Evaso dal carcere, nessuna traccia del barese Vito Gassi. SAPPE: “Non doveva essere lì sicurezza ridicola”

“Ormai sono 5 giorni che il pericoloso detenuto evaso dal carcere di Lecce continua ad essere uccel di bosco, nonostante il sacrificio degli appartenenti alle forze dell’ordine compreso il reparto di polizia penitenziaria che gli stanno dando la caccia senza tregua. Il fatto che Gassi non è stato ancora rintracciato avvalora l’ipotesi che lo stesso possa godere di aiuti esterni, visto che comunque si trovava relativamente vicino casa”. Inizia così il comunicato stampa del SAPPE, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

“La preoccupazione è che – data la pericolosità del soggetto ( probabile pazzo disposto a tutto) – possa generare eventi drammatici nei confronti di persone che potrebbe trovare sulla propria strada – si legge nella nota -. Proprio per questo continuiamo a denunciare il fatto che quel detenuto a Lecce, in quel reparto non ci doveva stare. Della ridicola sicurezza della struttura che si trova all’esterno delle sezioni detentive e quindi fuori dal muro di cinta, (pare, secondo alcuni, che i dirigenti asl non volevano entrare nel carcere) nonostante le valutazioni negative dei vertici del carcere di allora abbiamo già parlato, come pure dell’enorme spreco di denaro pubblico per un progetto all’avanguardia che è miseramente fallito considerate le condizioni operative in cui versa quel reparto. Oltretutto, nessuno parla del comportamento tenuto dal detenuto per diversi mesi, ma secondo noi è molto importante poichè avvalora l’ipotesi che non doveva essere mandato in un posto ove la sicurezza è minima. Infatti ci è stato riferito che il GASSI con problemi psichiatrici (veri o falsi) ha girato tutte le carceri della Puglia da San Severo a Taranto, da Foggia a Bari ecc., per finire a Brindisi ove nel mese di Agosto è stato trasferito a Lecce per essere osservato. Le motivazioni di questo tour turistico sono sempre state le stesse, è cioè creare disordini, eventi critici nei confronti di poliziotti ed altri detenuti in tutti i penitenziari in cui è stato, senza che nessuno abbia preso provvedimenti drastici nei suoi confronti. Una sorta di immunità con licenza di fare quello che vuole. Peraltro-ci dicono- che lo stesso viaggiava con degli alert inerenti eventuali pericoli di evasione, per cui ci chiediamo nuovamente perché è stato mandato a Lecce? Perché dopo tutti i vari casini combinati presso le carceri pugliesi e considerato il pericolo di fuga l’ufficio romano dei detenuti dell’amministrazione penitenziaria non lo ha allontanato dalla Puglia, trasferendolo in altre regioni lontano da casa (con meno possibilità di aiuti esterni) in carceri con sezioni di osservazione più sicure?

“Il SAPPE ritiene che i dirigenti politici del ministero della giustizia dovrebbero accertare perché vengono prese certe decisioni al DAP – conclude -. Il SAPPE da parte sua non condivide assolutamente questa politica penitenziaria di gestione dei detenuti. Infatti la mancata equa distribuzione dei detenuti su tutto il territorio nazionale fa si che ci siano regioni che hanno un sovraffollamento di detenuti eccessivo (vedi Puglia e Lombardia per esempio quasi al 60%, mentre quello nazionale arriva al 25%)quando poi altre regioni sotto oppure rasentano la capienza regolamentare; è bene ricordare che a causa di questa politica i contribuenti italiani sono costretti a pagare centinaia di migliaia di euro per risarcire i detenuti che non hanno lo spazio vitale (sentenza Torregiani).
Come pure l’impunità dei violenti, poiché non si applica nei loro confronti l’articolo 14 bis o.p. (carcere più duro) e l’art.32 o.p. (trasferimento immediato in apposite sezioni detentive), fa si che le carceri italiane siano in mano ai violenti e prepotenti ed a farne le spese sono i detenuti più deboli. Il SAPPE purtroppo sta osservando che invece di ricercare i veri responsabili di un evasione annunciata, l’amministrazione penitenziaria sta cercando di scaricare tutte le colpe sul personale di Polizia Penitenziaria di Lecce, cosa che non permetteremo mai, e che contrasteremo anche con forme di protesta eclatanti e clamorose”.

