Scandalo Asl Bari, scena muta degli imprenditori ai domiciliari. L’inchiesta si allarga: sequestrati documenti e pc

Torniamo a parlare dell’inchiesta sulle presunte tangenti pagate in cambio di appalti della Asl di Bari che nei giorni scorsi ha portato a 10 arresti. I due imprenditori Nicola Murgolo, 60enne barese, e Giuseppe Ricci, 46enne di Bitonto), assieme a Paola Andriani, (61enne barese moglie di Iacobellis), finiti ai domiciliari, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante gli interrogatori di garanzia che si sono tenuti nella giornata di ieri. Aldo Perrone, imprenditore di Corato accusato di corruzione, ha parlato e respinto le accuse, presentando documenti per difendere la correttezza del suo operato, precisando di essere subentrato nell’appalto della sostituzione delle canne fumarie dell’ospedale Di Venere dopo la rinuncia del primo classificato. Il suo legale ha dunque richiesto la revoca della misura cautelare.

L’inchiesta intanto si allarga e potrebbe riguardare anche altri appalti. La Guardia di Finanza è tornata negli uffici dell’azienda sanitaria per perquisire le postazioni occupate da Nicola Sansolini, 64enne di Taranto, Nicola Iacobellis, 59enne di Bari, e da Concetta Sciannimanico, 47enne di Bari, prima del loro arresto. L’accusa nei confronti dei tre, finiti in carcere, è quella di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Sono stati acquisiti documenti relativi ad altri progetti in carico agli uffici della Asl. Sono stati poi sequestrati anche i contenuti dei pc utilizzati dai tecnici.

Scandalo all’Asl Bari, ammette di aver dato 40mila euro a Cristanti: Gadaleta lascia il carcere e va ai domiciliari

Il gip di Bari Giuseppe Ronzino ha disposto i domiciliari per Ignazio Gadaleta, arrestato martedì con l’accusa di associazione a delinquere relativamente ad alcuni presunti appalti truccati nella Asl di Bari. La stessa misura non è invece stata concessa all’imprenditore Nicola Minafra. Entrambi ieri, nel corso dell’interrogatorio davanti al gip, avevano fatto richiesta di sostituzione della misura cautelare in carcere con i domiciliari.

Gadaleta, assistito dall’avvocato Luca Gagliardi, durante l’interrogatorio in carcere a Trani, ha ammesso di aver pagato circa 40mila euro in due tranche a Giovanni Crisanti (un altro indagato in carcere, considerato amministratore di fatto della srl Costruzioni Bioedili) per velocizzare la liquidazione degli stati di avanzamento dei lavori relativamente a un appalto della Asl di Bari.

Crisanti ha ammesso di aver pagato tangenti agli ingegneri Nicola Sansolini e Nicola Iacobellis – funzionari della Asl di Bari in carcere come la collega Concetta Sciannimanico – per conto di Gadaleta e dell’imprenditore Nicola Murgolo (ai domiciliari). I tre funzionari, ieri, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio dei quattro indagati sottoposti ai domiciliari è fissato per lunedì.

Complessivamente gli indagati nell’inchiesta della Procura di Bari sono 17. Per 10 di loro è stata disposta una misura cautelare, gli altri sono a piede libero. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere (contestata solo ai sei inizialmente arrestati in carcere), corruzione, falso, turbata libertà degli incanti e subappalti illeciti.

Scandalo all’Asl Bari, l’imprenditore Crisanti ammette e inguaia i dirigenti: “Ho pagato tangenti per ottenere favori”

“Ho pagato per ottenere favori. I soldi me li davano Gadaleta e Murgolo perché io facevo da tramite con i dirigenti Asl, in particolare Sansolini, che ho conosciuto da quando è arrivato in Asl circa sei anni fa. Con Iacobellis ci conosciamo da ragazzini. A volte ho portato soldi anche a Connie Sciannimanico”. Queste sono le parole riportate da La Gazzetta del Mezzogiorno e proferite dall’imprenditore Giovanni Crisanti nel suo interrogatorio che si è tenuto davanti al gip Giuseppe Ronzino nell’ambito dello scandalo che ha travolto l’Asl Bari.

L’imprenditore 67enne barese, titolare della Costruzioni Bioedili, ha ammesso dunque di aver pagato le tangenti ai dirigenti Asl Nicola Sansolini e Nicola Iacobellis e alla funzionaria Connie Sciannimanico in cambio di appalti. È il primo a farlo, dopo la scena muta in mattinata degli stessi Sansolini e Iacobellis.  La difesa dell’imprenditore, incastrato da foto e video, per il momento non ha fatto richiesta di attenuazione della misura ma è possibile lo faccia nei prossimi giorni. 

