Bari, 16mila tonnellate di rifiuti speciali tra capannoni e villa: 3 indagati. Violazioni da oltre 2 milioni di euro

Solventi, vernici, apparecchiature elettroniche, scarti dell’attività edile e carcasse di veicoli di vario tipo stipati in aree trasformate in discariche illecite.

In tre sono indagati dalla guardia di finanza di Bari nell’ambito delle attività di contrasto alle attività illecite ai danni dell’ambiente. I tre sono residenti nel capoluogo pugliese, uno all’epoca dei fatti era titolare di quattro capannoni della zona industriale della città finiti sotto sequestro assieme a una villa che si trova sul lungomare in cui, per diverso tempo, sarebbero state sistemate complessivamente 16mila tonnellate di rifiuti di vario genere tra cui anche speciali.

A carico degli indagati, denunciati per abbandono di rifiuti, sono state accertate violazioni amministrative per un totale di oltre due milioni di euro: si tratterebbe della cosiddetta ecotassa mai versata. Gli accertamenti dei finanzieri si sono basati anche sulle immagini satellitari e sui fotogrammi acquisiti dagli elicotteri negli ultimi due anni e si sono avvalsi anche della collaborazione con l’Arpa Puglia, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale.
“Il costante presidio del litorale costiero e delle acque di garantisce una decisa azione di prevenzione e contrasto degli illeciti perpetrati, rendendo possibile la salvaguardia delle risorse ambientali, della salute pubblica e dell’economia sana del territorio”, spiega la guardia di finanza in una nota.

Bari, annullata la confisca: villa da 300mila euro restituita alla figlia del boss Di Cosimo del Madonnella

La villa da 300mila euro della figlia di Giuseppe Di Cosimo, pluripregiudicato barese ritenuto capo dell’omonimo clan nel quartiere Madonnella di Bari, resterà definitivamente a lei.

La villa apparteneva all’ex braccio destro di Di Cosimo, Giuseppe Lastella, che l’aveva lasciata con testamento olografo ad Antonia Emilia Di Cosimo, a cui era molto affezionato. A giugno la casa era stata confiscata dal Tribunale di Bari su richiesta della Dda, ma a novembre ne era stata disposta la restituzione da parte della Corte d’Appello.

Nella giornata di ieri la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Bari e ha dunque sancito definitivamente la restituzione della villa alla figlia di Di Cosimo.

“Non può ritenersi provato che il denaro per l’acquisto della villa” di Torre a Mare “sia stato fornito” da Di Cosimo, scrissero nel provvedimento i giudici della Corte di Appello di Bari, che sottolinearono anche come “non ha alcuna valenza” lo stretto legame di fiducia tra Di Cosimo e Lastella e che “è possibile che Lastella abbia deciso di lasciare in eredità la sua villetta a Di Cosimo Antonia Emilia perché le era affezionato”.

Bari, Corte d’Appello ribalta sentenza del Tribunale: restituita la villa da 300mila euro alla figlia del boss Di Cosimo

La villa dal valore di 300mila euro, situata a Torre a Mare e confiscata lo scorso giugno dal Tribunale di Bari, è stata restituita dalla quarta sezione penale della Corte d’appello di Bari alla figlia del 69enne pluripregiudicato barese Giuseppe Di Cosimo, ritenuto al comando del clan Di Cosimo nel quartiere Madonnella di Bari. La villa era stata lasciata tramite testamento da Savino Lastella, ex braccio destro di Di Cosimo morto nel 2013, perché molto legato a lei. È stato accolto il ricorso dei legali dopo la sentenza del Tribunale di Bari: secondo la prima tesi l’intestazione della villa era fittizia, la struttura era stata comprata direttamente da Di Cosimo e il testamento era solo un modo per far ritornare l’immobile nella disponibilità del 69enne.

Secondo i giudici della quarta sezione penale della Corte d’Appello però “non può ritenersi provato che il denaro per l’acquisto della villa di Torre a Mare sia stato fornito da Di Cosimo, che non ha alcuna valenza lo stretto legame di fiducia tra lui e Lastella e che è possibile che Lastella abbia deciso di lasciare in eredità la sua villetta alla figlia di Di Cosimo perché le era affezionato”. 

Leporano, tre bombe carta esplose nella villa del presidente del Taranto calcio: indaga la Digos

Tre bombe carta sono state lanciate e fatte esplodere la notte scorsa nella villa di Leporano di Massimo Giove, presidente dimissionario del Taranto Calcio. Sull’episodio indaga la Digos.

Non ci sono feriti. Giove da tempo è oggetto di accese contestazioni da parte della tifoseria. Nei giorni scorsi si è svolto anche un corteo di protesta in città, terminato con un presidio sotto il Municipio. Gli inquirenti ipotizzano dunque un collegamento con la crisi del club dopo che Giove ha annunciato i suo disimpegno e la volontà di vendere.

La società rossoblù nella scorsa stagione ha disputato il campionato di serie C ben figurando, ma ora sono sorti problemi in relazione all’utilizzo dello stadio Iacovone, che sarà oggetto di ristrutturazione in vista dei Giochi del Mediterraneo 2026.

Voto di scambio, Maurodinoia indagata. Perquisita la villa di Triggiano e cellulari sequestrati: a setaccio le chat

Sono stati acquisiti documenti e sequestrati telefoni e computer. Il consulente informatico nominato andrà a caccia di mail, messaggi e chat in relazione alle elezioni del 2019 (Comunali di Bari), del 2020 (Regionali) e del 2021 (Comunali di Triggiano). Ma non solo perché si analizzeranno anche i messaggi scambiati negli ultimi 37 giorni, dopo il maxi blitz del 26 febbraio dell’inchiesta Codice Interno, che ha portato all’arresto di oltre 130 persone, in cui la stessa Maurodinoia resta indagata per voto di scambio.

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