Concorsi truccati, assunzioni dei politici e sindacato nelle mani del clan: il pentito inguaia l’Amtab e Decaro

Concorsi truccati, sindacato controllato dai clan e assunzioni legate al mondo della politica. L’Amtab finisce ancora nella bufera dopo le dichiarazioni del pentito Nicola De Santis, ex autista dell’azienda del trasporto pubblico barese vicino al clan Capriati di Barivecchia, nell’ambito della maxi inchiesta Codice Interno. Si parte dal concorso del 2008 per autisti, su cui la Procura di Bari ha anche avviato due indagini poi archiviate, per garantire l’assunzione di Massimo Parisi, il fratello del boss Savinuccio di Japigia che nel 2009 è sceso in campo per la campagna elettorale al Comune.

“Tre, quattro giorni prima del concorso, che era lì, nelle aule universitarie di via Re David, l’ex direttore Nunzio Lozito è andato a Roma, allo Studio Staff, c’aveva una lista di chi doveva entrare, perché erano il primo e il secondo gruppo. Il primo gruppo sono entrati tutti, ma alcuni di questi avevano già le domande, diciamo le schede in cui rispondere, invece ad altri hanno cambiato il codice a barre. Io sono andato al secondo piano, adesso non ricordo bene, le schede erano buttate su un tavolo e il codice a barre si spostava da una scheda all’altra. Alcuni che hanno dato la risposta sbagliata si è ritrovato con quella corretta, e viceversa, dopo che sono state scambiate le schede”, le parole di De Santis agli inquirenti della Dda. “Prima che avveniva il concorso a Massimo Parisi fu garantito che lui a quel concorso l’avrebbe superato perché dovevano fare la campagna all’epoca a Giorgio D’Amore alla circoscrizione di Japigia e Torre a Mare e all’ex sindaco Decaro. Chi procacciava voti? Michele De Tullio, tutti quanti, ma anche noi. Solo che noi, diciamo la mia famiglia all’epoca, anziché votare Decaro, ha votato a Elio Sannicandro e mio fratello, infatti, al concorso è stato scartato, pure se aveva lavorato per tanto tempo con l’agenzia interinale – le parole di De Santis riportate da La Gazzetta del Mezzogiorno -. Mi sa che Giorgio D’Amore prese sette-ottomila, novemila voti, e si vantava di questi 2mila voti che avevano dato a Japigia e Torre a Mare”.

Si torna a parlare del presunto incontro a Torre a Mare con l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro. “All’epoca diciamo che noi ci siamo incontrati a Torre a Mare, subito dopo, prima del concorso, c’è stata la campagna elettorale. E in quel periodo là, Michele De Tullio, Tommaso Lovreglio, Massimo Parisi, si sono dati da fare per procacciare i voti – aggiunge -. Massimo, diciamo, quando ha fatto il concorso era già attento perché prima della campagna elettorale, noi abbiamo avuto un incontro a Torre a Mare, con l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, c’era Giorgio D’Amore (un altro politico) e c’erano altri, e stavamo io, Michele De Tullio e Massimo. Massimo all’epoca era già sicuro che entrava, perché Michele De Tullio disse: ‘Massimino sta già dentro, abbiamo più di duemila voti'”.

“All’epoca, nel 2004, ci siamo iscritti a una agenzia interinale. All’epoca si chiamava Ergoline, era un’azienda campana. Ci siamo iscritti là e abbiamo iniziato a lavorare. Io sono entrato nei trasporti disabili. Diciamo, la chiamata all’agenzia viene sempre dai vertici aziendali, all’epoca era il presidente Savino Lasorsa che dava la lista e chiamavano sempre le stesse persone – continua De Santis -. Pure se all’agenzia eravamo iscritti 50 autisti, alla fine lavoravamo in 7-8 persone. Io sono entrato tramite politica, ma anche qualcuno che appartiene al clan è stato iscritto all’agenzia con la forza, minacciando i vertici. Anche prima del 2004, sulle autogrù che gestivano i vigili urbani di Bari, sono entrati i fratelli Lafirenze, Franco Gaetano diciamo tutte persone… Con la forza, diciamo, hanno minacciato il presidente Savino Lasorsa e sono stati assunti. Nel 2008-2009 è stato fatto un concorso di parecchi autisti e lì, diciamo, chi ha lavorato prima con l’agenzia aveva un punteggio, diciamo, superiore rispetto ad altri. Là funziona così: là all’agenzia interinale si iscrive chiunque, va all’agenzia e si iscrive. Ma poi, da su all’azienda, fanno la richiesta di 15 nominativi e dicono: ‘Mi devi mandare Tizio, Caio e Sempronio’. Capito? Gli altri non lavoreranno mai”.

