Voto di scambio e mafia, Ferri e Dentamaro “liberi”: revocato il divieto di dimora a Bari e Valenzano

Il Tribunale di Bari ha revocato la misura cautelare del divieto di dimora a Bari e Valenzano per Francesca Ferri e il compagno Filippo Dentamaro, i due imputati nel processo sulla presunta compravendita di voti in occasione delle Comunali di Bari e Valenzano del 2019, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le amministrative baresi, in concorso con l’ex consigliere regionale e presidente del Foggia Nicola Canonico, e di voto di scambio politico-mafioso per quelle di Valenzano, in concorso con il boss Salvatore Buscemi.

Alla base della decisione il fatto che la detenzione va avanti ormai da oltre un anno e mezzo. In più non sono in programma imminente votazioni, i due hanno sempre rispettato le prescrizioni e i fatti risalgono a più di 5 anni fa. Ferri e Dentamaro sono stati arrestati, assieme ad altre 17 persone, il 26 ottobre 2022. Qualche mese dopo hanno lasciato il carcere e alla coppia sono stati concessi i domiciliari, fino alla libertà con divieto di dimora nei due comuni di Bari e Valenzano. Ora è stata anche revocata quest’ultima misura cautelare. Il processo è ancora in corso, si tornerà in aula ad ottobre. 

Voto di scambio e mafia a Bari, al via il processo: Regione Puglia chiede 1,5 milioni di euro come risarcimento

Ammonta a un milione e mezzo di euro la richiesta di risarcimento della Regione Puglia nella costituzione di parte civile depositata ieri mattina al Tribunale di Bari nel corso della prima udienza del processo legato alla maxi inchiesta Codice Interno che ha evidenziato l’infiltrazione mafiosa nei tessuti economici, politici e sociali della città di Bari.

La richiesta è per aver causato nella comunità pugliese “un pregiudizio di sconfinate proporzioni un danno ciclopico alla reputazione di Bari e della Puglia”, si legge. La Regione Puglia si è costituite parte civile così come il Comune di Bari. In aula ieri erano presenti anche il governatore della Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Bari Antonio Decaro. Il processo riguarda 15 degli oltre 100 imputati coinvolti nell’inchiesta Codice interno condotta dalla Dda e dalla squadra mobile di Bari e che ha svelato presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina.

L’indagine, lo scorso 26 febbraio, portò a 130 arresti, tra cui l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, la moglie ed ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso e il padre di quest’ultima, l’oncologo Vito. Portò anche all’amministrazione giudiziaria di Amtab, la municipalizzata dei trasporti per presunte infiltrazioni mafiose in particolare nella gestione delle assunzioni e all’invio da parte del Ministero dell’Interno di una commissione che sta valutando l’ipotesi di scioglimento del Comune. Per oltre 124 imputati sono stati chiesti riti alternativi: per i 15 coinvolti oggi è iniziato il processo immediato, altri 109 (tra cui Olivieri) hanno chiesto il rito abbreviato e per loro l’udienza deve ancora essere fissata. Nell’udienza, oltre a Regione Puglia e al Comune di Bari, hanno presentato la richiesta di costituzione come parti civili anche il Comune di Altamura, l’Amtab, i ministeri dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze e della Giustizia, oltre la Figc. L’inchiesta, infatti, riguarda anche le presunte combine nelle partite tra Corato e Fortis Altamura (campionato di Eccellenza) negli anni 2017 e 2018. L’udienza è durata poco ed è stata subito rinviata al 16 luglio alle 14.30, perché il presidente del collegio giudicante, Domenico Mascolo, ha presentato istanza di astensione. Nella prossima udienza, il processo riprenderà davanti a un nuovo collegio, che deciderà sulle richieste di costituzione a parte civile.

Voto di scambio e mafia a Bari, processo rinviato al 16 luglio: presenti in aula anche Emiliano e Decaro

Presenti anche il governatore della Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Bari Antonio Decaro in aula a Bari per l’inizio del processo dinanzi al Tribunale per 15 degli oltre 100 imputati coinvolti nell’inchiesta Codice interno condotta dalla Dda e dalla squadra mobile di Bari e che ha svelato presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina. L’indagine, lo scorso 26 febbraio, portò a 130 arresti, tra cui l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, la moglie ed ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso e il padre di quest’ultima, l’oncologo Vito. Portò anche all’amministrazione giudiziaria di Amtab, la municipalizzata dei trasporti per presunte infiltrazioni mafiose in particolare nella gestione delle assunzioni e all’invio da parte del Ministero dell’Interno di una commissione che sta valutando l’ipotesi di scioglimento del Comune.

