Ok definitivo del Parlamento al decreto legge ex-Ilva: c’è il via libera anche della Camera

L’Aula della Camera ha approvato con 154 sì e 46 no il decreto legge sull’ex-Ilva. Il provvedimento, che ha già ricevuto il via libera dal Senato il 5 marzo, diventa definitivo. Il testo varato dal Consiglio dei ministri a metà gennaio prevede, tra l’altro, l’ammissione immediata alla procedura di amministrazione straordinaria, su istanza dei soci con almeno il 30% del capitale, per le imprese di interesse strategico nazionale, con almeno 500 dipendenti e debiti per 300 milioni.

Ex Ilva, Giuseppe Cavalli nominato direttore generale: “In campo per perseguire le linee guida del Governo”

I commissari di Acciaierie d’Italia in As hanno nominato Giuseppe Cavalli direttore generale dell’azienda. Bresciano, manager di lunga esperienza nazionale e internazionale, l’ingegner Cavalli ha operato sia in siderurgia sia in settori del largo consumo che fanno uso di acciaio, quale quello degli elettrodomestici.
Rispondendo ai commissari, è detto in una nota, “il direttore generale opererà per il rafforzamento delle azioni da essi avviate per il perseguimento degli obiettivi indicati dal governo”. Cavalli è stato direttore generale di Indesit, amministratore delegato e direttore generale del gruppo Alfa Acciai e presidente di Acciaierie di Sicilia.

Muore a 19 anni dopo due dimissioni, archiviate le accuse per 12 medici: “Era affetto da una malattia rara”

La gip del tribunale di Taranto Gianna Martino ha archiviato il procedimento a carico di 12 medici indagati per cooperazione in omicidio colposo in relazione alla morte di un 19enne avvenuta il 22 settembre 2022 nell’ospedale Santissima Annunziata. Lo comunica la Asl di Taranto. Il giovane – secondo la denuncia presentata dai genitori dopo il decesso – era stato dimesso due volte in meno di 20 giorni (il 30 agosto e il 17 settembre) e ogni volta era stato rimandato a casa con una cura farmacologica ed esami strumentali da effettuare.

Sempre secondo quanto denunciato, il ragazzo era andato in ospedale con parestesie agli arti e al volto. Il pubblico ministero Mariano Buccoliero, come atto dovuto, aveva aperto un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati i medici dei diversi reparti che erano intervenuti: dal pronto soccorso a neurologia, da anestesia e rianimazione a cardiologia, da chirurgia vascolare a radiodiagnostica fino a Urologia. L’Asl di Taranto sottolinea in una nota che i consulenti tecnici Antonio De Donno, Domenico Angiletta e Claudia Serpino, hanno effettuato l’autopsia ed esaminato la documentazione clinica “escludendo ogni responsabilità a carico dei medici”.

“Secondo quanto riportato dai consulenti nella loro relazione – prosegue l’Asl – il giovane era affetto da una rara malattia del connettivo e la causa del decesso è stata una emorragia, un evento acuto e imprevedibile, così da non ravvisare alcuna responsabilità penale a carico dei medici, sia riguardo al trattamento terapeutico adottato sia riguardo all’assistenza e vigilanza prestata al giovane paziente nel corso della degenza”. Il pm Buccoliero, aggiunge l’Asl, ha quindi “rilevato l’infondatezza del reato e richiesto alla gip l’archiviazione del procedimento. Richiesta che è stata accolta poiché non sono stati rinvenuti elementi che indicassero negligenza, imprudenza o imperizia da parte degli indagati”.

Carambola a Taranto, auto finisce contro palo. Sharon Bonillo non ce l’ha fatta: la 19enne muore dopo tre giorni

La giovane si trovava in coma all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto dopo il brutto incidente stradale in cui è rimasta coinvolta con sue tre amiche. Le quattro ragazze erano a bordo della Fiat 500 che si è schiantata contro un’Opel Corsa, prima di ribaltarsi e terminare la corsa contro un palo di cemento presente a bordo strada.

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Il segretario generale del SAPPE in visita alle carceri di Trani e Taranto: “Situazione drammatica e grave”

“È stata una due giorni (4 e 5 marzo) molto intensa ed impegnativa per il segretario generale del SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, il dottor Donato Capece che, tralasciando alcuni importanti impegni nazionali, è voluto venire nella nostra regione per rendersi conto di persona della gravità della situazione dei penitenziari pugliesi. Le ispezioni si sono concentrate tra il carcere di Trani, dove c’è stata una clamorosa evasione di due detenuti, e quello di Taranto, dove il sovraffollamento di detenuti, (quasi 950 detenuti per meno di 300 poliziotti) ha registrato il parametro detenuti/poliziotti più basso d’Italia”. Inizia così la nota stampa del SAPPE Puglia.

