Trani, furto nel locale con 12 dipendenti disabili. L’appello social dopo la chiusura: “Aiutateci”

Una richiesta di aiuto lanciata tramite social. Un appello per poter tornare a servire piatti succulenti preparati e portati a tavola da ragazzi e ragazze con problemi legati alla disabilità. La voglia di ripartire e le difficoltà nel farlo. Un post per raccontare cosa stanno vivendo. È quanto deciso dai responsabili del locale ‘La locanda del giullare’ di Trani, che nella notte tra venerdì e sabato scorsi ha subito un furto che ha comportato la chiusura. Uno stop forzato che sarà prolungato anche nei prossimi giorni e che non si sa quando terminerà.

“L’unica certezza amara che abbiamo è che la locanda è chiusa e resterà chiusa in un weekend, quello del ponte di Ognissanti, che generalmente ha registrato sold-out”, si legge su Facebook. “Chiunque abbia voglia di non far morire questo progetto, abbia voglia di accompagnarlo a una rinascita ci contatti, ci scriva, ci solleciti”, prosegue il post in cui si annuncia l’incontro “con la brigata della nostra Locanda” tenuta all’oscuro di quanto accaduto. Perché i dodici dipendenti della struttura, che si trova in pieno centro cittadino, hanno problematiche differenti: c’è chi ha un ritardo mentale, chi è affetto dalla sindrome di Down e chi ha disturbi dello spettro autistico.

“Capiremo insieme a tutti loro se ci saranno le condizioni per far ripartire questo progetto, se trasformarlo, se abbandonarlo”, prosegue il post. “Quanto successo è stato un episodio che ci sta facendo riflettere a fondo, che ci sta facendo analizzare le tante, troppe difficoltà che fino a oggi – si legge – abbiamo dovuto affrontare spesso, anzi spessissimo, da soli. Lontani dall’idea di doverci piangere addosso, ma con la dignità e responsabilità che crediamo ci abbia sempre contraddistinto, siamo qui a condividere con voi tutti ciò che ci succede. Come sempre – conclude il post – vi terremo aggiornati”

Mistero a Trani, investe una minorenne e scappa senza lasciare i dati: “Sono un medico ho un’urgenza”

Mistero a Trani dove ieri nella serata di ieri una ragazzina minorenne è stata investita da un’auto all’incrocio tra via Malcangi e corso Imbriani. Fortunatamente non è rimasta gravemente ferita, l’automobilista è sceso dalla vettura ma ha detto di essere un medico e di avere un’urgenza. Risalito sul mezzo, se ne è andato senza lasciare nessun dato. La ragazzina, dolorante ad una gamba, è stata soccorsa dai passanti e dall’ambulanza del 118. Le Forze dell’Ordine sono al lavoro per risalire all’identità dell’uomo.

Estorsione e minacce di morte, l’ex boss di Trani Annacondia torna in carcere: nuovi guai per “Manomozza”

Salvatore Annacondia, ex boss di Trani conosciuto da tutti come Manomozza, torna in carcere. L’ex collaboratore di giustizia, che ha permesso di arrestare e condannare centinaia di mafiosi, è accusato di estorsione ai danni di un imprenditore fermano.

Avrebbe minacciato di morte lui e la sua famiglia se non avesse pagato un’ingente somma di denaro, l’episodio è avvenuto a Civitanova dove Annacondia, che ha confessato oltre 200 omicidi (di cui 70 per mano sua), vive ormai da tanti anni. Si trova in carcere e presto sarà interrogato nell’udienza di convalida dinanzi al gip del tribunale di macerata. L’ex boss è fuori dal programma di protezione da anni. Negli ultimi anni era apparso anche in televisione e si era definito un “uomo nuovo”.

I Nas diffidano Aesthetic Franco, filler a due 20enni nella clinica abusiva: sospesa l’attività

“I Carabinieri del N.A.S. di Bari hanno sorpreso un chirurgo che eseguiva interventi a bassa invasività in una clinica non autorizzata nella città di Trani”. Inizia così la notizia rilanciata stamane da diversi organi di stampa dopo il comunicato diffuso dai Carabinieri del Nas. Ebbene sì, il chirurgo sorpreso è proprio Aesthetic Franco.

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Centrale di falsi diplomi a Trani, 9 arresti e 30 indagati: 8mila euro per accedere ai concorsi – I DETTAGLI

Le nove persone arrestate e portate in carcere questa mattina dalla Guardia di finanza facevano parte di un’organizzazione che rilasciava titoli di studio e professionali falsi, o comunque senza valore legale in Italia, emessi da sedicenti enti universitari, da istituti scolastici di istruzione superiore paritari, e scuole professionali dislocate in varie regioni (Lazio, Lombardia, Calabria e Sicilia). I numerosi clienti erano aspiranti insegnanti, laureati e diplomati, che pagavano 8mila euro ciascuno per conseguire un titolo e accedere a concorsi pubblici nella scuola e diventare, tra l’altro, insegnanti di sostegno.

Il giro d’affari prodotto sarebbe ingente, la Guardia di finanza ha infatti sequestrato beni per un valore complessivo di quasi 10 milioni di euro. Complessivamente sono 30 le persone indagate nell’inchiesta chiamata ‘Zero titoli’. I reati di cui sono accusate, a vario titolo e in concorso tra di loro, sono associazione per delinquere, truffa aggravata, falso materiale, corruzione e autoriciclaggio. Secondo quanto accertato dalle indagini, i principali indagati avrebbero creato un polo universitario con base operativa a Trani che si sarebbe avvalso di una rete composta da oltre 55 punti dislocati su tutto il territorio nazionale, utilizzata per reclutare i clienti. Inoltre sarebbero state costituite società di capitali all’estero (Cipro, Regno Unito e America Latina) solo in apparenza abilitate al rilascio di titoli di studio riconosciuti anche in Italia. Per pubblicizzare i corsi, venivano usati siti internet, pagine Facebook e profili WhatsApp.

La società, inoltre, consegnava pergamene, certificazioni e traduzioni giurate contraffatte, certificati di equipollenza falsamente emessi da atenei italiani (in particolare dall’Università Sapienza di Roma). Le lezioni si sarebbero svolte tramite una piattaforma web appositamente creata, su cui era caricato anche il relativo materiale didattico, di dubbia validità e veridicità. E al termine dei vari corsi sarebbero stati distribuiti i plichi contenenti le pergamene create dall’organizzazione, attestanti il conseguimento del titolo. In alcuni casi la consegna è avvenuta nel corso di eventi appositamente organizzati presso un hotel di Roma. Nel corso delle investigazioni è stato inoltre riscontrato l’inoltro via pec al ministero dell’Università e della ricerca (Mur) di centinaia di richieste di riconoscimento dei titoli universitari, prive di qualsiasi documentazione a supporto, strumentali all’ottenimento di una ricevuta di protocollo generata in automatico dal sistema informatico del dicastero, da utilizzare illecitamente per ottenere un temporaneo incarico di insegnamento.