Taranto, si fanno bonificare 29mila euro da pensionato di Prato: 3 arresti per truffa

Con un raggiro sono riusciti a sottrarre 28.600 euro a un pensionato della provincia di Prato facendosi trasferire il denaro con un bonifico istantaneo su un conto corrente acceso da pochi giorni in un ufficio postale di Taranto. I tre presunti autori della truffa sono stati individuati e bloccati dai carabinieri nel capoluogo ionico.

Uno di loro – il 30enne intestatario del conto corrente – è stato condotto in carcere, gli altri due sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Dai dettagli del bonifico, e in particolare dai dati dell’ordinante, i carabinieri sono riusciti a risalire all’intestatario dell’Iban. Contattato telefonicamente, l’uomo ha riferito di aver provato tramite il direttore della sua filiale, dopo essersi reso conto di essere stato raggirato, ad annullare il bonifico eseguito in mattinata, senza riuscirvi. Il pensionato ha poi spiegato di aver ricevuto un sms sulla propria utenza telefonica che lo informava dell’addebito di quasi mille euro sul suo conto, e che, nel caso non avesse autorizzato lui l’operazione, avrebbe dovuto chiederne immediatamente il blocco cliccando sull’apposito link. Non essendo stato lui ad autorizzare tale spesa, l’ultrasessantenne ha tentato di contattare la filiale della banca, senza però ottenere risposta.

Pochi istanti dopo, un uomo, spacciatosi per carabiniere, ha contattato telefonicamente l’anziano spiegandogli che, per evitare prelievi fraudolenti dal proprio conto corrente, avrebbe dovuto effettuare un bonifico istantaneo sull’iban da lui fornitogli con la causale “acquisto auto”. In tal modo avrebbe fornito una preziosa collaborazione a una delicata attività di indagine e successivamente avrebbe potuto sporgere denuncia per recuperare il denaro versato. L’uomo è stato così convinto a eseguire il bonifico. Grazie ai veri carabinieri, che hanno bloccato il conto corrente fraudolento e recuperato la somma contante, l’anziano è rientrato in possesso di una parte del maltolto in attesa di provare a recuperare gli altri risparmi.

La truffa delle vacanze, chiusa l’agenzia di viaggi. Clienti in rivolta: “Ridacci i soldi”

Da giorni in redazione sono arrivate decine di segnalazioni su quanto sta accadendo a Mola di Bari. Protagonista la proprietaria di un’agenzia viaggi. Sono diversi i clienti che, pur avendo pagato tutto, stanno rinunciando alle loro vacanze e non sono mancati i momenti di tensione. Parliamo di circa 60 prenotazioni, tra viaggi di nozze e crociere, e di un giro di centinaia di migliaia di euro.

In tanti si sono recati sul posto per chiedere spiegazioni. Da giorni si è creato un presidio di Forze dell’Ordine davanti all’agenzia viaggi, nelle chat e sui social sono diversi i video diventati poi virali che testimoniano la situazione. Ci siamo recati sul posto per parlare con i diretti protagonisti ma l’agenzia era chiusa. Secondo quanto raccontato dalla proprietaria al telefono, sono stati i Carabinieri a suggerirle di non aprire vista la situazione.

La sua versione non combacia con quelle dei clienti, alcune prenotazioni risultano inesistenti e “fantasma”, di loro non c’è alcuna traccia. Per questo c’è chi ha presentato una denuncia, chi ha sollecitato l’intervento della Guardia di Finanza e chi sta valutando il da farsi con i propri legali. La situazione resta molto delicata, alcuni viaggi sono in programma nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. C’è chi ha dato i risparmi della propria vita e ha visto il suo sogno svanire nel nulla, la proprietaria ha promesso il risarcimento qualora non riuscissero a partire.

Ex Ilva, falsi dati su Co2. Perquisizioni in corso e ipotesi di truffa in danno dello Stato: indagate 10 persone

Perquisizioni vengono eseguite da finanzieri del comando provinciale di Bari nei confronti di 10 persone, amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore di Acciaierie d’Italia S.p.A., società, attualmente in amministrazione straordinaria, che gestisce lo stabilimento ex Ilva di Taranto, indagati per il reato di truffa in danno dello Stato. L’inchiesta riguarda una presunta falsificazione di dati relativi alle emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Adi s.p.a. Le perquisizioni vengono eseguite nelle province di Taranto, Bari, Milano, Monza-Brianza e Modena sulla base di un decreto di perquisizione personale e locale emesso dalla procura della Repubblica di Taranto.

L’indagine riguarda il funzionamento del Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione (Eu Ets), istituito dalla Direttiva 2003/87/CE (Direttiva Ets), che costituisce il principale strumento adottato dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori in base al protocollo di Kyoto. Il sistema, precisano gli investigatori, si basa essenzialmente sul meccanismo del cosiddetto cap&trade che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno.

Secondo quanto accertato sinora nell’inchiesta, in relazione alla restituzione delle quote CO2 consumate nell’anno 2022 e all’assegnazione di quelle a titolo gratuito per l’anno 2023, Acciaierie d’Italia avrebbe attestato nel piano di monitoraggio e rendicontazione falsi quantitativi di consumi di materie prime (fossile, gas, ecc.), di prodotti finiti e semilavorati e relative giacenze, così alterando i parametri di riferimento (“fattore di emissione” e “livello di attività”). Adi avrebbe inoltre dichiarato al registro Eu Ets (Sistema europeo di scambio di quote di emissione) un numero di quote CO2 inferiore a quello effettivamente emesso, inducendo in errore il comitato ministeriale, che perciò assegnava gratuitamente allo stabilimento ex Ilva di Taranto, per l’anno 2023, un ammontare di quote superiore a quello effettivamente spettante. In questo modo, secondo l’accusa, gli indagati avrebbero procurato un ingiusto profitto per ADI consistito, da un lato, in un risparmio di spesa, realizzato con la restituzione allo Stato (nello specifico, al Comitato ministeriale) di quote CO2 inferiori a quello che la società avrebbe dovuto restituire, dall’altro, nei maggiori ricavi determinati dal riconoscimento di quote di CO2 gratuite in misura eccedente con pari danno del mercato primario delle “aste pubbliche” dello Stato. Nelle perquisizioni si cerca documentazione amministrativa e contabile per ricostruire le procedure esaminate per stabilire l’esatta quantificazione delle quote effettivamente spettanti.

Tra gli indagati Lucia Morselli, amministratrice delegata di AdI fino all’arrivo dei commissari, il suo segretario, Carlo Kruger, Sabina Zani di PriceWaterCooper con l’incarico di consulente di Adi e poi Francesco Alterio, Adolfo Buffo e Paolo Fietta che hanno ricoperto gli incarichi di procuratori speciali di Adi, Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile entrambi per periodi differenti direttore dello stabilimento. Coinvolti anche Antonio Mura, anche lui procuratore di Adi con funzioni di Direttore Finanze Tesoreria e Dogane e il dipendente Felice Sassi.