Ma non finisce qui perché dopo le assunzioni le persone vicine ai clan riuscivano a scalare posizioni all’interno. “A me e Parisi da subito ci hanno messo nel direttivo, per avere permessi sindacali, senza votazione, senza niente. In alcuni sindacati c’eravamo noi, e in altri minori non c’era nessuno. E quindi, prevaleva sempre quel sindacato – ha aggiunto De Santis -. All’epoca non avevamo il premio di produzione, 2002, 2003, il premio produzione a livello nazionale fu eliminato ai nuovi assunti, ai 140. Come entrammo noi, e anche subito dopo, abbiamo iniziato a far leva, Massimo è entrato e non aveva il premio di produzione, ha iniziato a far leva ai segretari di fare un tavolo con l’azienda, e all’epoca facemmo l’accordo con Lozito, di emettere questo premio di produzione a tutti i lavoratori. Ha fatto leva su Piero Venneri e anche su altri, poi ha fatto leva anche su sindacalisti, segretari e aziendali. Piero doveva parlare con Lozito (ndr, l’allora presidente) e far riconoscere questo premio anche a loro. Piero ascoltava Massimo perché sapeva che era il fratello di Savino. Il sindacato, a noi, era in via Caldarola, a Japigia. Stavo nel direttivo anche io”.

Bari, carcere minorile senza pace. Sindacato Cosp: “Ancora disordini appiccato il fuoco ad alcuni materassi”

Nuovi disordini sarebbero in corso nel carcere minorile di Bari. Lo comunica il segretario il segretario generale del Cosp e presidente del Conaip, Domenico Mastrulli, precisando che in servizio ci sono “solo tre agenti, un uomo e due donne”.

Secondo quanto riferito da Mastrulli, i detenuti avrebbero “danneggiato l’interno delle celle e appiccato il fuoco ad alcuni materassi. Ora sono nel cortile dell’istituto di pena”. “Per quello che sappiamo – sottolinea – ci sarebbero danni ingenti”.

Da tre giorni nel carcere minorile di Bari si verificano disordini e risse tra detenuti per sedare le quali altri agenti sono stati colpiti con schiaffi e calci. “Ovviamente questi agenti – evidenzia Mastrulli – sono fuori servizio giustificato. Tutto questo dimostra che la situazione si aggrava di ora in ora: serve un intervento del governo”.

Bosch Bari, incontro in Regione Puglia. FIM-Cisl preoccupato: “Rimangono elementi d’incertezza”

“Presso la Regione Puglia, in modalità mista, si è tenuto un incontro di verifica dello stato di attuazione del protocollo d’intesa siglato il 22 luglio 2022. Alla riunione erano presenti: il Sepac, i rappresentanti di Bosch e le delegazioni nazionali e territoriali delle organizzazioni sindacali e della RSU aziendale. Bosch ha confermato le prospettive di drastica riduzione delle attività sui motori diesel, le quali determinano la necessità di ridefinire la vocazione industriale dello stabilimento di Bari. L’impegno di ricercare nuove produzioni da portare in Puglia, al fine di ridurre al massimo l’impatto degli esuberi che si andrebbero a determinare nel 2027, ad oggi ha generato la piena attività per circa 260 lavoratori, grazie all’arrivo dagli stabilimenti di Repubblica Ceca e Germania di produzioni legate al motore endotermico (pompe GP40, CP4 e coperchi pompa) e di componenti per bici elettriche”. Inizia così il comunicato stampa di FIM-Cisl diramato al termine dell’incontro.

“Nell’apprezzare quanto fatto dall’azienda e nella consapevolezza delle difficoltà oggettive determinate dalla transizione dal diesel all’elettrico (la componentistica del quale, in termini di lavoro, rappresenta una frazione del lavoro necessario a produrre un motore tradizionale), la Fim ritiene imprescindibile uno sforzo e un impegno ancora maggiore da parte Bosch, la quale, in prospettiva, dovrà anche cogliere l’opportunità di industrializzare su Bari i frutti della ricerca che viene realizzata presso il CVIT – si legge nella nota -. Da luglio dello scorso anno ad oggi, attraverso le uscite volontarie e incentivate previste dall’accordo siglato a luglio 2022, i dipendenti sono scesi da 1.678 a 1.609; inoltre, si inizia a registrare anche qualche successo nelle politiche di outplacement. Nella gestione della crisi, tuttavia, la Fim ritiene debba essere privilegiata la ricerca di nuove attività, al fine di garantire quella massa occupazionale che rappresenta un valore aggiunto per la prospettiva industriale di lungo periodo dello stabilimento e per la funzione di volano dello sviluppo che Bosch può esercitare sul territorio pugliese. È stato inoltre confermato il forte impegno relativo alla formazione dei lavoratori (per un totale 32.600 ore), il quale prevede anche l’importante contributo della Regione Puglia. La Fim chiede la convocazione al MiMIT di un tavolo di confronto con le parti, affinché gli investimenti pubblici previsti per le nuove tecnologie della transizione, possano essere impiegati anche a sostegno del piano di riconversione dello stabilimento di Bari. La Fim ritiene altresì urgente un confronto al tavolo del Ministero del Lavoro per verificare con quali ammortizzatori sociali dare continuità di copertura ai lavoratori coinvolti dal piano di riconversione da qui al 2027”.