Furti d’auto, denuncia shock da Bitonto: il Questore in Commissariato. Chiesta formale udienza

Torniamo ad occuparci della denuncia su quanto accade nel commissariato di Polizia di Bitonto. In redazione è arrivata una segnalazione anonima e la documentazione è stata anche depositata in Procura.

Nei giorni scorsi abbiamo deciso di condividere con voi, per quanto possibile, la denuncia shock su quanto accade a Bitonto. Tutto ruota intorno al problema dei furti d’auto.

Abbiamo anche documentato il recupero di una vettura rubata proprio a Bitonto lunedì sulla ss231, ma ci sono altre novità. Il questore e il vicario si sono recati nel commissariato di Bitonto per mostrare la loro vicinanza.

Dopo aver fatto alcune precisazioni sul precedente servizio, vi raccontiamo quello che è accaduto nelle scorse ore. Abbiamo chiesto formale udienza per incontrare il questore Gambino.

Braccialetti elettronici non funzionanti, scatta l’inchiesta a Bari: indaga la Procura

La Procura di Bari ha avviato accertamenti sul malfunzionamento di diversi braccialetti elettronici che non avrebbero segnalato la violazione del divieto di avvicinamento ai danni delle vittime in diversi casi da ‘Codice rosso’.

Il malfunzionamento è stato segnalato dalla Questura di Bari. La Procura ha per ora avviato indagini a ‘modello 45’, ovvero senza ipotizzare reati. Nel 2024, dai dati forniti dalla stessa Questura di Bari lo scorso febbraio, i casi di maltrattamenti, stalking e violenza sessuale sono stati 800, mentre gli ammonimenti sono aumentati del 65% rispetto al 2023.

Bari, appalti truccati durante l’emergenza Covid: l’imprenditore Zema vuole patteggiare 9 mesi

La Procura di Bari ha raggiunto l’accordo con l’imprenditore Sigismondo Zema. Il 52enne barese è pronto a patteggiare 9 mesi alla vigilia dell’udienza preliminare dell’inchiesta sui presunti appalti truccati durante l’emergenza Covid.

Zema risponde di turbativa d’asta, mentre gli altri due imprenditori, il 42enne Domenico Tancredi di Altamura e il 72enne Alessandro Goffredo Nuzzo di Santa Cesarea Terme, sono accusati di corruzione. Davanti al Tribunale del Riesame, il procuratore Roberto Rossi ha rinunciato alla richiesta degli arresti domiciliari che riguarda Zema, insistendo sulla necessità dell’arresto di Nuzzo e Tancredi.

 

Crolla palazzo a Bari, dopo il miracolo è il tempo di risposte. L’inchiesta della Procura entra nel vivo: tutti i dubbi

Dopo il miracoloso ritrovamento di Rosalia De Giosa, dispersa per 27 ore tra le macerie, è il momento di accertare le responsabilità del crollo del palazzo di via De Amicis. La Procura di Bari ha aperto un fascicolo contro ignoti per crollo colposo e le indagini sono state avviate immediatamente dopo il tragico episodio, con l’ascolto dei primi testimoni, i rilievi e l’acquisizione della documentazione.

L’area resta presidiata dalle Forze dell’Ordine e sotto sequestro, sono anche comprese le tre palazzine adiacenti e vicine sgomberate in seguito al crollo. C’è anche chi ha cercato di intrufolarsi, ma è stato fermato. 

I riflettori sono al momento puntati sulla ditta Dell’Aera Costruzioni di Casamassima, appaltatrice dei lavori di ristrutturazione avviati pochi giorni fa e sui contratti stipulati con l’amministratore di condominio per un totale di 570mila euro.

L’ordinanza di sgombero è stata firmata il 24 febbraio dall’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro. “Da un punto di vista amministrativo la pratica è stata fatta regolarmente. L’ordinanza del febbraio 2024 dava 7 giorni di tempo per puntellare e mettere sicurezza, il 29 febbraio era stato accertato che il palazzo era stato puntellato, recintato ed era stato inibito l’accesso alle persone”, ha detto ai nostri microfoni il dirigente del Comune di Bari, Davide Pellegrino. 

