Bari, complicanze post operazione al San Paolo: Asl condannata al risarcimento di 160mila euro

Il Tribunale civile di Bari ha condannato l’Asl di Bari a risarcire con 160mila euro un uomo che nel 2006 fu sottoposto nell’ospedale San Paolo ad un operazione che gli causò gravi conseguenze sulla masticazione e sulla deglutizione.

Al paziente fu diagnosticato un tumore alla tonsilla, da qui necessario l’intervento chirurgico e la radioterapia nei mesi successivi. Ma una serie di complicanze post operatorie lo hanno portato a sottoporsi a diverse operazioni, tra cui quella al San Paolo che ha reso necessaria l’applicazione della sonda che collega lo stomaco all’esterno. Per il giudice la complicanza “era certamente prevedibile ed evitabile”, da qui la condanna al risarcimento nei confronti dell’uomo.

Azioni illiquide, condannata l’ex Banca Popolare di Bari: dovrà risarcire due azioniste per oltre 170mila euro

L’ex Banca popolare di Bari, ora BdM, è stata condannata dal Tribunale di Bari a risarcire due risparmiatrici del Barese per oltre 170mila euro per le azioni illiquide vendute alle due. A renderlo noto l’avvocato Massimo Melpignano, responsabile nazionale Banca e finanza di Konsumer Italia che ha fornito assistenza alle due donne, madre e figlia.

Nella sentenza sono state evidenziate “le gravi responsabilità della banca” e i giudici hanno accolto la domanda di risoluzione degli ordini di acquisto “per grave inadempimento”. Il Tribunale di Bari ha sottolineato il “rischio connaturato alle azioni illiquide della Banca popolare di Bari” e le inadempienze dell’istituto di credito che avrebbe prospettato alle risparmiatrici “il rischio di perdita parziale, prossima alla metà, e non per intero” del capitale. Da qui “la conseguente valutazione d’inadeguatezza degli investimenti in relazione ai comprovati obiettivi” spiegati alle due.

“Viene scritta un’altra pagina favorevole ai risparmiatori nella dolorosa vicenda delle azioni illiquide, in particolare di quelle della ex Banca Popolare di Bari – dichiara Melpignano – Le centinaia di sentenza favorevoli ai diritti di risparmiatori non fanno onore alle banche, colpevoli di aver venduto le azioni illiquide emesse da esse stesse e inidonee alle esigenze dei consumatori”.

“Non ci fermiamo mai e non siamo accomodanti con nessuno, dichiara Premuti. Pronti al dialogo e al confronto, ma irremovibili sulla tutela dei consumatori”, conclude Fabrizio Premuti, presidente di Konsumer Italia.

Gioco erotico finisce in tragedia, la salentina Paola muore soffocata a 23 anni: risarcimento milionario ai familiari

L’ingegnere romano Soter Mulé è stato condannato al maxi risarcimento da un milione di euro nei confronti di Paola Caputo, la studentessa 23enne della Sapienza, originaria di Villa Baldassarri, deceduta nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2011 durante la pratica shibari in un gioco erotico nel garage di un palazzina dell’Agenzia delle Entrate situato in via di Settebagni a Roma.

La sentenza in sede civile è arrivata a distanza di 13 anni dall’accaduto. Mulé è stato condannato in Cassazione a 3 anni e 6 mesi. La giovane salentina prese parte spontaneamente al gioco erotico assieme ad un’altra ragazza, una 24enne romana, e rimase soffocata da una corda. Il gioco prevedeva di essere legate e sospese ad un’altezza determinata dal suolo.

 

Vertenza Baritech, accolto il ricorso di 50 dipendenti licenziati: azienda condannata a versare 10 mensilità

Il giudice del Lavoro, Vincenzo Maria Tedesco, ha accolto la domanda risarcitoria avanzata da 50 lavoratori (degli oltre 150) della Baritech di Bari, dopo i licenziamenti comunicati a gennaio del 2023 e partiti nel mese successivo. Sono state liquidità in favore degli stessi 10 mensilità di stipendio, a titolo di danno non patrimoniale da perdita di chance.

Gli operai si sono rivolti al Tribunale del lavoro denunciando la nullità del licenziamento e il ristoro dei danni subiti. Pur ritenendo valido e legittimo il licenziamento legato alla cessazione dell’attività, il Giudice ha in ogni caso accolto le tesi difensive, ravvisando la violazione da parte della società del precetto civilistico di correttezza e buona fede. Da qui l’obbligo per l’azienda di versare ai 50 dipendenti che hanno presentato ricorso la somma equivalente a dieci mensilità.

“In sostanza la Baritech, ha affermato la sentenza, ha ingiustamente ingenerato nei lavoratori l’aspettativa di una continuità occupazionale nel sito produttivo, sistematicamente frustrata in quanto è stato acclarato che la società, nonostante le continue interlocuzione, aveva già deciso di procedere alla sola vendita del capannone, senza dipendenti – le parole del segretario generale della Camera del Lavoro di Bari, Domenico Ficco, e del segretario generale della Filctem Cgil metropolitana, Saverio Fraccalvieri -. Una condotta che è stata testualmente qualificata come un comportamento pluri-offensivo. Di contro le legittime aspirazioni dei lavoratori sono state ritenute meritevoli di tutela sotto forma di risarcimento danni per perdita di chances lavorative. La sentenza è innovativa sul piano giurisprudenziale, e rappresenta la condanna di un comportamento aziendale scorretto e illecito e il giusto riconoscimento delle ragioni dei lavoratori. Alcune imprese hanno smarrito il valore sociale del loro agire e giocano con la vita delle persone. Ci auguriamo che questa sentenza sia da monito. La dignità sarà definitivamente restituita ai lavoratori solo quando riusciremo a dar loro una seria prospettiva occupazionale”.

Omicidio a Valenzano, ingiusta detenzione per 1445 giorni: anche la Cassazione nega il risarcimento a Lagioia

L’uomo è stato arrestato e accusato di aver ucciso il genero 38enne Alessandro Leopardi con una fucilata alle spalle e di aver bruciato il suo cadavere nell’ottobre del 2014. Dopo essere stato condannato in primo grado a 17 anni di reclusione, è stato assolto in Appello e la sentenza di non consapevolezza è diventata effettiva e irrevocabile nel 2019.

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Foggia, operaio morto per esposizione all’amianto. Condannata Rfi: risarcimento di 200mila euro agli eredi

La corte d’appello di Roma, confermando la sentenza di primo grado, ha condannato Rfi-Rete ferroviaria Italia a risarcire gli eredi di un ferroviere foggiano morto nel 2009 all’età di 68 anni a causa di un mesotelioma sviluppato per esposizione all’amianto durante la sua attività lavorativa svolta presso le officine grandi riparazioni di Foggia.

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