Bari ricorda Michele Fazio 23 anni dopo, Leccese ribadisce: “Una commissione antimafia nel Consiglio comunale”

Si è tenuta questa mattina, nel XXIII anniversario dell’omicidio di Michele Fazio, la cerimonia organizzata dall’amministrazione comunale per ricordare la giovane vittima innocente di mafia. All’evento, in programma in largo Amendoni, a Bari vecchia, luogo dell’omicidio, hanno partecipato anche i genitori di Michele, Lella e Pinuccio.

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Vittima innocente di mafia, il ricordo di Giuseppe Mizzi 12 anni dopo. Decaro: “Bari è cambiata e ha reagito”

La cerimonia in via Venezia, a Carbonara, si è svolta in presenza dei familiari di Giuseppe Mizzi, della presidente del Municipio IV Grazia Albergo e degli alunni delle scuole elementari Don Mario Dalesio e Armando Diaz, della scuola media De Marinis e dell’istituto Calamandrei e dai volontari della associazione Libera Puglia guidata da don Angelo Cassano.

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Uccisa a 26 anni dalla Sacra Corona Unita perché voleva parlare: Marcella Di Levrano è vittima della mafia

L’attesa della famiglia è durata 32 anni. Ora Marcella Di Levrano, una giovane di 26 anni che venne uccisa a Mesagne il 5 aprile del 1990 dalla Sacra Corona Unita perché aveva deciso di allontanarsi da quell’ambiente e di collaborare con la giustizia, è stata riconosciuta ‘vittima innocente della mafia”. Il provvedimento del Ministro dell’Interno risale a qualche mese fa, ma è stato reso pubblico ieri a Pavia nell’ambito del ‘Festival dei diritti, in un incontro promosso ed organizzato dal ‘Presidio Libera Pavia Rossella Casini e Marcella Di Levrano’ dal titolo ‘Marcella Di Levrano. Una speranza sopravvissuta alla sua storia’. Quella speranza, di veder riconosciuto anche dallo Stato il ‘sacrificio’ della 26enne, che mai ha abbandonato la famiglia e Marisa Fiorani, la mamma della giovane mesagnese il cui corpo martoriato venne ritrovato 32 anni fa in un bosco tra Brindisi e Mesagne. Si trattò di un ‘esecuzione in piena regola ordinata dalla Scu, come hanno raccontato negli anni anche alcuni collaboratori di giustizia. Ambienti malavitosi che la 26enne frequentò per un certo periodo della sua vita. “Poi la decisione – come ricostruisce l’avvocato Fernando Orsini che ha seguito la famiglia per l’intera vicenda – di abbandonare quel mondo, iniziando a collaborare con le forze dell’ordine e riferire quel che sapeva della Scu e che aveva annotato su un ‘agendina”. In questi anni la procedura per il riconoscimento dello status per Marcella Di Levrano è stata seguita anche da Enza Rando, già vicepresidente di Libera.