Barivecchia, orecchiette industriali spacciate per artigianali. La Procura apre un’inchiesta: s’indaga per truffa

La Procura di Bari ha aperto un’indagine per truffa dopo l’esposto sulle orecchiette industriali spacciate come artigianali vendute a Bari Vecchia, nell’ormai famosa strada Arco Basso, la cosiddetta ‘via delle orecchiette’ meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo.

Lo riferisce l’edizione di Bari de La Repubblica. A firmare l’esposto è stato Gaetano Scampolo, ceo di Home Restaurant Hotel, un portale che dal 2019 riunisce attività di social eating.

È stato lui a chiedere formalmente di indagare sul caso della pasta fresca che, almeno sino a novembre, prima cioè che scoppiassero le polemiche, non sarebbe stata prodotta dalle pastaie della città vecchia ma sarebbe stata di produzione artigianale. Campolo, a novembre, aveva incontrato le pastaie di strada Arco Basso, tra le quali Nunzia Caputo, discutendo delle possibili soluzioni per regolarizzare la propria attività.

E proprio in quell’occasione – scrive il quotidiano – girò un video, allegato all’esposto, che dimostrerebbe il possesso da parte di almeno una delle pastaie di confezioni di orecchiette industriali. A sollevare sospetti sull’autenticità del prodotto sono anche i cartoni, ritrovati nei cassonetti della vicina piazza Massari, spediti da un pastificio di Altamura e contenenti confezioni di orecchiette tricolori destinate ad una società che ha sede proprio nelle strade delle orecchiette.

Questo alla base della denuncia presentata e dell’inchiesta aperta dalla Procura, esattamente quello che noi denunciamo da svariati anni. Nessuno ha mai contestato la tradizione caratteristica della città vecchia. La notizia dell’apertura del fascicolo arriva pochi giorni dopo dall’annuncio di Nunzia Caputo, la regina delle orecchiette dell’Arco Basso, dell’apertura del suo store (fisico e online).

Taranto, senzatetto milionario a suo insaputa: a lui intestata una società. Indagate 3 persone per truffa

Un senzatetto 59enne di Taranto, ospite del centro di accoglienza notturno gestito dalla Caritas nella città vecchia, ha scoperto di possedere una società che ha beneficiato di finanziamenti statali per un milione e 200mila euro.

La procura di Taranto, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, ha notificato la chiusura delle indagini condotte dalla guardia di finanza a tre imprenditori: un 52enne tarantino, un 39enne di Grottaglie e un 74enne di Taranto.

A vario titolo devono rispondere delle accuse di truffa aggravata, sostituzione di persona e circonvenzione di incapace. La vicenda è venuta a galla quando l’ignaro milionario ha inoltrato domanda di reddito di dignità che gli è stata respinta. È emerso infatti che risultava legale rappresentante di una società che aveva incassato l’ingente finanziamento.

Sarebbe stato l’imprenditore di 52anni, insieme a un complice, ad accompagnare il clochard da un commercialista di Martina Franca, facendogli firmare – ricostruisce la Gazzetta – una serie di documenti con cui, a insaputa di quest’ultimo, era sostanzialmente nominato amministratore di una società di costruzioni meccaniche che di lì a poco avrebbe ottenuto il contributo milionario

Bari, 80enne truffata: consegnati gioielli e soldi per un valore di 1200 euro. Arrestata coppia napoletana

Nel primo pomeriggio del 6 febbraio, la Polizia di Stato ha proceduto all’arresto, in flagranza di reato, di un uomo di 20 anni e di una donna di 47 anni, entrambi provenienti dall’hinterland di Napoli, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di una truffa aggravata in danno di una persona anziana con il solito raggiro del “finto carabiniere”, accertamenti, compiuti nella fase delle indagini preliminari, necessitano della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa.

I fatti, in relazione ai quali è stata effettuata la citata operazione di polizia giudiziaria, si inseriscono in una più ampia attività di prevenzione e repressione avviata, a Bari e provincia, proprio a causa della recrudescenza del fenomeno delle truffe agli anziani.

La tecnica adottata ed ormai consolidata è sempre la stessa: i malviventi studiano in maniera approfondita la vittima, individuata sempre tra le persone più vulnerabili, perché anziane o semplicemente sole; riescono, in qualche maniera, a recuperare informazioni di carattere personale, quali il numero di cellulare, il nome di un parente, e poi, simulando un finto incidente, del quale è responsabile il congiunto, trattenuto in qualche ufficio di polizia, in attesa di provvedimenti più gravi, riescono ad ingannare la vittima, facendosi consegnare anche ingenti somme di denaro o altre utilità, come “cauzione” che consentirebbe di liberare il parente.

