Olivieri
Continue readingAppalti in cambio di voti, nuova inchiesta a Triggiano: tra i 19 indagati anche l’ex sindaco Donatelli
L’ex sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli, è indagato in un’inchiesta parallela su una serie di presunti appalti truccati per favorire imprenditori amici in cambio di utilità e del finanziamento della sua campagna elettorale nel 2021. Donatelli ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini assieme ad altre 18 persone. Le accuse a vario titolo sono di corruzione, turbativa, falso aggravato e subappalto non autorizzato.
Tra gli indagati anche il consigliere comunale delegato ai Lavori pubblici, Francesco Saverio Triggiani. Donatelli fu posto agli arresti domiciliari lo scorso aprile e rassegnò le sue dimissioni dopo essere rimasto coinvolto nell’inchiesta sulla presunta associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale in relazione alle amministrative di Triggiano del 2021 e alle regionali del 2020. I reati contestati all’epoca sarebbero stati commessi in concorso con Sandro Cataldo, marito dell’ex assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia (anche lei indagata).
Processo Codice Interno a Bari, voto di scambio e mafia: Olivieri chiede di lasciare il carcere. La Dda si oppone
Gli avvocati di Giacomo Olivieri, l’ex consigliere regionale pugliese in carcere dallo scorso 26 febbraio per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione, hanno chiesto al gup di Bari Giuseppe De Salvatore la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari. La Dda ha dato parere negativo, la decisione del giudice non è ancora arrivata.
Olivieri è una delle figure chiave dell’inchiesta ‘Codice interno’, che ha svelato i presunti incroci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina e portato all’esecuzione di 130 arresti. Secondo l’accusa, avrebbe comprato i voti dai clan Parisi, Strisciuglio e Montani per favorire l’elezione al consiglio comunale di Bari, nel 2019, della moglie Maria Carmen Lorusso. Anche Lorusso è coinvolta nell’inchiesta, e dopo aver trascorso diversi mesi ai domiciliari è recentemente tornata in libertà.
Oggi era in tribunale per un’udienza del suo processo accanto agli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta, gli stessi di Olivieri. L’indagine si è divisa in due filoni processuali: in abbreviato ci sono 109 imputati, tra cui Olivieri, che verrà sottoposto a esame il prossimo 27 novembre. In ordinario ce ne sono 15, tra cui Lorusso e il padre Vito, oncologo in carcere per altre vicende.
Voto di scambio e mafia, dopo 8 mesi Mari Lorusso torna libera. E Olivieri ora spera di lasciare il carcere
Maria Carmen Lorusso lascia i domiciliari dopo 8 mesi. Nella giornata di ieri il Tribunale di Bari ha accolto il ricorso presentato dai legali della ex consigliera comunale di Bari, al centro dell’inchiesta Codice Interno sui rapporti tra mafia e politica. All’origine della scelta il fatto che non ha più avuto contatti con le persone che avrebbero procacciato voti a suo favore su input del marito Giacomo Olivieri. I giudici si sono uniformati alle recenti decisioni della Cassazione sulla permanenza delle esigenze cautelari a carico degli incensurati accusati di concorso in associazione mafiosa.
E attenzione a Olivieri. Dopo la libertà concessa alla moglie, in attesa dell’esito del processo, l’ex consigliere regionale, la mente del sistema di compravendita di voti secondo l’accusa, potrebbe ottenere l’attenuazione della misura cautelare e i domiciliari, visto che pure lui è incensurato e che sono già stati ritenuti insussistenti i rischi di inquinamento probatorio.
Voto di scambio a Brindisi, preferenze comprate per 30 euro: 5 indagati per corruzione elettorale
Sono cinque, al momento, le persone indagate a Brindisi nell’ambito di un’inchiesta della Procura su una presunta compravendita di voti che sarebbe avvenuta durante le amministrative della primavera del 2023. L’ipotesi di reato nei loro confronti è quella di corruzione elettorale. La notizia è riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno.
Si tratterebbe al momento di persone fuori dal contesto politico. Tra gli indagati c’è il 53enne brindisino Vincenzo Corsano, già in carcere per un’altra inchiesta per associazione per delinquere finalizzata ai furti d’auto. Proprio da quell’inchiesta emerse l’ipotesi di voti ‘comprati per 30 euro ciascuno’ durante le amministrative di oltre 18 mesi fa. Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Mauron Gallone, ha disposto il sequestro dei telefoni cellulari a carico delle cinque persone, tutte ritenute vicine a Corsano, “al fine di accertare attraverso accertamenti di natura tecnica”, si legge negli atti, “un elemento di prova a carico degli indagati”. Sono ancora in corso accertamenti su chi avrebbe commissionato il procacciamento dei voti e chi sarebbe stato il candidato a cui sarebbero state destinate le preferenze comprate per 30 euro.