Carcere di Foggia, detenuto incendia la stanza e aggredisce poliziotto. Il Sappe: “Siamo stanchi”

“Ormai nel carcere di Foggia, come in quelli della regione puglia i poliziotti penitenziari sono impotenti di fronte alle ripetute situazioni di pericolo determinate da detenuti con gravi problemi psichiatrici o tossicodipendenti. L’ultima è accaduta nel primo pomeriggio di ieri in cui un detenuto di circa 40 anni, della provincia di FOGGIA con problemi di tossicodipendenza in carcere per reati connessi alla droga, ha prima incendiato il materasso della stanza in cui era alloggiato provvisoriamente, eppoi ha aggredito un poliziotto che era intervenuto per salvarlo dal fumo che, nel frattempo aveva invaso il reparto nonché zone limitrofe, quali le salette ove i detenuti effettuano i colloqui con i loro familiari, tanto che si sarebbero sospesi i colloqui in attesa del diradarsi per pericoloso fumo. Nel frattempo il poliziotto è stato medicato nella locale infermeria riportando danni contenuti. Il detenuto in questione era stato posto agli arresti domiciliari nel mese di dicembre che poi aveva violato per far rientro in carcere, ed in questi giorni era stato spostato da un reparto all’altro del carcere per i continui litigi con gli altri detenuti”. Ad annunciarlo è il SAPPE, il sindacato autonomo polizia penitenziaria.

“Siamo stanchi di denunciare situazioni di grande pericolo senza che nessuno a partire dall’amministrazione penitenziaria prenda i provvedimenti. Purtroppo di fronte a questo continuo ed irresponsabile comportamento del DAP che continua a riempire il penitenziario raddoppiando la capienza regolamentare circa 720 a fronte di 360 posti, e non inviando nemmeno il personale necessario per sostituire chi va in pensione, nessuna delle autorità sembra preoccuparsi troppo della situazione, a partire dalla prefettura a cui abbiamo chiesto più volte di intervenire presso i vertici del DAP, alla Regione che continua ad ignorare il grave problema della carente assistenza ai detenuti psichiatrici e tossicodipendenti presenti carcere di Foggia e della regione , per finire agli esposti presentati alla magistratura. Si vuole ricordare che al tempo della grande evasione del 2020 i detenuti erano 590(oltre 700 ora) ed il personale era più o meno lo stesso, senza considerare che nel frattempo la situazione organica è peggiorata per la stanchezza fisica e psichica che hanno logorato il corpo e la mente di questi umani sottoposti a grandi stress continui. Purtroppo dobbiamo lamentare che chi poi interviene per censurare eventuali condotte non corrette poste in essere dai poliziotti nei confronti dei detenuti, immagina che gli agenti penitenziari siano dei robot che non possono permettersi nemmeno di sbagliare una sola virgola, nonostante i turni massacranti che vanno da 8 a 24 ore sottoposti a temperature pazzesche, che ogni giorno devono affrontare minacce, aggressioni, violenza di ogni genere. Sia chiaro ogni comportamento censurabile nei confronti dei detenuti non deve accadere, però basterebbe che chi deve poi giudicare passasse qualche ora insieme ad un poliziotto che deve occupare contemporaneamente più posti di servizi e gestire oltre 150 detenuti da solo con il 40 gradi di temperatura di questi giorni, per rendersi conto che la tortura e tutt’altro(anzi la subiscono loro da un amministrazione che non paga mai). Il SAPPE ritiene che sia giunto il momento di finirla con questa farsa delle misure premiali(condoni, amnistie) portata avanti da certi politici irresponsabili che inducono anche i detenuti ad agitarsi più del dovuto per fare pressione. Le misure premiali non servono, (lo hanno dimostrato negli anni) a nulla poiché umiliano ancora di più le vittime dei reati, annullano ogni certezza della pena, e nelle carceri dopo pochi mesi ritornano gli stessi problemi. Ricorrere alle misure premiali vuole dire tirare a campare per qualche mese a costo zero, tanto il prezzo non lo paga il signor Giachetti, la signora Bernardini, Antigone , Nessuno tocchi caino e tutta quella politica che ritiene che le carceri non dovrebbero esistere, ma la povera gente perbene che viene colpita giornalmente dalle azioni criminose dei delinquenti. Perché sfruttare in una maniera ignobile i suicidi in carcere per premiare chi non lo merita, facendo finta di non sapere che la maggior parte di chi sceglie di togliersi la vita sono detenuti psichiatrici o tossicodipendenti. Il SAPPE ritiene invece che il vero problema sia la mancata cura ed assistenza alle migliaia di detenuti psichiatrici buttati nelle carceri poiché non sanno dove metterli, le migliaia di detenuti tossicodipendenti che dovrebbero avere un percorso diverso dal carcere , nonché la violenza presente in tutti i penitenziari della nazione che di fatto le ha consegnate ai detenuti più pericolosi.
Eppoi il ritardo nel contrastare l’utilizzo dei telefonini nelle carceri che consente ai boss di tenere contatti con i propri affiliati, nonché azzerare il servizio di consegna di materiale proibito (telefonini, droga, armi) attraverso i droni. Restituire alla polizia penitenziaria la possibilità di poter lavorare nel rispetto della legge, garantendo l’ordine e la sicurezza delle carceri offrendo ai detenuti meritevoli il diritto di rientrare a pieno titolo nella società come sancito dalla costituzione, ma nel contempo non consentire che i detenuti violenti possano agire indisturbati sottomettendo alla loro volontà quelli più deboli.
Questo dovrebbe fare uno stato degno di questo nome, e non inseguire delle emergenze per bypassare lo stato di diritto e la certezza della pena”.

