Giornata contro la violenza sulle donne, studenti in corteo a Bari: “Facciamo rumore contro il sistema patriarcale”

È partita da piazza Cesare Battisti, nel centro di Bari e di fronte all’università Aldo Moro, la manifestazione organizzata da Zona Franka, Link Bari e Unione degli studenti Bari in vista della Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, che si celebra domani. L’obiettivo è “fare rumore contro il sistema patriarcale che opprime le nostre vite, che non ci permette di auto determinarci e di scegliere liberamente sui nostri corpi”, spiegano gli organizzatori. Gli studenti vogliono ricordare Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio, e ribadire che “i femminicidi che si susseguono rapidamente nel nostro Paese: non sono fenomeni isolati che avvengono per mano di mostri, ma il frutto di una educazione e cultura patriarcale e violenta, che continua a riprodursi”.

“Quanto accaduto negli ultimi giorni – evidenzia Noemi Sassanelli, esecutivo di Link Bari – ha drammaticamente riacceso le luci sull’urgenza di misure di contrasto alla violenza e alla cultura patriarcale, che devono necessariamente partire dai luoghi della formazione (scuole di ogni grado e università)”. “Per questo – prosegue – abbiamo deciso di fare partire il corteo rumoroso proprio dalla piazza dell’ateneo barese per rivendicare educazione all’affettività e alle differenze, strumenti educativi che colpiscano la cultura patriarcale alla radice”. Samuele Gallozzi, dell’Unione degli Studenti Bari, chiarisce che “la violenza fisica è solo la punta dell’iceberg di un sistema culturale e sociale che opprime e limita la libertà delle donne, che le relega a oggetto da possedere o da sottomettere”. Gli studenti hanno inoltre lanciato l’appello a portare in piazza il panuelo rosa contro la violenza patriarcale e qualunque oggetto possa fare rumore. All’iniziativa aderiscono, fra gli altri, Cgil Bari, Anpi Bari, Arci Bari, Libera Bari, Cav Paola Labriola e Arcigay Bari.

Dossier immigrazione 2023, 138mila gli stranieri residenti in Puglia: 56mila gli occupati e 19mila gli studenti

Sono 138.689 i cittadini stranieri residenti in Puglia, il 3,6% della popolazione regionale. Il 19,3% dei cittadini stranieri sono minori, 56.525 gli occupati, 19.210 gli studenti gli studenti. Sono alcuni dei numeri illustrati durante la presentazione del Dossier statistico immigrazione 2023, una delle più importanti indagini promosse annualmente in Italia sul fenomeno migratorio. L’evento, ospitato questa mattina (26 ottobre) nella sede regionale della Cgil Puglia – da quattro anni partner di Idos e sostenitrice della ricerca regionale – ha visto gli interventi di rappresentanti istituzionali e del mondo delle associazioni impegnate nell’accoglienza e nell’affermazione dei diritti dei migranti, con le conclusioni affidate alla segretaria generale della Cgil regionale, Gigia Bucci. A introdurre i lavori Azmi Jarjawi, responsabile del Dipartimento Immigrazione della Cgil pugliese, che ha ricordato come in Italia si affronta il fenomeno migratorio “in termini strettamente emergenziali e con approccio securitario. Questo alimenta paure e xenofobie. C’è chi ha fatto carriere politiche alimentando discriminazioni, sostenendo una legislazione sempre più repressiva e restrittiva, ma mai in grado di governare i flussi migratori. Infatti si continuano a produrre presenza non regolari, a causa della debolezza dei meccanismi che dovrebbero favorire ingressi regolari e delle norme sulla cittadinanza. Con tante associazioni e organizzazioni, in Puglia lavoriamo per l’integrazione, per una giusta accoglienza. Il tema è nell’agenda politica della Regione, ci sono tante cose da fare ancora ma di sicuro noi ci proviamo”.