Il Comune, in una nota, ha rimarcato che è stata determinata l’emissione di una ordinanza contingibile e urgente di sgombero firmata il 24 febbraio dell’anno scorso. In questo caso, come in quelli analoghi, il Comune dichiara l’immobile inagibile, diffida i proprietari allo sgombero e gli intima di mettere in sicurezza l’edificio entro un termine brevissimo. Il tecnico incaricato dal condominio certificò che i lavori di messa in sicurezza erano stati effettuati a 5 giorni dall’emissione dell’ordinanza e che l’immobile recintato era stato sgomberato.

Risale invece a qualche giorno fa l’avvio dei lavori di riqualificazione. “Quello che è successo è che il palazzo è crollato dopo l’inizio dei lavori di ristrutturazione, il che fa pensare che questi lavori non siano stati fatti a regola d’arte. Ma questo lo vedranno i tecnici. C’è un nesso di causalità da verificare. Il palazzo era stato puntellato in sicurezza”, il pensiero di Pellegrino. Il pm così disporrà con ogni probabilità una consulenza tecnica. Bisognerà chiarire anche perché c’era gente che ancora abitava nello stabile nonostante il divieto e se gli accessi frequenti di cui parlano i testimoni siano stati autorizzati.

Bari, un lavoro in Procura per 40 beneficiari del sostegno al reddito: “Per ritrovare dignità”

Quaranta beneficiari delle misure di inclusione sociale e lavorativa ‘Assegno di inclusione’ e ‘Supporto formazione lavoro’ di Bari supporteranno gli uffici della Procura del capoluogo pugliese nell’ambito della convenzione che attiva il Progetto utile alla collettività (Puc) ‘Vicini alla giustizia’, rinnovata oggi per il terzo anno dal sindaco, Vito Leccese, e il procuratore capo, Roberto Rossi.

La Procura accoglierà così questi cittadini che si occuperanno di diverse mansioni, da quelle di archiviazione all’aiuto nella gestione delle spese e dei certificati. “Legalità e giustizia sono valori centrali nella comunità – ha detto Leccese -.

In occasione dell’inaugurazione all’anno giudiziario ho ricordato il contributo che la giustizia ha dato al progresso della città negli ultimi vent’anni. Con la realizzazione del Parco della Giustizia porteremo al centro della città i professionisti, restituendo loro posti di lavoro dignitosi”.

Rossi ha evidenziato che “intorno ai temi della giustizia vige la polemica, l’attacco diretto istituzionale. Ma quello che i cittadini vogliono è un miglioramento del servizio, che può nascere solo dal contributo di tutte le istituzioni”.

“Le persone che sono venute a darci una mano nell’ambito del progetto – ha aggiunto – si sono motivate, ne hanno tratto un grande beneficio, ritrovando la dignità che a volte la perdita del lavoro fa dimenticare”. Quanto alla città, Rossi ha chiarito che “è diversa rispetto a vent’anni fa, è stato un lavoro fatto insieme, ma occorre continuare a vigilare”.

Nel corso delle precedenti edizioni la Procura ha coinvolto 212 beneficiari: 113 nel Puc ‘Insieme per la giustizia’ e 99 in quello battezzato ‘Il cittadino e la giustizia’. Quanto al Comune, a oggi ha attivato complessivamente 82 progetti di restituzione sociale, coinvolgendo 1.243 cittadini.

Barivecchia, orecchiette industriali spacciate per artigianali. La Procura apre un’inchiesta: s’indaga per truffa

La Procura di Bari ha aperto un’indagine per truffa dopo l’esposto sulle orecchiette industriali spacciate come artigianali vendute a Bari Vecchia, nell’ormai famosa strada Arco Basso, la cosiddetta ‘via delle orecchiette’ meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo.

Lo riferisce l’edizione di Bari de La Repubblica. A firmare l’esposto è stato Gaetano Scampolo, ceo di Home Restaurant Hotel, un portale che dal 2019 riunisce attività di social eating.