Suicidi in carcere, la denuncia di SAPPE: “Politica e mass media ipocriti se ne parla solo quando fa comodo”

“Fino a qualche settimana fa il carcere con il problema del sovraffollamento, della violenza, dei suicidi, degli omicidi di stato, nonostante le denunce dei sindacati a partire dal SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, non interessavano poco o niente, poiché era più interessante parlare della Salis, Vannacci, dell’orso M90 ucciso ecc.ecc. Con l’arrivo dell’estate poiché i temi di polemica diminuiscono sotto l’ombrellone, i politici ed i mass media nazionali scoprono che i suicidi in carcere dall’inizio dell’anno sono arrivati a circa 50, non tenendo conto delle decine e decine di casi evitati grazie al coraggio ed alla professionalità dei torturatori della polizia penitenziaria. Così si scopre che il sovraffollamento sta diventando insostenibile, e quindi sarebbe necessario una bella leggina che premierebbe i detenuti così come chiede il papa, e tutti felici e contenti”. Inizia così il duro comunicato di SAPPE, il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria.

“Eppure il problema delle carceri non si risolve certo con qualche migliaio di detenuti messi fuori(che dopo qualche mese rientrano tutti) ,poiché sarebbe necessario un piano marshall che dovrebbe coinvolgere tutti a partire dal governo per finire alle regioni, con i mass media a fare da guardiani. Noi riteniamo che l’ipocrisia nasce dal fatto che generalmente tutto quello di brutto che accade nel carcere viene scaricato sul poliziotto penitenziario, per occultare le vere responsabilità del sistema. Diciamo ciò poiché da tempo ci poniamo delle domande a cui nessuno ha mai risposto Perché nessuno si chiede come mai la maggior parte dei suicidi in carcere (e tentati) vengono posti in essere da detenuti italiani o stranieri con problemi psichiatrici oppure tossicodipendenti? Perché i magistrati di fronte al suicidio di un detenuto con problemi psichiatrici tendono a responsabilizzare il poliziotto penitenziario, invece di verificare se quei detenuti erano curati bene, erano seguiti da specialisti così come prevede la legge? Perché non si ammette che con la chiusura degli O.P.G. ed il fallimento delle REMS le carceri sono diventati manicomi a cielo aperto, ove detenuti sani vivono con dei “pazzi”? Perché non si dice che la sopraffazione, la prepotenza, l’umiliazione da parte dei detenuti più violenti lasciati liberi di fare quello che vogliono, sono un concausa importante che porta i detenuti più fragili all’insano gesto? Perché in questi anni una certa parte politica., tra il silenzio generale, ha regalato, di fatto, le carceri ai detenuti più violenti, con le sezioni aperte e senza poliziotti, con il ridimensionamento degli organici per cui le nostre carceri nelle ore serali e notturne sono sguarnite, e le varie evasioni lo stanno a dimostrare? Perché non si è finora agito per evitare che i criminali più pericolosi continuino a gestire dalle celle i loro sporchi traffici con i telefonini che entrano in quantità industriale, a cui ora hanno aggiunto un servizio di consegna puntuale attraverso i droni che oltre ai cellulari trasportano anche stupefacenti, coltelli ecc.ecc, mentre il poliziotto continua ad aprire e chiudere i cancelli con tante chiavi grosse come nell’ottocento? Perché si continua a volere carceri in cemento armato (che armato non è) spendendo il doppio, e con tempi biblici(anni e anni) invece di carceri modulari utilizzate in tutto il mondo, più confortevoli e pronte in alcuni mesi? Perché per i detenuti violenti non si applicano le norme vigenti che farebbero abbassare drasticamente le aggressioni, le sopraffazioni a detenuti e poliziotti, a partire dai magistrati in tantissimi casi che non applicano la legge e cioè l’art.336 del codice penale(arresto in flagranza di reato); eppoi perché il DAP che non attiva per questi prepotenti l’art.14 bis O.P. che prevede un carcere più duro, e non trasferisce questi detenuti nelle sezioni previste dall’art.32 O.P., invece di spostarli da un carcere all’altro collezionando aggressioni a poliziotti nonché abusare degli altri detenuti? Perché si parla tanto di far scontare la pena agli stranieri nei paesi d’origine mentre l’inadeguatezza