A illustrare alcune risultanze dell’indagine è stato Antonio Ciniero, docente dell’Università del Salento e membro della Redazione regionale Centro Studi e Ricerche Idos. “Nonostante il principale motivo di rilascio dei permessi a termine resta quello lavorativo, 34,5%, continua, come lo scorso anno, a risultare molto basso il numero dei permessi per lavoro stagionale, solo 185. Passando ai dati sulla durata temporale dei permessi di soggiorno, i soggiornanti di lungo periodo rappresentano il 50,7% di tutti i titolari di permesso. Rispetto all’anno precedente, la loro quota diminuisce di ben 6 punti percentuali, mentre quella dei titolari di un permesso a termine passa da 43,2% nel 2021 a 49,3% nel 2022. Su questa dinamica ha inciso l’aumento registrato negli ultimi anni dei richiedenti asilo o altre forme di protezione all’interno dei flussi migratori. Solo tra il 2021 e il 2022, infatti, la quota dei titolari di un permesso per protezione e passata 10.519 unità a 15.516”. Altro dato rilevante, a presenza dei figli dei cittadini stranieri nel sistema scolastico regionale “che è sistematicamente cresciuta nel corso degli ultimi dieci anni, passando da 15mila alunni con cittadinanza non italiana registrati nell’anno scolastico 2011/2012 a 19.210 nell’anno scolastico 2021/2022, il 3,4% dei 565.504 studenti pugliesi. Nello stesso decennio e aumentato anche il numero degli alunni stranieri nati in Italia, passato da 4.689 a 10.298 (il 53,6% del totale stranieri). Si tratta di una crescita del 119,6%, indice, come le acquisizioni di cittadinanza, della progressiva stabilizzazione della presenza immigrata”.

In termini assoluti, Bari e la provincia che concentra il maggior numero di residenti stranieri (43.398, il 31,1% del totale), seguita da quelle di Foggia (31.838), Lecce (25.793), Taranto (15.412), Brindisi (11.716) e Barletta Andria Trani (10.532). Tra i residenti per cittadinanza prevalgono quelli provenienti dalla Romania (il 21,6% per 29.196 persone), seguono Albania (21.057, 15,6%), Marocco (10.810, 8%), Cina (6.228, 4,6%). Nel 2022, secondo i dati Istat della Rilevazione sulle forze di lavoro, gli occupati stranieri in regione sono 56.500 e rappresentano il 4,5% dei 1.267.000 occupati pugliesi, con un’incidenza della componente femminile pari al 36,0%. Dei 174.000 disoccupati pugliesi, invece, gli stranieri rappresentano il 7,8% del totale e tra questi le donne sono poco meno della meta (48,8%).

Il tasso di attività dei cittadini stranieri, in considerazione della loro più giovane struttura per età, e di 8 punti percentuali più alto di quello degli italiani (64,0% contro 56,0%). Il loro tasso di occupazione e pari al 51,7% (49,3% per gli italiani) e quello di disoccupazione al 19,4% (11,7%). La grande maggioranza degli occupati stranieri e impiegata in attività di lavoro subordinato (88,1%, a fronte del 75,7% degli italiani). Il settore dei servizi occupa la maggioranza della forza lavoro pugliese: lavora in questo settore il 69,3% degli occupati italiani e il 60,4% degli stranieri. Tra i servizi, il commercio assorbe la stessa percentuale di occupati italiani e stranieri, circa il 15%, mentre risulta molto sbilanciato il dato relativo al comparto domestico (che concentra il 18,1% degli occupati stranieri contro lo 0,9% degli italiani). Gli occupati stranieri sono sovra rappresentati nel settore agricolo, dove si concentrano per il 23,6% contro il 7,8% degli italiani, mentre l’industria ne assorbe il 16,0% a fronte del 22,9% degli italiani.

“L’attacco ai diritti nello specifico ai diritti degli immigrati, è figlio del pensiero conservatore e xenefobo di una certa destra, dall’altro è un uso strumentale: additare un nemico per nascondere il fallimento delle proprie politiche economiche e sociali”, ha commentato la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, nelle sue conclusioni. “Si prova ad alimentare una guerra tra gli ultimi che per noi sono i primi: i migranti, i lavoratori, i giovani, in un contesto di crescente povertà che interessa soprattutto chi vive di salari e pensioni. Nello stesso tempo si arretra sul welfare, su diritti che sono costituzionali. Per questo abbiamo chiamato la nostra mobilitazione, che ci ha visti manifestare il 7 ottobre a Roma, La Via Maestra, richiamando il valore della nostra Carta, l’idea di società, di relazioni, di regole, di solidarietà che contiene. E non lo facciamo da soli ma assieme una rete vastissima di associazioni di impegno civile e sociale”. Bucci, richiamando i fenomeni di sfruttamento di cui sono vittime gli stranieri nel mercato del lavoro italiano, ha sottolineato come “affinché siano loro i primi protagonisti di questa battaglia di dignità, devono essere sottratti al ricatto perverso che esercita il bisogno, un reddito, un tetto. Il riconoscimento del diritto a stare, che li tolga dalla condizione di essere fantasmi, questa è la base per emanciparsi da ogni sfruttamento. E quindi il superamento della Bossi-Fini, il superamento di politiche di accoglienza che in Europa e in questo Paese si sono dimostrate fallimentari. Nella gestione dei flussi il primo aspetto che non si dovrebbe mai perdere di vista è quello del rispetto della vita e della dignità umana”. Affrontare allora le migrazioni “come fenomeno sociale e non di ordine pubblico. Anche perché questo approccio, questo continuo far risuonare allarmi e invocare emergenze alimenta paure e xenofobia. Il tema delle politiche migratorie è uno dei temi dentro la mobilitazione più generale della Cgil per un Paese che possa traguardare una crescita a partire dalla centralità del lavoro, dal rispetto delle persone, per uno sviluppo che sia sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale e sia capace di realizzare coesione e redistribuzione tra le persone e tra i territori, tra le regioni dei vari Sud e Nord del Paese e del mondo. Questa è la lotta che ci vede impegnati, per un modello di società diversa e più giusta, che ci porterà in questi mesi a proseguire la mobilitazione anche ricorrendo allo sciopero generale”.

