Altamura, aggredita da un paziente al Perinei: psichiatra salvata dai colleghi. Presentata denuncia

Una psichiatra in servizio nell’ospedale Perinei di Altamura, in provincia di Bari, è stata aggredita ieri, durante il giro di visite, da un paziente psichiatrico ricoverato nella struttura.

L’uomo, da quanto ricostruito, avrebbe scaraventato la dottoressa contro una parete e sul pavimento, e l’aggressione è terminata solo grazie all’intervento dei colleghi della dottoressa.

Portata al pronto soccorso, alla psichiatra è stato riscontrato un trauma cranico e maxillo-facciale giudicato guaribile in 30 giorni. La dottoressa ha poi sporto denuncia ai carabinieri.

“Quanto accaduto ai danni di una collega – commenta il primario di Psichiatria del Perinei, Guido Di Sciascio – è un evento dovuto alla situazione di maggiore fragilità umana dei pazienti in stato di acuzie psicopatologica, il cui scompenso determina la imprevedibilità, ponendo il comportamento al di fuori dell’area di esigibile gestione del rischio”.

“Il reparto di Psichiatria di Altamura è dotato di videosorveglianza e di accessi controllati ed è progettato per coniugare al meglio la sicurezza degli operatori e dei pazienti psichiatrici, che, per tipo di patologia, sono comunque imprevedibili nel comportamento”, dice Fulvio Fucilli, responsabile del servizio di prevenzione e protezione aziendale della Asl di Bari. “Il documento di valutazione rischi è in continuo aggiornamento – continua Fucilli – e l’attenzione ai fenomeni di aggressioni agli operatori sanitari è massima: la Asl Bari è dotata di una procedura aziendale per la gestione ed il contenimento degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari per individuare le cause scatenanti e le misure di mitigazione più idonee”.

Il direttore generale della Asl, Luigi Fruscio, ha espresso personalmente solidarietà alla dottoressa aggredita e assicurandole massimo supporto umano e legale.

Psichiatra uccisa a Bari, confermata la condanna a 3 anni e 6 mesi dell’ex dg Asl Domenico Colasanto

La Corte d’Appello di Bari ha confermato la condanna a tre anni e sei mesi, per omicidio colposo, per l’ex direttore generale della Asl di Bari Domenico Colasanto, finito a processo per il caso della morte della psichiatra barese Paola Labriola, uccisa a coltellate da un paziente il 4 settembre 2013 nel centro di salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà.

Colasanto è stato ritenuto responsabile, anche in secondo grado, del reato di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

La Corte d’Appello ha condannato Colasanto, in solido con la Asl di Bari (responsabile civile), a pagare le spese processuali sopportate dalle parti civili e le ulteriori spese processuali di questo grado di giudizio.

La Corte (presidente Francesca La Malfa) ha anche emesso sentenza di non doversi procedere, per l’intervento della prescrizione, nei confronti dell’ex funzionario della Asl Alberto Gallo, limitatamente alla compilazione di un falso documento di valutazione dei rischi del centro di salute mentale. Per questa accusa Gallo era stato condannato in primo grado a tre anni: le statuizioni civili sono state confermate e dovrà dunque pagare la Asl (che è anche parte civile) per le spese sostenute in questo grado di giudizio. In primo grado Gallo, difeso dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Angelo Loizzi, era stato assolto dall’ipotesi di induzione indebita a dare e promettere utilità (come Colasanto) e anche da altre contestazioni di falso. Assolto anche in secondo grado “perché il fatto non sussiste” Antonio Ciocia, ex segretario di Colasanto, imputato per induzione indebita in concorso con l’ex dg.

“Una condanna penale per omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro è sempre una sconfitta. Certifica che una persona è morta, nel nostro caso non solo per mano di chi ha trucidato Paola Labriola con 58 coltellate, nell’ormai lontano settembre del 2013, ma anche per colpa di chi avrebbe dovuto tutelarne la sicurezza e l’incolumità”. Così gli avvocati Michele Laforgia e Paola Avitabile (Studio Polis), legali dei familiari della psichiatra Paola Labriola, commentano la sentenza della Corte d’Appello di Bari che ha confermato la condanna a tre anni e sei mesi per omicidio colposo nei confronti dell’ex dg della Asl Domenico Colasanto.

“Una vittima del lavoro, come tante e tanti – concludono – ancora oggi, nel nostro Paese. Speriamo che non accada più, e speriamo anche che questa condanna sia di monito e insegnamento per tutti”.