delle norme e la lentezza della burocrazia non consente di far ciò in maniera concreta? Perché nessuno parla della prima sentenza in Italia ed Europa in cui lo Stato Italiano è stato condannato per la morte di un poliziotto a pagare un forte risarcimento per il fumo passivo delle sigarette dei detenuti inalato nelle sezioni detentive, che ogni giorno avvelenano decine di migliaia i poliziotti e detenuti? A queste domande vorremmo che qualcuno rispondesse, se non a noi a qualche famoso giornalista con la schiena dritta, anche se siamo convinti che avere le carceri in condizione simili faccia comodo a tutti, poiché è un ottimo strumento di distrazione di massa che serve per spostare l’attenzione su problemi più gravi, oppure per riempire le pagine dei giornali quando le polemiche oppure i gossip scarseggiano. Un ultima annotazione , i professionisti del carcere (radicali, antigone , politici di sinistra, associazioni, compresa la cucchi) catalogano le condanne dell’Europa sulle carceri italiane dicendo che sono le peggiori, dimenticando che un raffronto con altre nazioni non può essere fatto in maniera seria(noi le abbiamo viste), poiché in quei paesi a differenza dell’Italia, non esistono le migliaia e migliaia di persone che con le carceri e sulla pelle dei detenuti ci mangiano e bevono. Una politica seria potrebbe risolvere le varie problematiche delle carceri, se lo volesse, in poco tempo, ma dovrebbe avere il coraggio di estirpare tutti i tumori e le metastasi provocate da decenni i buonismo che ha giovato solo ai delinquenti più pericolosi incrementando i loro affari, e rovinato le tante persone che come dice l’articolo 27 della costituzione cercano di reinserirsi nella società”.

Detenuto dà fuoco alla stanza, tragedia sfiorata nel carcere minorile di Bari. Sappe: “Scenario inaccettabile”

“La giornata di sabato è stata disastrosa per i penitenziari pugliesi poiché dopo l’aggressione di un poliziotto nel carcere di Taranto, nella stessa serata un minore straniero ristretto nel carcere minorile di Bari con problemi psichiatrici ha dato fuoco alla stanza in cui era ospitato con altri due stranieri, creando caos all’interno della sezione ove era ristretto. Il pronto intervento dei poliziotti in servizio in servizio ha evitato che il drammatico evento si trasformasse in tragedia, poiché il velenoso fumo del materasso ignifugo che aveva avvolto la stanza eppoi propagatosi in tutta la sezione, non avrebbe lasciato scampo all’incendiario ed agli altri ristretti. Dalle notizie in nostro possesso sembrerebbe che proprio chi ha appiccato il fuoco è stato accompagnato d’urgenza presso l’ospedale da dove dopo le cure del caso è stato dimesso e riaccompagnato al Fornelli”. Inizia così il comunicato del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria.

“Si ritiene inaccettabile la politica dell’amministrazione penitenziaria minorile poiché due dei tre occupanti la stanza incendiata, provenivano dal carcere minorile di Milano Beccaria ove avevano creato grandi problemi, dopo essere passati da Roma creando anche li guai per poi arrivare a Bari che in questo momento vive una situazione drammatica a seguito del sovraffollamento dei detenuti a cui fa da contraltare la grave carenza di poliziotti, circa una ventina (la metà) – si legge -. Ma come è possibile che i Dirigenti della giustizia minorile invece di affrontare i problemi per risolverli, li scaricano alle strutture minorili che non hanno alcuna possibilità per gestire tali detenuti? E’ mai possibile che si possa permettere a dei ragazzi che noi chiamiamo delinquenti, tanto cari ad una certa politica che li coccola e non solo, di andare in giro per la nazione a distruggere sezioni mettendo a rischio anche la vita degli altri ristretti nonché dei poliziotti penitenziari? Perché questi criminali non vengono trattati così come avviene nei penitenziari di nazioni più civili delle nostre come l’Inghilterra, Stati Uniti? Perché si permette a pochi delinquenti di fare tutto quello che vogliono nelle carceri minorili come accaduto proprio nel carcere di Milano? Perché non si trattano questi personaggi che mettono a ferro e fuoco le nostre carceri per minori, facendo danni ingenti e creando problemi anche agli altri ristretti, come meritano?”

