Tangenti e appalti, cambia l’accusa per Alfonsino Pisicchio. La Procura: “Non abusò della qualifica da assessore”

Nel presunto appalto pilotato nel 2019 per affidare il servizio di riscossione tributi del Comune di Bari alla società Golem srl, l’ex assessore e consigliere regionale pugliese Alfonsino Pisicchio non è più accusato di avere agito abusando della sua qualità di assessore regionale, come inizialmente sostenuto dall’accusa.

Su richiesta dell’avvocato di Pisicchio, Salvatore D’Aluiso, infatti, il pm Claudio Pinto ha modificato oggi in udienza il capo d’imputazione, eliminando quel passaggio relativo al ruolo da assessore.

Per questa vicenda Pisicchio è imputato all’udienza preliminare a Bari per corruzione e turbativa d’asta insieme al fratello Enzo, l’imprenditore Giovanni Riefoli, al rup dell’appalto Giovanni Catanese e al componente della commissione Gianfranco Chiarulli.

Secondo l’accusa i fratelli Pisicchio sarebbero stati gli intermediari tra l’impresa e i dipendenti comunali in modo da consentire l’aggiudicazione dell’appalto all’impresa di Riefoli: in cambio, Enzo avrebbe ricevuto 156mila euro in contanti, regali per oltre 52mila euro e l’assunzione fittizia della figlia; Alfonsino, invece, avrebbe ricevuto la promessa di assunzioni di persone da lui indicate nelle aziende di Riefoli.

I due Pisicchio rispondono anche di turbativa d’asta e nell’ambito di questa inchiesta entrambi, il 10 aprile dell’anno scorso, finirono ai domiciliari. In totale gli imputati in udienza preliminare sono nove.

Dopo la modifica del capo d’imputazione, il legale di Pisicchio ha chiesto l’esclusione della Regione Puglia come parte civile, richiesta alla quale l’ente si è opposto. Il gup Nicola Bonante deciderà se accogliere o meno questa richiesta nella prossima udienza del 28 maggio.

Corruzione in Puglia, tangenti per appalti: la Corte dei Conti chiede 60mila euro come danni d’immagine a Lerario

Avrebbe causato un danno d’immagine da 60mila euro alla Regione Puglia. E per questo, su delega della Procura regionale della corte dei conti, la guardia di finanza ha notificato un invito a dedurre a Mario Lerario, ex dirigente della Protezione civile e della sezione provveditorato-economato della Regione, condannato in via definitiva a 4 anni e 4 mesi, in appello, per aver preso due tangenti da 10mila e 20mila euro da due imprenditori in cambio dell’affidamento di alcuni lavori.

La vicenda, come spiega la finanza in un comunicato, ha determinato nei confronti della Regione non solo un danno patrimoniale, “conseguente alle maggiori somme pagate dall’Ente locale per i lavori affidati alle due citate imprese, anche in conseguenza delle tangenti pagate, bensì anche un danno all’immagine derivante dalla lesione del prestigio, del decoro e della credibilità” dell’ente “a seguito della condanna penale del proprio dirigente”.

In particolare, i reati per cui Lerario è stato condannato “hanno determinato una diminuzione della considerazione dell’istituzione pubblica da parte dei cittadini, ledendone il rapporto di fiducia e configurando la lesione di un bene tutelato in via diretta ed immediata dall’ordinamento giuridico”. Il danno da 60mila euro è pari al doppio della somma che Lerario ha ricevuto come tangente.

Per un’altra vicenda di corruzione Lerario è stato condannato in primo grado a 5 anni e quattro mesi, per le presunte tangenti da 35mila euro ricevute dall’imprenditore Antonio Illuzzi (condannato in primo grado a 4 anni).

Scandalo Asl Bari, Connie Sciannimanico fa mea culpa. Lady tangenti: “Sono divorata dalla vergogna”

“Ho ricevuto dazioni di denaro, sono divorata dalla vergogna e non potrò mai perdonarmi”. Questa è l’ammissione di Connie Sciannimanico, la funzionaria dell’Asl di Bari arrestata il 12 novembre scorso nell’ambito dell’inchiesta sui presunti appalti truccati con l’accusa di associazione a delinquere.

Dopo Natale ha lasciato il carcere e si trova ora ai domiciliari, a casa dei genitori, dopo che il gip ha accolto l’istanza di revoca avanzata dalla difesa, avvalorata da un documento che attestava come le condizioni psicologiche della donna non fossero compatibili con la sua permanenza in carcere.