Questo è quello che è accaduto anche ieri, in una cittadina dell’area metropolitana barese, ad un’anziana signora di 80 anni; uno dei presunti autori, fingendosi un “carabiniere”, è riuscito a farsi consegnare monili in oro e contanti, per un valore di circa 1200 euro, come corrispettivo da dover necessariamente consegnare per poter ottenere la liberazione del nipote arrestato.

Successivamente, personale della Squadra Mobile della Questura di Bari, anche grazie alla visione delle immagini di circuiti di video-sorveglianza, è riuscito ad individuare l’autovettura, una Fiat 500 di colore grigio scuro, con la quale i presunti responsabili si erano dileguati; autovettura che gli agenti sono riusciti a intercettare e fermare sulla A14 in direzione nord, procedendo così a recuperare tutta la refurtiva, che è stata restituita alla legittima proprietaria, ed arrestare i presunti malfattori, che sono stati condotti in carcere, in attesa del giudizio per direttissima.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione delle misure cautelari odierne, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo, nel contraddittorio tra le parti.

Truffa da mezzo milione, sentenze false per intascare i risarcimenti: a Bari indagato ex dipendente di AQP

Il 49enne Giuseppe Petruzzelli è indagato con l’accusa dei reati di peculato, falso e accesso abusivo a sistema informatico e riciclaggio nell’inchiesta aperta dalla Procura di Bari.

L’ex dipendente dell’ufficio legale dell’Acquedotto Pugliese, licenziato nel 2023, secondo l’accusa sarebbe riuscito a intascare illecitamente circa mezzo milione di euro in tre anni grazie alla falsificazione di decine di sentenze di risarcimento danni, facendo accreditare i soldi su alcuni conti correnti intestati a prestanome.

Le indagini mirano anche a risalire ad eventuali complici. L’inchiesta è nata proprio in seguito ad una denuncia di Acquedotto Pugliese. A riportarlo è La Gazzetta del Mezzogiorno.

Truffa su bonus edilizi, 8 arresti e sequestri da 10 milioni: a capo la famiglia De Scala di Altamura – TUTTI I NOMI

Emergono i primi dettagli sulla maxi truffa sui bonus edilizi che ha portato nella giornata di oggi al sequestro di 10 milioni di euro, ad arresti e perquisizioni, scoperta in una inchiesta coordinata dalla procura di Bari. Al centro un’intera famiglia di imprenditori di Altamura, quella dei De Scala, che avrebbe escogitato un sistema con l’obiettivo di emettere fatture false grazie alla quale sarebbero riusciti a creare crediti di imposta per oltre 17 milioni.

In totale sono 62 gli indagati, tra cui anche 8 società, e i reati ipotizzati a vario titolo sono quelli di associazione a delinquere finalizzata a reati fiscali, truffa aggravata allo Stato e riciclaggio. Al centro di tutto ci sarebbe l’imprenditore edile Giuseppe De Scala, 47enne di Bari già arrestato in passato, per il quale però il gip Antonella Cafagna non ha concesso l’arresto chiesto dalla Procura.

Ai domiciliari sono finiti invece la madre e il padre, Maria Frappampina, 64 anni, di Bari e Aniello De Scala, 71 anni, il fratello Michele, 48 anni, di Bari, oltre ai loro collaboratori Andrea Ragone, 41 anni di Altamura, Vito Vischi, 53 anni, di Bari, il commercialista Alessandro Vigilante, 46 anni, di Bari, Francesco D’Ambrosio, 55 anni, di Bari e Giovanni Regina, 52 anni, di Altamura. Tra gli indagati anche un’altra sorella, Annarita De Scala, 37 anni, di Bari: anche per lei era stato chiesto l’arresto ai domiciliari, non concesso dal gip. A riportarlo è La Gazzetta del Mezzogiorno.

Il gip ha poi disposto l’obbligo di presentazione per Vito Aufieri, Francesco Labarile, Giuseppe Panza, Eugenio Traversa, Nicola Abrescia e Donato Petrara. Eseguiti sequestri di conti correnti e beni per circa 10 milioni nei confronti delle società Fd Service, Megaservice, Vts Total Work, Dam Servizi, Centro Copie & Servizi.

Castellana, si finge maresciallo e truffa un’anziana: 48enne napoletano arrestato dai Carabinieri

I Carabinieri del Comando Stazione di Castellana Grotte hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, un 48enne della provincia di Napoli ritenuto responsabile (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) di truffa aggravata in danno di un’anziana del posto.

