Giudice antimafia sotto scorta condanna boss della Scu e 35 affiliati: pene complessive per 360 anni di carcere

Il gup del tribunale di Lecce Maria Francesca Mariano, sotto scorta da mesi, ha inflitto 36 condanne per complessivi 360 anni di carcere nel processo celebrato con il rito abbreviato scaturito dall’operazione “Stealth” condotta dai carabinieri nel novembre 2023.

Imputati presunti appartenenti a una organizzazione di stampo mafioso dedita allo spaccio e al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra nonché ordigni ad alto potenziale esplosivo, estorsione, danneggiamenti a seguito di incendio, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Accolte quasi in pieno le richieste dell’accusa che aveva invocato 330 anni di carcere.

La pena più alta, 20 anni di reclusione, è stata inflitta a Fernando Nocera , 68 anni, considerato a capo del sodalizio. Disposto il risarcimento del danno in separata sede per le parti civili, tra cui il ministero dell’Interno, il Comune di Carmiano e l’ex sindaco Giancarlo Mazzotta, come vittima di estorsione, in favore del quale è stata disposta una provvisionale di 10mila euro.

Ordini e minacce sui social, in carcere ma attivo su TikTok: il boss Tarantino della SCU finisce al 41bis

Cristian Tarantino, 36enne di San Pietro Vernotico ritenuto il presunto boss del locale clan della Sacra Corona Unita, è finito al 41bis per aver continuato ad impartire ordini e minacciare anche dal carcere, tramite smartphone e pc. Una misura disposta direttamente dal ministro della Giustizia Carlo Nordio su richiesta della Dda di Lecce.

In particolare il 36enne, che ha accumulato pene definitive fino al 2046, avrebbe inviato messaggi di sfida e minaccia tramite il suo profilo TikTok “tarantinocristian666”, ma non solo. Ha mantenuto contatti con i propri solidali impartendo ordini e assistendo al pestaggio del fratello dell’ex compagna tramite videochiamata. Per lui ora il regime restrittivo più ferrea in una cella due metri per tre con un letto, un tavolo ed una sedia inchiodata sul pavimento. Verrà controllato 24 ore su 24 e potrà vedere i propri congiunti una volta al mese.

Su TikTok torna attiva la pagina contro i collaboratori di giustizia brindisini, Libera: “Scu attiva sui social”

Era stata oscurata ma è riapparsa dopo poche ore su TikTok una pagina contro i collaboratori di giustizia brindisini, con foto, nomi e cognomi di alcuni di loro. Nei giorni scorsi sulla pagina erano stati pubblicati anche gli stralci di alcuni verbali, con offese e incitazioni alla violenza contro i collaboratori di giustizia e i loro famigliari. In sottofondo alle foto c’erano brani neomelodici. La pagina aveva raggiunto circa 1.600 follower ottenendo 2.500 ‘mi piace’. Poi, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, era stata rimossa ma ora è di nuovo online e sta cominciando a pubblicare altre foto.

Sulla vicenda è intervenuta anche Libera Puglia: “La notizia di un profilo social anonima contro collaboratori di giustizia della Sacra corona unita e presunti confidenti, la quale riporta una cinquantina di video, foto dei primi collaboratori fino a quelli attuali e anche stralci dei verbali di collaborazione – spiega l’associazione antimafia – è un ulteriore segnale della rinnovata presenza e pericolosità della Sacra corona unita nella provincia di Brindisi e, più in generale, delle mafie nel sud della Puglia”.

“Dopo alcuni omicidi e sparatorie, dopo le diverse minacce e intimidazioni, persino all’indirizzo di esponenti della magistratura e delle forze dell’ordine, una notizia simile è ulteriore dimostrazione di quanto la Scu sia attiva anche sui canali di comunicazione social e di come li utilizzi sempre più per diffondere violenza, omertà e prepotenza”, evidenzia.

Estorsioni e mafia, fermati due ragazzi di San Pietro Vernotico vicini alla SCU: all’epoca erano minorenni

I Carabinieri di Brindisi hanno fermato due ragazzi di San Pietro Vernotico ritenuti responsabili di tentate estorsioni a commercianti e imprenditori, danneggiamenti con esplosivi e materiale incendiario e lesioni personali, e legati ad un’associazione di stampo mafioso riconducibile alla frangia tuturanese della Sacra Corona Unita. Entrambi erano minorenni all’epoca dei fatti, uno dei due oggi ha 18 anni.

I due sono stati intercettati e pedinati nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dia di Lecce partita nell’ottobre 2022. Ad uno dei due il capoclan garantiva l’assistenza legale e il suo mantenimento in carcere, provvedendo a fargli pervenire in cella capi d’abbigliamento, scarpe e somme di denaro.

Testa di capretto e coltello davanti a casa della giudice Mariano: è sotto scorta per le indagini sulla Scu

Una testa di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto in cui è scritto “Così”, è stata lasciata davanti alla porta di casa della giudice leccese Maria Francesco Romano, sotto scorta da alcuni mesi dopo alcune lettere minatorie ricevute. La testa dell’animale sarebbe stata ritrovata la notte tra giovedì e venerdì dalla stessa magistrata che poi ha avvisato le forze dell’ordine. Sull’accaduto indaga la squadra mobile. Le intimidazioni che la giudice riceve sarebbero legate alle indagini che hanno portato all’operazione antimafia con cui lo scorso 17 luglio furono arrestate 22 persone del clan Lamendola-Cantanna ritenuto organico alla Scu. Insieme alla giudice Mariano è finita sotto scorta per le minacce ricevute anche la titolare dell’inchiesta, la pm Carmen Ruggiero.

Mafia e narcotraffico, catturato in Germania il latitante Rosario Cantanna: sfuggì a operazione contro la Scu

La polizia tedesca ha rintracciato il 49enne nei pressi di una pizzeria nel piccolo comune di Schwulper, sulla base degli elementi investigativi forniti dal nucleo operativo e radiomobile della Compagnia Carabinieri di San Vito dei Normanni che ha condotto le indagini sul clan Lamendola-Cantanna.

Continue reading