È stata sospesa dal lavoro e rischia di essere licenziata. Nella caserma dei carabinieri in cui viveva con il marito, durante la perquisizione di novembre, furono trovati 22mila euro in contanti e 17 borse tra Gucci, Prada e Vuitton. Dopo l’iniziale silenzio nel primo interrogatorio, ha messo per iscritto pensieri e pentimenti riconoscendo le proprie responsabilità. “Voglio liberarmi di un peso che ho dentro e non intendo più rimandare questo atto di dolore”, le parole riportate da La Repubblica.

“Le dazioni sono avvenute nei pressi della mia abitazione a Santo Spirito e nel mio ufficio all’interno del giubbotto – ha raccontato -. È iniziato senza che quasi me ne rendessi conto, essendo stata oggetto inizialmente di alcune regalie presentate come iniziative personali di chi voleva fornirmi attenzioni galanti. Sono cosciente che questo nulla toglie alla rilevanza penale di quanto accaduto”.

Scandalo Asl Bari, Sciannimanico lascia il carcere: ai domiciliari nell’alloggio di servizio del marito carabiniere

Concetta Sciannimanico, la funzionaria Asl arrestata il 12 novembre scorso nell’ambito dell’inchiesta sui presunti appalti truccati con l’accusa di associazione a delinquere, lascia il carcere e va ai domiciliari. Il gip ha accolto l’istanza di revoca avanzata dalla difesa, avvalorata da un documento che attestava come le condizioni psicologiche della donna non fossero compatibili con la sua permanenza in carcere. La donna si trova ora ai domiciliari nell’alloggio di servizio del marito, comandante della stazione dei carabinieri di Santo Spirito. A riportarlo è TgNorba.

Asl Bari, Connie si difende: “Borse firmate e soldi regali dei miei spasimanti”. Natale in cella per lady tangenti

“Non erano tangenti, ma regalie da parte di chi voleva dimostrarmi attenzioni galanti”. Ha provato a difendersi così davanti al procuratore Roberto Rossi e alla pm Savina Toscani Concetta Sciannimanico, la 47enne arrestata lo scorso 12 novembre nell’ambito dell’inchiesta sul presunto giro di tangenti in cambio di appalti nell’azienda sanitaria barese. Si trova in carcere da 36 giorni e ci resterà ancora per un po’. Non ha convinto neppure il gip Giuseppe Ronzino.

Il tribunale del Riesame aveva già respinto il ricorso della difesa in cui veniva richiesta la sostituzione della detenzione in carcere con gli arresti domiciliari, confermando il parere della Procura. Sciannimanico si trova nel carcere di Taranto e durante l’interrogatorio di garanzia si era avvalsa della facoltà di non rispondere. Nell’alloggio di servizio della caserma dei carabinieri dove vive insieme al marito è stato trovato un vero e proprio tesoro.

Connie ha cercato nell’ultimo interrogatorio di ribaltare la situazione ma la sua versione non è risultata attendibile, anzi “inverosimile e contraddittoria in ordine alla ricezione delle tangenti”. “Non ho ricevuto tangenti, ma regalie di colleghi, presentate come iniziative personali di chi voleva mostrare alla sottoscritta attenzioni galanti, fornendomi le predelle somme di denaro di cui ho riferito, pur se di loro iniziativa e non da me richieste”, le sue parole.  E per cercare di attutire la rilevanza penale di quei passaggi di banconote immortalate dalle videocamere installate dalla Guardia di finanza, la funzionaria ha rivelato ai magistrati l’esistenza di un rapporto sentimentale con un ex dirigente dell’Area tecnica dell’Asl, Nicola Sansolini, anche lui arrestato il 12 novembre.

Tangenti all’ex Provincia di Bari, scatta la prescrizione: prosciolti ex dirigente e imprenditore – NOMI

Il Tribunale di Bari ha emesso sentenza di non luogo a procedere per prescrizione nei confronti dell’ex dirigente della provincia di Bari, Cataldo Lastella, e dell’imprenditore Marino Provvisionato, finiti a processo per corruzione e falso in merito a una presunta tangente da 65mila euro che l’imprenditore avrebbe pagato per ottenere un appalto per manutenzioni stradali e lavori in alcune scuole della provincia. I fatti contestati si riferiscono agli anni tra il 2011 e il 2013, il processo nacque da un’inchiesta su presunti episodi di corruzione, falso, frode in pubbliche forniture, turbativa d’asta e truffa ai danni dell’ex Provincia negli anni tra il 2006 e il 2014.

