Pesca illegale, sequestrati 150 chili di ricci di mare a Taranto: denunciati 6 pescatori

I militari della sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Taranto hanno sottoposto a sequestro 150 kg di ricci di mare, pari a circa 2.200 esemplari, raccolti da sei pescatori nonostante il divieto imposto dalla legge regionale. Il prodotto ittico era verosimilmente destinato ad essere immesso sul mercato nero. In seguito al sequestro, i ricci sono stati rigettati in mare per consentirne la ripopolazione.

I controlli eseguiti dalla Guardia di Finanza lungo il litorale costiero tarantino, in materia di pesca e di commercio ittico, sono riconducibili alla più ampia azione di polizia economico-finanziaria di controllo economico in mare e nelle acque interne. La legge della Regione Puglia prevede il blocco triennale della pesca dei ricci di mare al fine di garantire un periodo di ripopolamento della specie, per preservare la risorsa ittica e scongiurare il rischio di estinzione dovuto ai massicci prelievi.

Ricci di mare a rischio estinzione, stop alla pesca in Puglia per tre anni: via libera della Regione

“Il Consiglio regionale ha detto sì alla mia proposta di legge che dispone lo stop alla pesca dei ricci di mare nei mari pugliesi per tre anni. È un fermo necessario, anzi indispensabile, per non perdere definitivamente questa specie ormai decimata e a rischio estinzione, e per darle il tempo di riprodursi. La proposta di legge è stata sottoscritta da 49 consiglieri su 51, incluso il presidente Emiliano, e il voto unanime di oggi è un segnale di coerenza importante”. Ad annunciarlo è il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani.

“Il fermo pesca è un passo decisivo per bloccare il prelievo massiccio dei ricci di mare, anche al di sotto della misura minima consentita per legge di sette centimetri di diametro. Non c’è più tempo da perdere: se cinquant’anni fa si potevano contare fino a dieci esemplari per metro quadrato nelle secche marine, oggi sono rarissimi e spesso di dimensioni inferiori a quelle consentite per il prelievo – si legge nella nota -. Già in questi giorni è ripresa la razzia di ricci di mare, e bisogna intervenire con uno stop. Resta il rammarico per l’assenza di finanziamento per la seconda parte della legge, che prevede azioni di monitoraggio del rinascimento dei fondali e il risarcimento dei pescatori autorizzati con patentino per la durata del fermo pesca. Un vero paradosso, visto il plebiscito di firmatari della pdl. Eppure si tratta di un provvedimento che riguarda l’intera regione e che avrebbe dovuto avere una corsia preferenziale in bilancio. Confidiamo che siano stanziati almeno i fondi per la campagna di comunicazione e sensibilizzazione necessaria per informare i cittadini sullo stop alla pesca. Fondi assicurati oggi in aula dal presidente Emiliano”.

“Intanto incassiamo un primo risultato importante, per impedire fin da subito l’ulteriore accaparramento. Già da diversi anni i ricci e la polpa di riccio serviti nei ristoranti salentini e pugliesi non provengono dai nostri mari ma da quelli di altri Paesi, anche extra mediterranei: Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia e Albania, addirittura Cile. E i nostri ristoratori potranno continuare a servire prodotto di importazione, regolarmente certificato – conclude Pagliaro -. Intanto salvaguardiamo il nostro mare, per evitare di dilapidare irrimediabilmente una risorsa preziosa non solo dal punto di vista commerciale e gastronomico ma anche ambientale, visto che i ricci svolgono un’insostituibile azione di pulizia dei fondali rocciosi. Quindi cominciamo dal fermo pesca, ma rinnoviamo con forza la richiesta di fondi per finanziare le attività di monitoraggio e i ristori ai pescatori autorizzati, che abbiamo concordato nella lunga fase di gestazione della proposta di legge con il mondo accademico e le associazioni ambientaliste e della pesca”.