Grazie ad un efficacie controllo del territorio e alle immediate indagini attivate dopo aver ricevuto diverse segnalazioni da alcuni cittadini su chiamate “sospette”, i Carabinieri di Castellana Grotte notavano un’autovettura che eseguiva diversi passaggi sulla stessa via con brevi soste nei pressi di un’abitazione. Poco dopo, la stessa autovettura si fermava nuovamente nei pressi della predetta abitazione ma questa volta scendeva un uomo, il quale dirigendosi verso un’anziana signora, ritirava una busta. Insospettiti, i militari decidevano di bloccare l’uomo per ulteriori verifiche.

Si accertava quindi che la donna, 80enne, aveva poco prima ricevuto una chiamata sulla propria utenza di telefonia fissa da un uomo che, presentatosi come Avvocato, le faceva credere che il figlio era rimasto coinvolto in un sinistro stradale ed aveva investito gravemente un pedone, chiedendo quindi di consegnare una cospicua somma di denaro ad un fantomatico Maresciallo dei Carabinieri, che da lì a poco avrebbe raggiunto l’abitazione, come cauzione per evitare l’arresto del figlio.

L’anziana signora, toccata negli affetti più intimi e caduta nell’inganno, pur di evitare il carcere al figlio, consegnava diversi monili in oro e denaro contante per un valore di circa 5.000 Euro. Chiariti i fatti, i Carabinieri rassicuravano l’anziana ed arrestavano il finto Maresciallo, restituendo la refurtiva. L’arresto veniva convalidato dall’Autorità Giudiziaria che disponeva nei confronti dell’uomo l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che l’eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

Da 18 anni sulla sedia a rotelle, Luigi truffato dall’amico avvocato: “Voglio i miei 405.000 euro”

Diciotto anni fa Luigi Carrassi, agente della Polizia Penitenziaria, resta gravemente ferito in un incidente stradale mentre si trova a bordo di un portavalori. La sua vita cambia radicalmente perché lo schianto lo costringe da allora sulla sedia a rotelle. L’uomo, convinto di fare cosa giusta, affida la pratica del risarcimento ad un avvocato, amico di famiglia da lunga data. Da qui nasce un’incredibile e triste storia.

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Truffe a Bari, riceve una chiamata finta dalla Questura e le svuotano il conto: colpo da 6mila euro

Sono riusciti a far comparire il numero della questura di Bari sul cellulare di una donna alla quale hanno sottratto seimila euro attraverso una truffa telefonica. La vittima ha scoperto di essere stata raggirata quando è andata dalla polizia per parlare con un ispettore inesistente con cui gli stessi truffatori le avevano detto di averle fissato un appuntamento. Tutto è iniziato con un finto sms che risultava arrivasse dalla Unicredit.

Il messaggino annunciava che era in corso un bonifico di circa 10mila euro: se non sei stato tu – avvertiva la banca – chiama il servizio clienti. E da qui è iniziato il contatto con i truffatori: il primo si è finto un operatore della banca che, dopo aver chiesto da quale città chiamasse, ha detto alla signora che l’avrebbe fatta contattare dalla polizia di Bari. Il colpo di scena è arrivato poco dopo: i truffatori, infatti, hanno fatto risultare che la chiamata arrivasse dall’Ufficio passaporti della questura. Quindi la donna, verificando il numero, si è fidata e ha anche creduto – così le diceva il finto poliziotto dall’altra parte della cornetta – di formalizzare anche due denunce orali: una contro il presunto destinatario del bonifico da diecimila euro e l’altra contro ignoti.

Poi, il finto agente le ha chiesto di tenere libera la linea perché l’avrebbe chiamata un consulente di Unicredit. Peccato che il consulente altro non fosse che un complice. La donna, quindi, ha risposto al telefono seguendo le indicazioni del falso dipendente della banca il quale le diceva – dato che non era possibile più bloccare il bonifico da diecimila euro – di eseguirne un altro per svuotare del tutto il conto (seimila euro) inviando il denaro a un nuovo consulente della filiale di Bari che poi avrebbe provveduto a dare a lei questo denaro a titolo di rimborso. Lo pseudo consulente si è poi premurato di fissare alla signora un appuntamento in questura con l’ispettore che, solo quando si è recata negli uffici della polizia, ha scoperto essere solo una invenzione. A quel punto non ha potuto fare altro che sporgere denuncia, questa volta una vera.

Antonio bacia l’agguerrita pastaia. L’assessore: “Chi non si regolarizza ne paga le conseguenze”

Si è tenuto oggi, negli spazi di Porta Futuro Bari, a partire dalle ore 9 il corso gratuito per la sicurezza alimentare rivolto alle pastaie di Bari Vecchia che intendono regolarizzare la propria attività di produzione e vendita di pasta fatta in casa. Noi di Quinto Potere ovviamente non potevamo mancare e non ci siamo fatti sfuggire l’occasione. E questa volta l’atmosfera è sicuramente diversa, così come l’accoglienza a noi riservata.

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