Rsa senza infermieri, Welfare Levante: “Attività va consentita anche nelle strutture in attesa degli accreditamenti”

“L’Assessore alla salute Rocco Palese adotti lo stesso provvedimento per gli infermieri in quiescenza così come ha fatto per i medici consentendo la loro attività anche nelle RSA ancora in attesa degli accreditamenti proprio a causa della carenza di infermieri”.

Inizia così il comunicato di Antonio Perruggini, presidente dell’Associazione di Categoria Welfare a Levante. “Allo stato è l’unica soluzione possibile salvo rivolgersi al mercato estero – spiega -. La possibilità di reclutamento di queste indispensabili professionalità senza che il relativo reddito sia fiscalmente imponibile e cumulativo con le pensioni già in essere rappresenta un concreto incentivo per le professioni sanitarie. Le oltre 500 RSA pugliesi proteggono la parte più fragile della popolazione e attendono da anni il riconoscimento di soggetto accreditato che sarebbe già avvenuto se non vi fosse stata la decisione della Regione Puglia del maggio 2020 che favorì l’esodo scriteriato degli infermieri dalle RSA con la prospettiva del posto fisso nel pubblico in chiaro stile zaloniano”.

“La carenza di personale infermieristico favorisce l’indebolimento dei sistemi di assistenza e non è tollerabile che le istituzioni restino insensibili al nostro grido di allarme lanciato da anni. La medesima lettura va data anche innanzi a episodi di maltrattamenti che se pur intollerabili e inescusabili sono causati anche della mancanza di attenzione da parte della Regione in ordine ai requisiti organizzativi delle strutture che vanno assolutamente osservati ma con l’istituzione che sostiene il settore senza dimenticarsene – conclude -. All’uopo la necessità di costituire un Dipartimento dedicato al settore socio sanitario che governi adeguatamente il settore è prioritaria così come la rivisitazione e il sostegno all’assistenza domiciliare ancora giacente sulle scrivanie nonostante il PNRR, ove gli infermieri sono fondamentali”.

Anziani torturati nella Rsa di Manfredonia, Cooperativa licenzia dipendenti omertosi: “Tradita la nostra fiducia”

La Residenza sanitaria assistenziale Stella Maris di Manfredonia, finita al centro di uno scandalo per episodi di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti di alcuni pazienti ricoverati, ha annunciato di aver licenziato “non solo i quattro lavoratori nei confronti dei quali è stato emesso il provvedimento cautelare, ma anche quelli che, pur avendo assistito agli episodi incriminati o avendone avuto conoscenza, non hanno tempestivamente informato la dirigenza e la società di quanto stava avvenendo”.

La Cooperativa Santa Chiara, gestore della struttura Stella Maris dal 2017, rompe il silenzio dopo aver osservato un rigoroso silenzio stampa. “Ciò è avvenuto non per mancanza di rispetto nei confronti della pubblica opinione e per gli operatori dell’informazione, ma per una serie di ragioni che qui si espongono – si legge nella nota -. Chi opera nel settore socio assistenziale ha come obiettivo primario quello di tutelare il benessere dei propri ospiti e la loro integrità psico-fisica e la tranquillità delle rispettive famiglie. E il nostro operato è stato sempre improntato al raggiungimento di tali obiettivi. Purtroppo gli eventi dei giorni scorsi ci hanno profondamente scosso e mortificato e ci hanno messo di fronte alla necessità di fronteggiare con estrema urgenza alcune priorità: conoscere a fondo cosa fosse realmente accaduto; accertare le responsabilità dei dipendenti coinvolti adottando i conseguenti provvedimenti; riorganizzare il servizio; continuare, soprattutto, a prenderci cura degli ospiti, in particolare le persone offese, stare vicino a loro e incontrare le loro famiglie”.

“La quasi totalità degli ospiti ha confermato la propria fiducia nella struttura e nella dirigenza; tra questi sono tuttora presenti anche alcuni di quelli che hanno subito le imperdonabili violenze da parte degli Oss indagati – precisa la cooperativa -. La dirigenza poi, con l’ausilio dello staff legale, ha avviato una approfondita indagine interna, volta ad accertare ogni singola responsabilità, commissiva o omissiva, in capo al personale dipendente. La lettura degli atti del procedimento penale posti a fondamento della misura cautelare e l’ascolto di quasi tutto il personale, hanno consentito di acclarare – al di là degli aspetti penali, che competono all’Autorità Giudiziaria, nei cui confronti si ripone la massima fiducia – condotte assolutamente rilevanti sotto il profilo disciplinare, e pertanto incompatibili con la prosecuzione del rapporto di lavoro. Chi ha tradito la nostra fiducia non può continuare a lavorare per noi; chi non ha avuto rispetto dei nostri ospiti, chi non si è uniformato ai valori ed ai principi in cui abbiamo sempre creduto, non può essere nostro dipendente”.

Sono stati licenziati non solo i quattro lavoratori nei confronti dei quali è stato emesso il provvedimento cautelare ma anche quelli che, pur avendo assistito agli episodi incriminati o avendone avuto conoscenza, non hanno tempestivamente informato la dirigenza e la società di quanto stava avvenendo – conclude -. Il venir meno della fiducia nei loro confronti giustifica legalmente ai sensi dell’art. 2119 c.c. i recessi datoriali posti in essere. Le azioni giudiziarie minacciate da alcuni di essi tramite i propri legali incontreranno adeguata resistenza, nella convinzione che le decisioni della magistratura confermeranno la legittimità dell’operato della società”.