Un tesoro archeologico in una botola, scoperta dei Carabinieri nel Foggiano: sequestrati 50 reperti. Una denuncia

Cercavano armi e materiale esplodente invece i carabinieri, nel corso di una perquisizione domiciliare effettuata in una casa di campagna, hanno trovato un vero e proprio tesoro archeologico.

È accaduto a Lucera, nel Foggiano. All’interno di una botola posizionata al piano seminterrato, i militari hanno rinvenuto circa cinquanta reperti archeologici, tra cui anfore, vasellame, piatti in ceramica di pregevole fattura, nonché una baionetta e una spada, tutti sottoposti a sequestro non, avendo il proprietario del fabbricato, saputo giustificarne la provenienza.

I militari, con l’ausilio di personale della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della provincia di Foggia, hanno effettuato ulteriori accertamenti che hanno certificato l’autenticità e l’interesse archeologico della maggior parte dei reperti, denunciando a piede libero il proprietario per ricettazione di beni culturali.

Gli elementi indiziari raccolti – dicono i militari dell’arma – hanno consentito di sostenere l’ipotesi di una derivazione illecita dei manufatti, visto che l’uomo è risultato privo di autorizzazione al possesso.

Traffico reperti archeologici, operazione a Bari: 32 indagati e 4 misure cautelari

I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari hanno eseguito in varie località della Puglia e del Lazio, con la collaborazione dei comandi provinciali, un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta dalla Procura nei confronti di 4 persone a vario titolo ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Sono 32 in tutto gli indagati.
 
L’ordinanza scaturisce dall’inchiesta, convenzionalmente denominata Art Sharing, avviata nel 2020 dal Nucleo TPC di Bari, che ha portato alla disarticolazione di un presunto sodalizio criminoso dedito allo scavo clandestino, operato da tombaroli e trafugatori esperti, per l’impossessamento illecito e furto di beni culturali appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato e alla conseguente ricettazione ed esportazione illecita.

In particolare, l’intero traffico di reperti archeologici veniva gestito attraverso una fantomatica casa d’aste denominata “Costa ‘s Gallery”, con sede ad Anversa (Belgio), riconducibile a due dei destinatari delle misure cautelari, che proponeva la vendita dei beni prevalentemente apuli ed etruschi, illecitamente trafugati da aree archeologiche dell’Italia centro-meridionale, a gallerie e case d’asta in vari paesi europei ed americani.

Il sodalizio aveva basi operative nelle province di Bari, Bat e Foggia e con diramazioni nel Lazio, Emilia Romagna, Repubblica di San Marino, nonché in Belgio e Spagna. Tra gli oggetti recuperati (circa trecento) figurano vasi ceramici con decorazioni (in particolare due Hydria a figure rosse, tre Kylix a vernice nera, due Lekanis a figure rosse, una Oinochòe a bocca trilobata), oltre duecento monete in argento e bronzo di varie epoche, molte coniate da zecche dell’antica Puglia, un sarcofago di marmo risalente all’epoca romana imperiale rinvenuto in Belgio e quindici sculture etrusche rinvenute in Spagna, unitamente ad altri reperti ceramici risalenti al V-III sec.a.C. di provenienza italiana.