Sava, violenze e abusi sulle operatrici della struttura: condannato medico psichiatra. FIALS: “Giustizia fatta”

Il caso è emerso grazie alle denunce di due operatrici sanitarie di una Comunità Riabilitativa Assistenziale Psichiatrica (Crap) della provincia di Taranto, situata precedentemente nel Comune di Sava, che hanno denunciato i fatti. Emiliano Messina, Segretario Generale del sindacato Fials a cui le lavoratrici erano iscritte, ha seguito personalmente la vicenda, rivelando la sua preoccupazione per la gestione iniziale del caso da parte degli Enti coinvolti.

“Sin dal principio, ho denunciato quanto accaduto all’allora Ente gestore e al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, ma purtroppo tutto è rimasto pressoché inascoltato”, ha dichiarato Emiliano Messina.

“La parte più grave di questa vicenda è che, nonostante la denuncia, il nuovo Ente gestore della struttura, subentrato a seguito di gara d’appalto, ha continuato a impiegare il medico psichiatra accusato di molestie, mentre le due operatrici continuavano a prestare servizio nella stessa struttura – ha aggiunto -. A fare ancora più scandalo è che il fatto che medico psichiatra ha continuato a prestare attività nella struttura fino al giorno prima della sentenza di condanna. Una delle lavoratrici, purtroppo, è stata costretta a dimettersi dopo aver sofferto gravi ripercussioni psicologiche a causa degli episodi subiti, mentre l’altra continua a lavorare nella stessa struttura”.

“Oggi, dopo la sentenza del Tribunale, possiamo gridare a gran voce che questa violenza psicologica è una delle forme più gravi di abuso e maltrattamento, e che la gestione del caso da parte degli enti coinvolti non è stata adeguata. Come Segretario Generale della FIALS Taranto manifesto la mia solidarietà alle lavoratrici e continuerò a vigilare affinché casi come questi vengano gestiti con la più totale serietà e accuratezza, in quanto non è pensabile che chi è vittima di violenza è costretto a lavorare a fianco a fianco con il molestatore”, ha concluso Messina.

Psichiatra uccisa a Bari, la sentenza d’Appello rinviata al 26 febbraio. L’Asl si difende: “Omicidio non prevedibile”

È slittata al prossimo 26 febbraio la sentenza d’Appello relativa al procedimento sulle presunte responsabilità della Asl di Bari in relazione all’omicidio di Paola Labriola, la psichiatra uccisa da un paziente il 4 settembre 2013 con 57 coltellate nel centro di salute mentale in via Tenente Casale, nel quartiere Libertà.

Per l’omicidio è stato condannato in via definitiva a 30 anni di carcere Vincenzo Poliseno. Nel processo parallelo, in primo grado, era stato condannato a 3 anni e 6 mesi per omicidio colposo l’ex dg della Asl di Bari Domenico Colasanto, accusato della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e di omissione di atti d’ufficio.  La Procura ha chiesto la conferma della condanna, la difesa ha sostenuto che l’omicidio “non era prevedibile né evitabile”.

Per l’ex funzionario della Asl Alberto Gallo, accusato invece di falso (avrebbe compilato il “Documento di valutazione dei rischi della struttura” dopo l’omicidio e retrodatato “per coprire le sue mancanze e sviare le indagini”) è stata chiesta la prescrizione.

Psichiatra uccisa a Bari, la Procura chiede la conferma delle due condanne: si torna in aula il 29 gennaio – I NOMI

La Procura generale di Bari ha chiesto la conferma della condanna a tre anni e sei mesi di reclusione, in primo grado, nei confronti dell’ex dg della Asl di Bari Domenico Colasanto, condannato nel 2021 per omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro per la morte della psichiatra barese Paola Labriola, uccisa da un paziente il 4 settembre 2013 con 57 coltellate nel centro di salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà di Bari.

Sollecitata anche la conferma della condanna a tre anni per l’ex funzionario della Asl Alberto Gallo, ritenuto responsabile della compilazione di un falso Dvr (Documento di valutazione dei rischi) della struttura in cui lavorava la psichiatra. I due, in primo grado, erano stati assolti dal reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, Gallo anche da altre contestazioni di falso.

Nel corso della lunga udienza svoltasi oggi in corte d’Appello, Colasanto ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Il processo è stato rinviato al prossimo 29 gennaio per la discussione delle parti civili, del responsabile civile (la Asl) e delle difese degli imputati. Nella stessa data potrebbe arrivare la decisione.