“Il SAPPE non può non ringraziare i tre poliziotti che quella sera gestivano l’intero Istituto e che hanno messo a repentaglio la propria vita per salvarla a a questi irresponsabili, nonché riportare la calma nella sezione ove si era creato forte malessere e protesta da parte degli altri ristretti preoccupati dal fumo che avvolgeva la sezione – conclude -. Il SAPPE chiede inoltre che si proceda con un immediato sfollamento del Fornelli nonché con l’invio urgente presso la struttura minorile di almeno 10 unità per far fronte alla situazione e garantire la sicurezza del carcere nonché dei ristretti”.

Il segretario generale del SAPPE in visita alle carceri di Trani e Taranto: “Situazione drammatica e grave”

“È stata una due giorni (4 e 5 marzo) molto intensa ed impegnativa per il segretario generale del SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, il dottor Donato Capece che, tralasciando alcuni importanti impegni nazionali, è voluto venire nella nostra regione per rendersi conto di persona della gravità della situazione dei penitenziari pugliesi. Le ispezioni si sono concentrate tra il carcere di Trani, dove c’è stata una clamorosa evasione di due detenuti, e quello di Taranto, dove il sovraffollamento di detenuti, (quasi 950 detenuti per meno di 300 poliziotti) ha registrato il parametro detenuti/poliziotti più basso d’Italia”. Inizia così la nota stampa del SAPPE Puglia.

“Dalle notizie assunte dai vertici del carcere di Trani sono emerse in maniera più significativa le responsabilità di un amministrazione inefficiente, superficiale. Infatti a tutt’oggi nonostante le varie ricostruzioni non sarebbe possibile determinare con assoluta certezza le modalità dell’evasione in mancanza di filmati video, in quanto nonostante siano state avanzate più richieste di dotare quella zona di apparato di videosorveglianza, (anche in considerazione del fatto che per carenza di personale il muro di cinta è sguarnito), fin dai tempi dell’evasione di due anni fa, non c’è stata alcuna autorizzazione – si legge -. Come pure è emblematico venire a sapere che uno dei detenuti (proprio quello ancora latitante) non doveva essere più a Trani poiché era stato richiesto allontanamento (negato), a seguito di gravi episodi di violenza posti in essere dallo stesso. A Taranto invece la situazione è drammatica poiché non ci sono più letti per accogliere detenuti, con i poliziotti in preda a grande amarezza poiché non ce la fanno più a lavorare perché sottoposti a turni massacranti in violazione di qualsiasi legge. Dopo l’ispezione dei due penitenziari il dottor Capece ha voluto riunire i dirigenti sindacali del SAPPE in servizio nelle carceri pugliesi al fine di preparare un documento che nei prossimi giorni verrà presentato ai vertici del DAP, nonché agli attuali sottosegretari del Ministero della Giustizia che hanno le deleghe sia per i detenuti che per il personale di polizia penitenziaria”.

“Purtroppo da Lecce a Foggia, da Bari a Brindisi, senza dimenticare le strutture più piccole, le problematiche potrebbero sovrapporsi con un unico comune denominatore per cui la Puglia ha solo record negativi inerenti al più importante sovraffollamento di detenuti della nazione (4500 per 2700 posti), a cui viene contrapposto il più basso organico (in percentuale) di poliziotti penitenziari – conclude il sindacato -. Purtroppo si deve anche constatare che nella nostra regione i suicidi, le evasioni nonché i tentativi di suicidi ed evasioni da parte dei detenuti sono sicuramente al di sopra della media nazionale, ma sarebbero potuti essere molti di più senza la professionalità e il coraggio di un manipolo di poliziotti che soprattutto nelle ore serali e notturne presidiano le carceri pugliesi abbandonate a sé stesse, nonostante la presenza di ospiti pericolosissimi. Il SAPPE ritiene che se non si correrà presto ai ripari con lo sfollamento di almeno 800/1000 detenuti necessari per riportare il sovraffollamento delle nostre carceri alla media nazionale, con l’aggiunta di un congro numero di poliziotti, potremmo presto assistere a fenomeni molto più gravi per le nostre carceri, e pericolosi per i territori in cui i penitenziari vengono ospitati”.

