente Figc Gravina, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Amtab.
Imputati 124 indagati. Tra loro l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, la moglie Maria Carmen Lorusso (ex consigliera comunale di Bari), il padre di lei, Vito Lorusso, ex primario dell’Oncologico di Bari, ma anche gli esponenti dei clan Parisi-Palermiti (Savino Parisi, Eugenio Palermiti, Tommy Parisi, Giovanni Palermiti, Tommaso Lovreglio) Montani e Strisciuglio.
Morte Di Gioia, corteo funebre in stile Gomorra non autorizzato a Bari: 10 motociclisti a processo
La Dda di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per 10 motociclisti che hanno preso parte al corteo funebre composto da un centinaio di moto che, il 24 giugno 2023, accompagnò il feretro del 27enne Christian Di Gioia dal quartiere Japigia al cimitero di Bari, passando anche contromano sotto il carcere. Il corteo bloccò il transito dei veicoli in alcune strade cittadine e costrinse gli automobilisti a fermarsi o ad invertire la marcia. Christian Di Gioia morì la notte tra 21 e 22 giugno a causa di un incidente con la moto verificatosi sul ponte Padre Pio mentre era seguito da una pattuglia dei carabinieri.
Il caso ora approda in Tribunale, tutti sono ritenuti vicini all’ambiente della criminalità barese. L’udienza preliminare è in programma il 10 luglio e per l’occasione il Comune di Bari chiederà di costituirsi parte civile. L’accusa è di blocco stradale ma la Dda contesta loro anche l’aggravante del metodo mafioso per aver esercitato “quella particolare coartazione e conseguente intimidazione, propria delle compagini mafiose”, ed “in particolare del clan ‘Parisi-Palermiti’ predominante nel quartiere Japigia di Bari”; e dell’agevolazione mafiosa per aver dimostrato con il corteo “il potere di controllare il territorio e violare pubblicamente le leggi dello Stato”.
Bari, cocaina nell’auto dell’amante della moglie: il consigliere comunale (rieletto) Loprieno torna a processo
Sarà processato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Lo ha deciso la corte d’Appello di Bari, che ha accolto il ricorso con cui la Procura, a dicembre, aveva impugnato la sentenza di proscioglimento di Loprieno, pronunciata a ottobre dalla gup Antonella Cafagna. Coinvolto nella vicenda l’amico e collega Gaetano Filograno (a lungo considerato, nel 2023, possibile candidato del centrodestra per la corsa a sindaco).
Continue readingProstituzione minorile a Bari, patteggia e torna libero: scarcerato l’imprenditore leccese Fabio Carlino
L’uomo, accusato di aver pagato minorenni per avere rapporti sessuali con loro, ha chiesto di patteggiare la pena di un anno e 8 mesi.
Continue readingDonna carbonizzata nel Brindisino, Procura chiede processo per il figlio 48enne: è accusato di omicidio
La procura di Brindisi ha chiesto il rinvio a giudizio per il 48enne, Alberto Villani, accusato dell’omicidio volontario della madre, Cosima D’Amato di 71 anni, il cui corpo fu trovato carbonizzato all’interno della sua abitazione di campagna a San Michele Salentino nella notte tra il 19 e il 20 settembre scorso. Furono i vigili del fuoco a scoprire il cadavere della donna nella cucina della villetta dove la 71enne viveva sola.
Il figlio della pensionata, attualmente detenuto nel carcere di Lecce, è accusato anche di incendio, resistenza a pubblico ufficiale e calunnia. L’udienza preliminare del gup Barbara Nestore è fissata per il prossimo 16 luglio.
Strage dei treni tra Andria e Corato, al via il processo di secondo grado: Procura chiede di ascoltare 38 testimoni
È cominciato questa mattina, in Corte d’appello a Bari, il processo di secondo grado per il disastro ferroviario del 12 luglio 2016 sulla tratta Andria-Corato. Nello scontro frontale tra due treni che viaggiavano su un binario unico alternato regolato col sistema del blocco telefonico, ritenuto dall’accusa “non sicuro ed obsoleto”, morirono 23 persone e ne rimasero ferite altre 51.
In primo grado, a Trani, il 15 giugno 2023, il tribunale condannò il capostazione di Andria Vito Piccarreta (a 6 anni e 6 mesi) e il macchinista del treno partito da Andria e diretto a Corato, Nicola Lorizzo (7 anni), assolvendo 14 altri imputati ed escludendo anche la responsabilità civile di Ferrotramviaria, imputata per illecito amministrativo. Piccarreta e Lorizzo furono condannati per cooperazione in disastro ferroviario, omicidio e lesioni personali colpose aggravate dalla mancata osservanza delle norme per la sicurezza sul lavoro. Entrambi, in solido con Ferrotramviaria, dovranno risarcire i danni alle parti civili.
Nell’udienza di oggi, la Procura generale ha chiesto alla Corte (presidente Antonio Civita) di ascoltare 38 testimoni, tra cui testi della difesa già ascoltati in primo grado, funzionari di polizia giudiziaria e funzionari della Regione Puglia, oltre a consulenti tecnici di accusa e difesa. Il sostituto pg Marcello Catalano ha anche chiesto l’ammissione di una relazione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 2017, dichiarata inutilizzabile dal tribunale di Trani, e la disposizione da parte della Corte di una consulenza tecnica d’ufficio che valuti le diverse considerazioni tecniche, avanzate da accusa e difesa nel corso del processo di primo grado, in particolare sull’obsolescenza del sistema di interscambio dei treni. Il sostituto pg ha sottolineato, nel corso dell’udienza, la “gestione rudimentale, basata solo sulla comunicazione telefonica”, del sistema di circolazione dei treni su quella tratta, “demandato in tutto all’uomo” e quindi “fallibile”. Le difese si sono opposte alle richieste dell’accusa. La Corte deciderà sulle richieste istruttorie nella prossima udienza del 12 settembre.