È stato lui a chiedere formalmente di indagare sul caso della pasta fresca che, almeno sino a novembre, prima cioè che scoppiassero le polemiche, non sarebbe stata prodotta dalle pastaie della città vecchia ma sarebbe stata di produzione artigianale. Campolo, a novembre, aveva incontrato le pastaie di strada Arco Basso, tra le quali Nunzia Caputo, discutendo delle possibili soluzioni per regolarizzare la propria attività.

E proprio in quell’occasione – scrive il quotidiano – girò un video, allegato all’esposto, che dimostrerebbe il possesso da parte di almeno una delle pastaie di confezioni di orecchiette industriali. A sollevare sospetti sull’autenticità del prodotto sono anche i cartoni, ritrovati nei cassonetti della vicina piazza Massari, spediti da un pastificio di Altamura e contenenti confezioni di orecchiette tricolori destinate ad una società che ha sede proprio nelle strade delle orecchiette.

Questo alla base della denuncia presentata e dell’inchiesta aperta dalla Procura, esattamente quello che noi denunciamo da svariati anni. Nessuno ha mai contestato la tradizione caratteristica della città vecchia. La notizia dell’apertura del fascicolo arriva pochi giorni dopo dall’annuncio di Nunzia Caputo, la regina delle orecchiette dell’Arco Basso, dell’apertura del suo store (fisico e online).

Rivolta nel carcere di Bari, agente ferito e infermiere in ostaggio. Chiuse le indagini: nei guai 3 detenuti

La Procura ha chiuso l’inchiesta sui disordini avvenuti nel carcere di Bari la sera del 17 agosto scorso, sono 3 i detenuti destinatari di un avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Tra loro un giovane nigeriano con problemi psichiatrici, ora internato nella Rems di Spinazzola. Le accuse nei loro confronti, a vario titolo, sono quelle di lesioni personali, danneggiamento, interruzione di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale.

La sera del 17 agosto due detenuti riuscirono a togliere ad un agente della polizia penitenziaria le chiavi della sezione e a liberare cittadino nigeriano ed istigarlo a picchiare il poliziotto. Gli indagati avrebbero poi distrutto un tavolo di legno, impugnando ciascuno una gamba del mobile e percorrendo i corridoi al fine di aizzare alla rivolta gli altri detenuti.

L’accesa contestazione avrebbe coinvolto un infermiere in servizio nel carcere che sarebbe stato trattenuto dai reclusi per alcuni minuti. I detenuti sono stati identificati dalle immagini registrate dalle telecamere presenti all’interno del penitenziario.

Torremaggiore, un angelo della morte nell’hospice Asl? Chiesta l’archiviazione: era indagato un infermiere

Si chiude, forse, il caso sullo scenario inquietante immaginato dalla Procura di Foggia che mesi fa ha disposto la riesumazione delle salme di 15 persone, per lo più affette da patologie oncologiche, scomparse tra il 14 novembre 2022 e il 16 febbraio scorso nell’hospice Asl di Torremaggiore.

Al centro della vicenda era finito un infermiere di 55 anni, indagato per omicidio con l’accusa di aver iniettato il Midazolam, un potente sedativo di uso ospedaliero che viene somministrato per via orale, intramuscolare e in vena (se iniettato in dosi massicce provoca il decesso in poco tempo, a maggior ragione su persone con gravi patologie o su copri provati). L’autopsia aveva rivelato la presenza proprio dello Midazolam e della Prozamina nel sangue di 12 dei 15 pazienti riesumati, pur non essendo medicinali prescritti nel loro piano terapeutico.

La Procura di Foggia ha però chiesto l’archiviazione dell’inchiesta a carico dell’infermiere, nel frattempo trasferito ad altro incarico e in altre città. Resta da capire se i familiari delle persone decedute si opporranno alla richiesta di archiviazione. Sono stati loro, tramite denuncia, a far scattare l’inchiesta.