Beneficenza e affari, l’atelier solidale finisce a porte in faccia: Angela rivuole i suoi abiti

Da qualche settimana abbiamo iniziato ad accedere i riflettori sull’associazione Centro di Ascolto “Dal Silenzio alla Parola” di Gioia del Cole. Incontrando ex volontari e fonti riservate, abbiamo scoperto una situazione ambigua che a nostro avviso l’amministrazione comunale e le autorità competenti dovrebbero approfondire, per comprendere se davvero quello di cui si occupa Rosanna D’Aprile sia davvero solo volontariato.

Dovessero essere confermate le testimonianze di alcuni ex volontari e persone che hanno “beneficiato” dei favori del centro d’ascolto, che vi faremo ascoltare nel prossimo video, si tratterebbe di una gestione opinabile della cosa pubblica, calcolando che il Comune ha affidato diversi spazi all’associazione.

Intanto partiamo con l’operazione fallimentare dell’atelier solidale, messo in piedi per aiutare le donne meno abbienti con l’abito da sposa. Un’esperienza resa possibile dalla professionalità, dagli abiti e dal materiale di Angela Antonicelli, commerciante del settore tra le più apprezzate, messa in ginocchio dal Covid.

La donna, che sta valutando di denunciare l’accaduto in Procura, ha chiesto più volte alla D’Aprile la restituzione di tutto ciò che aveva messo a disposizione prima che fosse sbattuta fuori. Dopo mille chiamate e messaggi, ha chiesto a noi di accompagnarla nel tentativo di riuscire nel suo intento. I locali della struttura comunale che ospitata l’atelier solidale, che di solidale secondo qualcuno aveva poco, non sono più utilizzati.

Vestiti e materiali di Angela sono stati spostati in un altro locale. Abbiamo provato a chiedere alla dottoressa D’Aprile spiegazioni, ma ha chiuso la porta in faccia anche a noi. Nel video la prima parte della nostra inchiesta sul chiacchieratissimo centro d’ascolto.

Bari, 15enne pestato per equivoco sentimentale: 3 coetanei si pentono e superano messa alla prova con volontariato

Pestano un 15enne per un equivoco sentimentale, lo minacciano con un’arma puntata contro, finiscono a processo e davanti al giudice del Tribunale per i Minorenni, dopo aver chiesto scusa alla vittima dell’aggressione, ottengono la messa alla prova. Protagonisti tre ragazzini baresi, tra i 14 e i 16 anni. La vicenda giudiziaria si è chiusa ieri, con la sentenza del Tribunale, dopo mesi di volontariato. L’episodio risale al 2021 e l’inchiesta nacque dopo la denuncia della vittima. Il suo racconto fu confermato dalla testimonianza dei suoi amici e dalle immagini delle telecamere di sorveglianza della piazza dove è avvenuta l’aggressione,. Al centro della vicenda una sua telefonata alla fidanzata di uno degli aggressori, ma in realtà il 15enne aveva iniziato una frequentazione con un’amica della stessa. 

“Il primo che si è scagliato contro di me mi ha tirato dal giubbotto, mi sono difeso spingendolo e poi sono stato aggredito contemporaneamente dai tre i quali mi colpivano ripetutamente con pugni al volto, inoltre cercavano anche di tirare dei calci che fortunatamente non andavano a segno in quanto riuscivo a scansarmi”, il racconto del 15enne pestato. La vicenda si è chiusa a distanza di anni, i tre si sono pentiti e hanno superato la messa alla prova. L’esito positivo della prova comporta l’estinzione del reato.

Donazioni alla Caritas e volontariato, Lerario si pente e ottiene lo sconto della pena. I giudici: “Prova vergogna”

Mario Lerario, l’ex numero uno della Protezione Civile regionale condannato per corruzione, si è pentito. Cosa si nasconde dietro alla decisione dei giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Bari di ridurre la condanna da 5 anni e 4 mesi a 4 anni e 4 mesi per le tangenti negli appalti della Protezione Civile? Lerario negli ultimi mesi ha deciso di effettuare alcune donazioni in favore della Caritas della diocesi di Bari Bitonto e ha annunciato di essere disposto a fare volontariato.

“Deve darsi atto che al di là dell’assenza di qualsivoglia dubbio in merito alla dazione delle somme di denaro, che risulta documentata e che è stata ammessa da entrambi gli imputati i difensori hanno rinunciato a una serie di complesse eccezioni procedurali, oltre che a profili di merito e di riqualificazione del fatto, e così facendo hanno consentito una ben più agevole e tempestiva definizione del giudizio – si legge nelle carte -. Non può non prendersi atto del contegno ulteriormente collaborativo degli imputati, i quali si sono fatti carico di eseguire dei bonifici in denaro in favore di associazioni onlus, hanno criticamente rivisto la loro precedente condotta di vita, dichiarandosi pentiti e vergognandosi per quanto posto in essere, e disponibili a svolgere attività di volontariato, come documentato. Trattasi di comportamento virtuoso che va apprezzato e gratificato attraverso la rimodulazione del trattamento sanzionatorio”.