Contromano sotto effetto di droga e alcol uccise il 23enne Andrea Maggio: in appello pena più che dimezzata

La 39enne di Trepuzzi che il 19 giugno 2019 travolse con la propria auto lo scooter guidato dal 23enne Andrea Maggio, all’altezza dell’incrocio tra le strade provinciali 296 e 100, in territorio comunale di Trepuzzi, ha ricevuto uno sconto di pena di 6 anni.

Da 10 anni a 4 anni di reclusione, la Corte d’Appello di Lecce ha ridotto la condanna inflitta in primo grado escludendo tutte le aggravanti. La donna viaggiava contromano e risultò positiva ad alcol e cannabinoidi. In più è stato riconosciuto anche un concorso di colpa della giovane vittima per la velocità con cui procedeva. Il 23enne studente di medicina di Squinzano stava tornando a casa con la sua Kawasaki quando fu travolto in pieno dalla Fiat Panda condotta dalla donna e che aveva invaso la sua corsia. Trasportato in gravi condizioni in ospedale, Andrea Maggio morì due giorni dopo.

Va precisato che la donna, condannata per omicidio stradale colposo, non ha trascorso alcun giorno in carcere. I genitori invece hanno deciso di costruire sul luogo del tragico incidente una rotatoria ed un parco, con annesso centro per l’educazione stradale, per onorare la memoria del figlio e prevenire future simili tragedie.

“Tenetemi lontano da loro”, palpeggia le nipotine e si autodenuncia in una lettera: condannato 76enne

È stato condannato a 7 anni l’anziano di 76 anni, residente a Trepuzzi nel Leccese, che in una lettera aveva confessato di aver abusato sessualmente delle sue due nipotine tra il 2017 e il 2019, chiedendo un provvedimento nei suoi confronti per evitare che possa accadere di nuovo. Dopo l’autodenuncia e il pentimento, l’anziano è ascoltato dal pm che ha aperto un fascicolo con l’accusa di violenza sessuale aggravata, perché compiuta ai danni di minorenni. Il 76enne ha raccontato di aver fatto stendere sul letto le sue nipotine e di averle palpeggiate senza sapere perché. Ha ammesso di provare vergogna per quello che ha fatto e che non intende incontrare più nessun familiare.  La sentenza prevede anche l’interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, curatela, e amministrazione di sostegno e da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado o in strutture frequentate da minori. Una volta espiata la pena, il 76enne dovrà comunque svolgere lavori lontano dai minori per un anno.