Professori fermi e studenti mobili tra le aule: il sistema americano del liceo Salvemini fa discutere

Fanno discutere le nuove regole introdotte dal Liceo scientifico Salvemini di Bari che, dopo una sperimentazione fatta la primavera scorsa, vara quest’anno un sistema all’americana istituendo “aule dipartimentali” con gli studenti che a fine ora si spostano da un’aula all’altra, invece dei professori che resteranno fermi. Con una circolare la preside, Tina Gesmundo, ha dato indicazioni molto precise per evitare ingorghi e caos nei corridoi, del tipo: “I corridoi devono essere percorsi camminando a destra e favorendo il flusso nei due sensi di marcia”, “gli studenti devono muoversi in silenzio e correttamente per gruppi classe, possibilmente in fila indiana” e se due flussi si incrociano “la classe rispetta la precedenza a destra senza mai dividere i gruppi classe in transito”.

Un decalogo che sta suscitando dibattito dopo la pubblicazione sul Fatto quotidiano on line di un articolo che parla di “codice militaresco”, tanto che la Cgil di Bari insieme alla Flc Cgil e all’Uds provinciali, ha chiesto “un incontro urgente alla dirigente scolastica, al consiglio d’istituto tutto e ai rappresentanti degli studenti”. La circolare invita gli studenti che “devono raggiungere l’aula dipartimentale prevista dall’orario delle lezioni” a farlo “entro quattro minuti, senza attardarsi e seguendo il gruppo classe”. E chiarisce che i ragazzi “non possono recarsi al bagno o al bar durante gli spostamenti, ma possono farlo solo dopo essersi recati nell’aula dipartimentale prevista da orario e previo permesso concesso dal docente”. Esiste anche una regola nel caso in cui la classe trovi l’aula dipartimentale ancora occupata dal gruppo precedente, in questo caso “gli alunni dovranno attendere che l’aula sia liberata stando in fila indiana in corridoio, accostati al muro e in silenzio”.

“Sono serena e tranquilla, stiamo lavorando per fare la didattica disciplinare come fanno altre 200 scuole in Italia, fra le quali circa 150 licei”, spiega all’ANSA Tina Gesmundo, preside del liceo scientifico Salvemini di Bari, in merito al regolamento varato per disciplinare gli spostamenti degli studenti fra le classi, al centro di alcune polemiche. “Questo regolamento – prosegue – regola L’afflusso di 1.070 ragazzi che si spostano da una classe all’altra. Per redigerlo mi sono ispirata ai licei Kennedy e Newton di Roma ed è identico a quello di tutte le altre scuole che applicano questo tipo di didattica”. La preside parla di “attacco pretestuoso” riferendosi all’articolo pubblicato sull’edizione online del Fatto quotidiano e spiega che il decalogo “è stato sperimentato per una settimana lo scorso anno, è passato al vaglio del consiglio di istituto e del consiglio dei docenti e c’è stato un monitoraggio fra gli studenti”. “Non c’è nulla di poco trasparente”, precisa. In merito all’invito della Cgil, che le chiede un incontro, risponde senza esitazioni: “A scuola può venire chiunque, sono disponibile a incontrare Cgil e chiunque altro. Questa polemica non mi tocca e andremo avanti”.