“Dalle notizie assunte dai vertici del carcere di Trani sono emerse in maniera più significativa le responsabilità di un amministrazione inefficiente, superficiale. Infatti a tutt’oggi nonostante le varie ricostruzioni non sarebbe possibile determinare con assoluta certezza le modalità dell’evasione in mancanza di filmati video, in quanto nonostante siano state avanzate più richieste di dotare quella zona di apparato di videosorveglianza, (anche in considerazione del fatto che per carenza di personale il muro di cinta è sguarnito), fin dai tempi dell’evasione di due anni fa, non c’è stata alcuna autorizzazione – si legge -. Come pure è emblematico venire a sapere che uno dei detenuti (proprio quello ancora latitante) non doveva essere più a Trani poiché era stato richiesto allontanamento (negato), a seguito di gravi episodi di violenza posti in essere dallo stesso. A Taranto invece la situazione è drammatica poiché non ci sono più letti per accogliere detenuti, con i poliziotti in preda a grande amarezza poiché non ce la fanno più a lavorare perché sottoposti a turni massacranti in violazione di qualsiasi legge. Dopo l’ispezione dei due penitenziari il dottor Capece ha voluto riunire i dirigenti sindacali del SAPPE in servizio nelle carceri pugliesi al fine di preparare un documento che nei prossimi giorni verrà presentato ai vertici del DAP, nonché agli attuali sottosegretari del Ministero della Giustizia che hanno le deleghe sia per i detenuti che per il personale di polizia penitenziaria”.

“Purtroppo da Lecce a Foggia, da Bari a Brindisi, senza dimenticare le strutture più piccole, le problematiche potrebbero sovrapporsi con un unico comune denominatore per cui la Puglia ha solo record negativi inerenti al più importante sovraffollamento di detenuti della nazione (4500 per 2700 posti), a cui viene contrapposto il più basso organico (in percentuale) di poliziotti penitenziari – conclude il sindacato -. Purtroppo si deve anche constatare che nella nostra regione i suicidi, le evasioni nonché i tentativi di suicidi ed evasioni da parte dei detenuti sono sicuramente al di sopra della media nazionale, ma sarebbero potuti essere molti di più senza la professionalità e il coraggio di un manipolo di poliziotti che soprattutto nelle ore serali e notturne presidiano le carceri pugliesi abbandonate a sé stesse, nonostante la presenza di ospiti pericolosissimi. Il SAPPE ritiene che se non si correrà presto ai ripari con lo sfollamento di almeno 800/1000 detenuti necessari per riportare il sovraffollamento delle nostre carceri alla media nazionale, con l’aggiunta di un congro numero di poliziotti, potremmo presto assistere a fenomeni molto più gravi per le nostre carceri, e pericolosi per i territori in cui i penitenziari vengono ospitati”.

Ex Ilva, operaio morì investito da fiammata dell’altoforno: tre condanne per omicidio colposo

Il tribunale di Taranto ha condannato due dirigenti e un capo area dell’ex Ilva per l’incidente sul lavoro costato la vita al 35enne operaio Alessandro Morricella, morto il 12 giugno 2015, quattro giorni dopo essere stato investito da una fiammata mista a ghisa incandescente mentre misurava la temperatura del foro di colata dell’altoforno 2. Sono stati inflitti 6 anni di carcere a Ruggiero Cola, all’epoca direttore dello stabilimento di Taranto, 5 anni al direttore dell’area ghisa Vito Vitale e al capo area Salvatore Rizzo. Il tribunale ha assolto, invece, Massimo Rosini, ex direttore generale di Ilva spa, con la formula “per non aver commesso il fatto” (l’accusa aveva chiesti 6 anni di reclusione), il capo turno Saverio Campidoglio e il tecnico del campo di colata Domenico Catucci “perchè il fatto non costituisce reato”.

Tutti gli imputati rispondevano di cooperazione in omicidio colposo, ma a Cola, Vitale e Rizzo i magistrati hanno contestato anche l’accusa di non aver adottato “adeguate misure tecniche ed organizzative, in particolare schermi protettivi o altri mezzi idonei”. Nell’aula di Palazzo di giustizia, oltre ad amici e familiari di Morricella, erano presenti il presidente del Comitato 12 giugno Cosimo Semeraro (associazione fondata dopo la morte di due operai del siderurgico nel 2003) e una rappresentanza di studenti. La sentenza è stata letta oggi dal giudice Federica Furio. Dopo l’incidente, avvenuto quando l’azienda era entrata in amministrazione straordinaria, l’altoforno 2 (attualmente fermo per manutenzione) fu sequestrato e sottoposto a lavori di adeguamento del piano di colata.