Nel processo, tra gli altri, furono inizialmente coinvolti anche Anita Maurodinoia, ex assessora regionale ai Trasporti, e il marito Sandro Cataldo, fondatore del movimento politico ‘Sud al centrò. Entrambi furono prosciolti in udienza preliminare nel 2022. Maurodinoia (all’epoca vicepresidente del Consiglio provinciale) e Cataldo erano accusati di corruzione relativamente a presunti appalti concessi a un imprenditore in cambio di lavori in casa e forniture di generi alimentari. Entrambi sono attualmente indagati a Bari per la presunta compravendita di voti relativa alle elezioni regionali del 2020 (Maurodinoia risultò eletta con quasi 20mila voti), e le amministrative di Grumo Appula dello stesso anno e di Triggiano del 2021.

Scandalo all’Asl Bari, confessa nell’interrogatorio e ammette le tangenti: Sansolini lascia il carcere e va ai domiciliari

Dopo aver confessato nell’interrogatorio di ieri e aver ammesso di aver intascato le tangenti in cambio di appalti, Nicola Sansolini va ai domiciliari. L’ex capo dell’Area Tecnica dell’Asl di Bari lascia così il carcere su disposizione del gip Giuseppe Ronzino. Determinanti il parere positivo del procuratore Roberto Rossi e della pm Savina Toscani e l’atteggiamento collaborativo mostrato da Sansolini, assistito dall’avvocato Antonio La Scala.

Scandalo all’Asl Bari, Sansolini ammette le tangenti: interrogatorio di tre ore davanti ai pm

Ha ammesso le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti Nicola Sansolini, il dirigente della Asl di Bari in carcere dallo scorso 12 novembre con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e alla turbata libertà degli incanti. Assistito dall’avvocato Antonio La Scala, Sansolini si è sottoposto ieri a un lungo interrogatorio, durato circa tre ore, davanti al procuratore di Bari Roberto Rossi e alla sostituta procuratrice Savina Toscani.

Con Sansolini sono in carcere altri due funzionari, Nicola Iacobellis e Concetta Sciannimanico (tutti e tre sospesi dalla Asl dopo l’arresto), e gli imprenditori Giovanni Crisanti e Nicola Minafra. I cinque, insieme all’imprenditore Ignazio Gadaleta (che ha lasciato il carcere dopo il suo interrogatorio di garanzia), avrebbero costituito e fatto parte dell’associazione a delinquere con la quale, dietro il pagamento di tangenti, sarebbero stati inquinati diversi appalti dell’azienda sanitaria barese.

Agli indagati – in totale 17, in 10 sono stati arrestati tra carcere e domiciliari – sono anche stati sequestrati contanti per 250mila euro e diverse borse di lusso. La guardia di finanza, pochi giorni fa, ha sequestrato altri soldi nella disponibilità di Sansolini. Al termine dell’interrogatorio, il legale di Sansolini ha chiesto la sostituzione del carcere con gli arresti domiciliari. La decisione del gip potrebbe arrivare già domani.

Scandalo all’Asl Bari, l’imprenditore Perrone torna libero: interdizione a contrattare con la PA per un anno

È tornato in libertà Cataldo Perrone, l’imprenditore di Corato (Bari) ai domiciliari dalla settimana scorsa con le accuse di corruzione e falso relativamente a un appalto bandito dalla Asl di Bari nel 2023. Nei confronti di Perrone è stata disposta l’interdizione a contrattare con la pubblica amministrazione per un anno.

Lunedì, Perrone, assistito dall’avvocato Mario Malcangi, aveva risposto alle domande del gip in sede di interrogatorio, ammettendo di aver fatto alcuni «omaggi» (consistiti per l’accusa «nel pagamento di vari articoli» come una porta blindata, porte interne ed elementi d’arredo del bagno) al funzionario della Asl di Bari Nicola Iacobellis (in carcere) e a sua moglie Paola Andriani (ai domiciliari), ma non come contropartita di accordi illeciti.

Quanto all’ipotesi di falso – è accusato insieme a Iacobellis di aver attestato falsamente il termine dei lavori per la sostituzione delle canne fumarie dell’ospedale Di Venere di Bari al 29 dicembre 2023, lavori in realtà conclusi a luglio 2024 – ha sostenuto che quella diversa datazione della fine dei lavori per lui fosse irrilevante, e che si trattasse di un’esigenza della Asl.

Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bari per un presunto giro di tangenti per appalti nella Asl di Bari sono state arrestate 10 persone con le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, falso, turbata libertà degli incanti e subappalti illeciti. In carcere, oltre a tre imprenditori (per uno di questi, Ignazio Gadaleta, la misura è stata sostituita con i domiciliari), ci sono i funzionari della Asl Nicola Iacobellis, Nicola Sansolini e Concetta Sciannimanico.