Incendio nel carcere di Bari, centro medico in fiamme. SAPPE: “Evitata una carneficina ora i responsabili paghino”

Sarebbe stato un corto circuito a provocare l’incendio nel centro clinico del carcere di Bari, causando l’intossicazione di 5 agenti di polizia penitenziaria (giunti al Policlinico con mezzi propri) e di tre detenuti, trasportati in codice rosso – per le inalazioni – al Policlinico e agli ospedali Di Venere e Mater Dei. A comunicarlo è l’Osapp, l’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, in un comunicato a firma del segretario regionale pugliese, Ruggiero Damato. “Solo il pronto intervento della polizia penitenziaria ha evitato il peggio e messo in sicurezza il reparto”, si legge nel comunicato sindacale.

“Da qualche mese il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, dopo aver visitato il carcere di Bari compreso il centro clinico ha denunciato pubblicamente la gravissima situazione presente proprio presso il centro clinico in cui a fronte di 25 posti disponibili sono giunti nel penitenziario barese più di 100 detenuti con gravissime patologie (allettati, super obesi, su sedia a rotelle, etc) che non trovando posto nella struttura medica sono stati alloggiati nelle sezioni detentive ove la situazione igienico sanitaria è molto precaria anche a causa delle barriere architettoniche presenti che creavano gravi problemi ai detenuti malati. Inoltre il SAPPE aveva evidenziato come la presenza di barriere architettoniche per detenuti su sedie a rotella poteva costituire grave pericolo per gli stessi in mancanza di vie di fuga adeguate, per cui in caso di eventi critici non avrebbero avuto scampo se non venivano aiutati. Le nostre denunce in cui chiedevamo l’intervento del Governatore, dell’assessore alla sanità, dei responsabili dell’asl sono sempre caduti nel vuoto, forse perché si doveva proteggere qualcuno all’interno del centro clinico”. Inizia così la nota del Sindacato Sappe dopo l’incendio divampato in mattinata nel carcere di Bari.

“Abbiamo scritto anche ad altri enti, quali magistrato di sorveglianza, garante dei detenuti, associazioni (che a chiacchiere) che dicono di difendere i diritti dei detenuti, anche in questo caso inutilmente. Nei giorni scorsi abbiamo scritto anche alle autorità di pubblica sicurezza preposti alla sicurezza dei luoghi di lavoro i cui alleghiamo copia – si legge nella nota -. Non può stupire, così come accade spesso nel nostro paese che tragedia annunciate, poi si verifichino puntualmente tra il disappunto anche di chi sapeva ed ha messo la testa sotto la sabbia. Ed è quello che è accaduto in data odierna presso il primo piano del Centro clinico ove per cause ancora da accertare ha preso fuoco tra gli altri il materasso ignifugo ed altro di una stanza ove non c’era nessun detenuto, con il fumo che si è propagato nell’intero piano avvolgendolo in una cappa maleodorante e molto pericolosa poiché velenosa . Tra il fuggi fuggi generale, alcuni detenuti su sedia a rotella sono rimasti bloccati senza alcuna possibilità di potersi salvare, se no grazie all’intervento di alcuni poliziotti che hanno messo a rischio la propria pelle per prendere in braccio i detenuti e portarli in salvo , e poi finire in ospedale (cinque) con segni di intossicazione. Nel frattempo con l’intervento di altri poliziotti si è riusciti a spegnere anche l’incendio ed a riportare la calma”.

“La notizia buona è che si è riusciti ad evitare una carneficina ampiamente prevista dal SAPPE, quella cattiva è che in mancanza di morti, la questione non verrà affrontata nella dovuta gravità, poiché solo con l’onda dello sdegno popolare per una situazione mille volte peggio della tortura, si sarebbero ben definite le responsabilità e chiesto conto a chi finora ha sempre girato la testa dall’altra parte – conclude il Sindacato -. Noi del SAPPE non ci fermeremo e continueremo a denunciare la gravissima situazione del centro clinico di Bari, con la speranza di trovare qualche autorità che possa intervenire per mettere fine a questo situazione scandalosa tenuta in piedi solo per proteggere qualcuno”.