Voto di scambio a Valenzano, condannate 16 persone. Voti per Ferri e Dentamaro: 20 anni al capoclan Buscemi
La gup di Bari Anna Perrelli ha condannato con rito abbreviato 16 persone a pene che vanno da un anno e quattro mesi a 20 anni di reclusione per i reati, a vario titolo, di scambio elettorale politico-mafioso, associazione mafiosa, usura, estorsioni, minacce, riciclaggio e reati in materia di armi e droga.
La pena più alta è stata inflitta al 43enne Salvatore Buscemi, considerato capo dell’omonimo clan di Valenzano (Bari) e riconosciuto colpevole (unico dei 16 condannati) anche dello scambio elettorale politico-mafioso per le amministrative di Valenzano del 10 novembre 2019. Per l’accusa, avrebbe promesso i “voti della malavita” all’ex consigliera comunale di Bari Francesca Ferri e al compagno Filippo Dentamaro in modo da favorire l’elezione di candidati a loro vicini nella lista ‘Valenzano-Trasparenza-Legalità, in cambio “della promessa (fatta dal Dentamaro con la piena adesione di Ferri) di erogazione di varie utilità”. Per lo stesso reato Ferri e Dentamaro, arrestati nel 2022, sono a processo con rito in ordinario.
Buscemi è stato invece assolto ‘perché il fatto non sussiste’ per lo scambio elettorale politico-mafioso relativamente alle amministrative di Bari del maggio 2019 (reato per il quale furono prosciolti anche Ferri e Dentamaro) e per associazione finalizzata alla corruzione elettorale per le elezioni di Valenzano dello stesso anno. In un altro processo, Ferri e Dentamaro sono imputati anche per l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le amministrative di Bari del 2019 insieme a Nicola Canonico, presidente del Foggia calcio. Gli inquirenti ritengono che l’elezione di Ferri al consiglio comunale del 2019 nella lista ‘Sport Bari’ a sostegno del candidato di centrodestra Pasquale Di Rella sia stata favorita pagando le preferenze da 25 a 50 euro per elettore. Oggi, alla pena di 20 anni è stato condannato – per associazione mafiosa e altri reati – anche Ottavio Di Cillo, capoclan del comune di Cassano delle Murge affiliato ai Parisi di Bari.
Voto di scambio e mafia, a Bari rinviata l’udienza per 108 imputati: tra loro Olivieri, Savinuccio e Tommy Parisi
L’udienza del processo, legato alla maxi inchiesta Codice Interno sul voto di scambio elettorale-mafioso e celebrato con rito abbreviato, in cui sono coinvolti 108 imputati, è stata rinviata al prossimo 25 ottobre. Sono state formalizzate le ultime richieste di costruzione di parte civile, il gup Giuseppe De Salvatore si è riservato. Il prossimo 8 novembre si discuterà delle relative all’integrazione probatoria sulle criptochat prodotte della Procura verranno.
Nel processo sono coinvolti tra gli altri l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, il boss del quartiere Japigia di Bari, Savinuccio Parisi, e suo figlio Tommaso, alias Tommy, cantante neomelodico. Hanno scelto il rito abbreviato insieme ad altri 106 imputati. La moglie di Olivieri, Maria Carmen Lorusso, è invece a processo con rito ordinario insieme al padre Vito, ex primario dell’Oncologico di Bari in carcere già per altre vicende, e altri 13 imputati.
Voto di scambio e mafia, si rivede Maria Carmen Lorusso: l’ex consigliera comunale in Tribunale per la prima volta
Maria Carmen Lorusso, l’ex consigliera comunale di Bari arrestata lo scorso 26 febbraio nella maxi inchiesta Codice Interno con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, è comparsa per la prima volta in Tribunale con i suoi avvocati. Secondo l’accusa la sua elezione nel 2019 sarebbe stata favorita grazie ai voti dei clan Parisi-Palermiti, Montani e Strisciuiglio raccolti dal marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale arrestato lo stesso giorno, e da allora in carcere.
