“Una tortura di Stato commessa da pubblici ufficiali con abuso dei loro poteri”. Così è stata definita nella sentenza del 20 marzo la tortura avvenuta nel carcere di Bari ai danni di Gregorio, il detenuto con problemi psichiatrici brutalmente picchiato dopo aver dato fuoco a un materasso nella sua cella la notte del 27 aprile 2022. Il Tribunale di Bari ha condannato 5 agenti della polizia penitenziaria per il reato di tortura, altri 4 invece a vario titolo per abuso d’ufficio, violenza privata, falso ideologico e rifiuti di atti d’ufficio.
Gli agenti condannati sono Giacomo Delia (5 anni), Raffaele Finestrone (4 anni e 6 mesi), Giovanni Spinelli (3 anni e 6 mesi), Antonio Rosati (3 anni e 5 mesi), Francesco Ventafridda (3 anni e 4 mesi), Vito Sante Orlando (13 mesi), Michele De Lido (11 mesi), Leonardo Ginefra (6 mesi) e Francesco Valenziano (6 mesi). A inizio mese abbiamo intervistato la sorella della vittima, Anna.
“In carcere è vietato usare la forza per punire e la coercizione a fini disciplinari può essere usata solo per evitare danni a persone o cose”, si legge nella sentenza. “L’aggressione non è avvenuta in un contesto di allarme – si legge ancora -. Dagli agenti ci si attendeva capacità di autocontrollo e rispetto delle norme dell’ordinamento penitenziario, nonché la consapevolezza di dover operare per la cura delle persone che lo Stato ha dato loro in custodia”.