Scandalo all’Asl Bari, appalti concessi in cambio di soldi e favori: tre dipendenti sospesi dal servizio

I tre dipendenti della Asl di Bari, Nicola Sansolini, Nicola Iacobellis e Concetta Sciannimanico, arrestati nell’ambito dell’inchiesta su un presunto giro di tangenti legati ad appalti banditi dall’azienda sanitaria sono stati «immediatamente sospesi dal servizio in via cautelare». Lo si apprende da fonti della Asl che fanno anche sapere che «gli atti sono stati inviati all’ufficio procedimenti disciplinari aziendale».

Tangenti per appalti truccati, Sannicandro a processo ma Emiliano lo rimette al vertice dell’Asset: c’è il decreto

Elio Sannicandro torna alla guida dell’Asset dopo essere stato rinviato a giudizio una settimana fa nell’ambito dell’inchiesta su presunti episodi di corruzione messi in atto dagli imprenditori Di Carlo, con l’obiettivo di essere agevolati e di ottenere appalti per la mitigazione del rischio idrogeologico. Le accuse nei confronti di Sannicandro sono quelle di corruzione e turbativa d’asta per aver intascato tangenti per 60mila euro, ma il gip ha revocato l’interdizione per un anno dai pubblici uffici.

Emiliano non ha perso tempo e, visto il rapporto di fiducia, ha firmato il 15 luglio un decreto per riposizionarlo al vertice dell’Agenzia regionale strategica per lo sviluppo. Il 24 luglio ci sarà un evento pubblico e a rappresentare l’Asset ci sarà proprio Sannicandro che non potrà al momento occuparsi della gestione degli appalti, assegnata al dirigente Vito Antonio Lomoro. Sannicandro si occuperà solo di strategia e programmazione. “Verrà assolto”, le parole del governatore della Regione Puglia davanti alla commissione parlamentare Antimafia. Emiliano è stato categorico. La revoca della sua sospensione fa uscire di scena Salvatore Refolo, che era stato nominato commissario dell’Asset.

Tangenti per appalti truccati, l’ex dg Asset Sannicandro a processo: la Regione Puglia si è costituita parte civile

Nell’inchiesta della Procura di Bari, assieme ad altre 11 persone, c’è anche Elio Sannicandro, l’ex direttore generale dell’Asset Puglia interdetto per un anno dai pubblici uffici, accusato di aver ricevuto “denaro in più occasioni” per un totale di 60mila euro dall’imprenditore Antonio Di Carlo in cambio dell’assegnazione di appalti.

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Tangenti per appalti truccati, Sannicandro a processo: l’ex dg Asset a caccia di voti su Whatsapp per Laforgia

La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Elio Sannicandro, l’ex direttore generale dell’Asset Puglia interdetto per un anno dai pubblici uffici. Sannicandro è rimasto coinvolto, con altre 11 persone, in un’inchiesta della Procura di Bari su presunte tangenti per l’affidamento di alcuni appalti. Il processo partirà il 23 aprile.

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Corruzione in Puglia, tangenti nella Protezione Civile. Sannicandro: “La priorità era salvare vite”

“La priorità era salvare vite umane. I lavori sono stati fatti in una situazione di emergenza e in grande fretta» perché «a inizio lockdown, a marzo 2020, avevamo l’urgenza di mettere subito in funzione i nuovi reparti di degenza e terapie intensive”. Lo ha detto l’ex direttore generale dell’Agenzia regionale per lo sviluppo ecosostenibile del territorio (Asset) della Puglia, Elio Sannicandro, ascoltato come testimone della difesa nel processo che vede imputato l’imprenditore Donato Mottola per una presunta tangente da 20mila euro pagata all’ex dirigente della protezione civile, Mario Lerario, in cambio di appalti.

Per questa e per un’altra tangente da 10mila euro, Lerario è già stato condannato (in abbreviato) a 5 anni e 4 mesi di reclusione per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio Sannicandro, citato dagli avvocati Vito Belviso ed Elisa Mirabelli che difendono Mottola, è a sua volta indagato (e interdetto per 12 mesi) perché accusato di avere intascato da un altro imprenditore una tangente da 60mila euro per lavori legati al dissesto idrogeologico. Nella sua testimonianza, l’ex direttore di Asset ha ricordato come i suoi compiti all’epoca fossero “di tipo tecnico” e “di coordinamento” tra il dipartimento Salute e la Protezione civile.

Sannicandro ha poi aggiunto come la direzione dei lavori e il Rup fossero invece compiti della Protezione civile. Tra i primi lavori da portare a termine all’epoca, ha sottolineato Sannicandro, c’erano i nuovi reparti di terapia intensiva da crearsi in container per gli ospedali “Perrino” di Brindisi e “Moscati” di Taranto. “Data la grande urgenza – ha aggiunto – i lavori furono completati nel giro di 30-40 giorni. Non c’erano molte ditte in grado di realizzare opere di questo tipo, in Puglia ne furono consultate un paio”, ha detto ancora Sannicandro. Quei lavori furono poi assegnati alla Dmeco di Mottola.