Lorusso è a processo con rito ordinario insieme al padre Vito, ex primario dell’Oncologico di Bari in carcere già per altre vicende, e altri 13 imputati, tra cui Massimo Parisi, fratello del boss Savino del quartiere Japigia. Olivieri e altre 108 imputati sono a processo in abbreviato, tra loro anche i boss Savinuccio Parisi e Eugenio Palermiti.
Nell’udienza di oggi sono stati acquisiti 7 verbali di due collaboratori di giustizia (Domenico Milella e Domenico Lavermicocca) e i verbali di due ispettori della polizia giudiziaria. La prossima udienza si terrà il 30 ottobre.
Voto di scambio e mafia a Bari e Valenzano, via al processo: tra gli imputati Ferri, Dentamaro e Canonico
Dopo un anno di rinvii è cominciata ieri, in Tribunale a Bari, l’istruttoria del processo per la presunta compravendita elettorale nelle consultazioni comunali di Bari e nel vicino comune di Valenzano del 2019. Tra i 19 imputati ci sono l’ex consigliera comunale di Bari Francesca Ferri, il compagno Filippo Dentamaro e il presidente del Foggia calcio – ed ex consigliere regionale – Nicola Canonico. Ferri e Dentamaro sono a processo per scambio elettorale politico-mafioso relativamente alle elezioni comunali di Valenzano del 2019 (avrebbero raccolto i voti del clan Buscemi per favorire l’elezione di candidati a loro vicini) e, insieme a Canonico, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale relativamente a quelle di Bari.
Nel corso dell’udienza di oggi è stato ascoltato il luogotenente della guardia di finanza Giuseppe Roncone, che ha spiegato come l’inchiesta sia nata sulla scorta di un’altra indagine a carico del boss di Valenzano Salvatore Buscemi.
Il 12 aprile 2019, a un mese dalla tornata elettorale di Bari, gli inquirenti registrarono un incontro tra lo stesso Buscemi e Dentamaro: «I due hanno parlato sia delle elezioni di Bari, sia progetto futuro per quelle di Valenzano. Una volta che Ferri sarebbe stata eletta a Bari, loro avrebbero creato un programma per poter ‘mettere la bandierinà sul comune di Valenzanò», ha detto il luogotenente. «Buscemi – ha aggiunto – avrebbe raccolto i voti dalla ‘gente suà in favore di una persona di fiducia di Dentamaro». Ferri fu poi eletta con la lista ‘Sport Bari a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Pasquale Di Rella.
L’associazione a delinquere, per la Procura, avrebbe pagato dai 25 a 50 euro i voti in favore di Ferri. Quanto al comune di Valenzano, nel mirino degli inquirenti è finita la lista “Valenzano – Trasparenza – Legalità” a supporto dell’attuale sindaco Giampaolo Romanazzi. Ma i suoi candidati, scrivono gli stessi pm, sarebbero stati «ignari del patto tra Dentamaro e Buscemi». Il processo continuerà nella prossima udienza del 7 gennaio.
Voto di scambio e mafia a Bari, al via il processo: Olivieri, Savinuccio e Tommy Parisi chiedono di essere interrogati
L’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, il boss del quartiere Japigia di Bari, Savinuccio Parisi, e suo figlio Tommaso, alias Tommy, cantante neomelodico, hanno chiesto di essere interrogati. Le richieste sono state presentate, dai loro legali, nel corso dell’udienza celebrata ieri del processo che prende vita dall’inchiesta Codice interno della Dda.
Olivieri, Savino e Tommy Parisi hanno scelto il rito abbreviato insieme ad altri 106 imputati. Durante l’interrogatorio di garanzia Savinuccio Parisi rispose alle domande del gip spiegando come le contestazioni a lui rivolte fossero già state giudicate nell’ambito dell’inchiesta “Do ut des”, con la quale fu scoperto il sistema di estorsioni del clan nei cantieri edili della città. Tommy Parisi rilasciò invece dichiarazioni spontanee dicendosi “estraneo” agli affari illeciti di famiglia e ribadendo come la sua unica attività sia legata alla musica, mentre Olivieri ha sostenuto un interrogatorio investigativo con il procuratore Roberto Rossi ammettendo di aver comprato voti per favorire l’elezione della moglie alle Comunali di Bari del 2019, negando però i rapporti con esponenti della mafia barese. Tutti e tre si trovano in carcere dal 26 febbraio scorso, data in cui furono eseguiti i 130 arresti.