Per oltre 124 imputati sono stati chiesti riti alternativi: per i 15 coinvolti oggi è iniziato il processo immediato, altri 109 (tra cui Olivieri) hanno chiesto il rito abbreviato e per loro l’udienza deve ancora essere fissata. Nell’udienza, oltre a Regione Puglia e al Comune di Bari, hanno presentato la richiesta di costituzione come parti civili anche il Comune di Altamura, l’Amtab, i ministeri dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze e della Giustizia, oltre la Figc. L’inchiesta, infatti, riguarda anche le presunte combine nelle partite tra Corato e Fortis Altamura (campionato di Eccellenza) negli anni 2017 e 2018. L’udienza è durata poco ed è stata subito rinviata al 16 luglio alle 14.30, perché il presidente del collegio giudicante, Domenico Mascolo, ha presentato istanza di astensione. Nella prossima udienza, il processo riprenderà davanti a un nuovo collegio, che deciderà sulle richieste di costituzione a parte civile.

“Come sempre la Regione Puglia si costituisce parte civile in un processo per reati di criminalità mafiosa. La puntualità con la quale sia il Comune di Bari che la Regione si costituiscono ormai da anni in tutti i processi è segno della determinazione con la quale anche le istituzioni locali, in affiancamento agli uffici della Procura della Repubblica, sostengono il contrasto alle organizzazioni criminali – le parole di Emiliano -. Attraverso questa strada si diffonde l’idea del rifiuto di qualunque tipo di vicinanza, collusione o anche semplicemente indifferenza nei confronti del fenomeno mafioso – ha aggiunto il presidente della Regione – Questo è un messaggio molto importante, per questo ho deciso di venire di persona per costituirmi parte civile in questo processo che ha una particolare importanza per l’eco mediatica in questi mesi che hanno preceduto le elezioni”.

Voto di scambio e mafia a Bari, in 124 a processo: prima udienza il 2 luglio. Regione e Comune parti civili

La Regione Puglia e il Comune di Bari chiederanno di costituirsi parti civili nel processo legato alla maxi inchiesta “Codice interno” che ha portato all’arresto di oltre 130 persone lo scorso febbraio e che ha svelato l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico, politico e sociale della città di Bari. 

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Comunali 2024, voto di scambio a Bari? Romito: “Se c’è stata compravendita voti denuncio come Laforgia”

“Se dovesse essere verificato” che c’è stata una compravendita di voti come “denunciato dall’avvocato Michele Laforgia pubblicamente sono disponibile a mettere anche la mia firma” all’esposto. Lo ha detto il candidato sindaco del centrodestra a Bari, Fabio Romito, rispondendo a una domanda sulla denuncia di Michele Laforgia, candidato di M5s e SI, su una presunta compravendita di voti al primo turno elettorale a Bari.

“Aggiungo – ha detto Romito – che abbiamo assistito in campagna elettorale a comportamenti indecenti, anche da parte di chi ha governato la cosa pubblica, anche da parte di chi ha ricoperto ruoli di responsabilità. Ci sono diverse forme di condizionamento del voto, anche quella di esercitare la propria funzione istituzionale per convincere gli elettori a sostenerlo.

Parliamo anche di questo”. “Vorremmo sapere, ad esempio, in che modo – ha concluso Romito nel corso di un incontro elettorale a cui ha partecipato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo – sono stati sostituiti 200 presidenti di seggio che la mattina del voto hanno dato la propria indisponibilità a presiedere un seggio. Come sono stati scelti?”.

Voto di scambio e mafia, la strategia di Olivieri: processo con l’abbreviato per evitare i 10 anni di condanna

Giacomo Olivieri, l’ex consigliere regionale e marito di Maria Carmen Lorusso è finito in carcere lo scorso 26 febbraio con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso ed estorsione, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato condizionato. L’obiettivo è quello di evitare la condanna di 10 anni, da scontare comunque in carcere, cercando di avvicinarsi più ai 5 anni di pena.

Tutti i 124 indagati dell’inchiesta Codice Interno che ha evidenziato l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico, politico e sociale della città di Bari saranno processati a luglio. Oltre a Giacomo Olivieri, ci sono la moglie Maria Carmen Lorusso (ex consigliera comunale di Bari), il padre di lei, Vito Lorusso, ex primario dell’Oncologico di Bari, ma anche gli esponenti dei clan Parisi-Palermiti (Savino Parisi, Eugenio Palermiti, Tommy Parisi, Giovanni Palermiti, Tommaso Lovreglio) Montani e Strisciuglio.

La prima udienza è stata fissata il 2 luglio davanti alla Seconda sezione penale. Gli imputati, nel corso degli interrogatori, non hanno cambiato il quadro accusatorio e ora toccherà ai loro avvocati cercare di capovolgere la situazione. Il reato di voto di scambio politico-mafioso è contestato a 19 persone, in totale sono 38 i capi di imputazione invece per l’associazione mafiosa Parisi-Palermiti.

Olivieri si trova nel carcere di massima sicurezza di Lanciano. Trattandosi di fatti di mafia, si trova lì perché deve trascorrere la custodia cautelare nel circuito della cosiddetta alta sicurezza. È rinchiuso in una cella doppia della sezione Alta Sicurezza 3 (tra cui ci sono i reati mafiosi), il regime carcerario però è durissimo e sotto solo a quello del 41bis. Sono previste solo 4 telefonate al mese con i familiari, mentre con la moglie i colloqui e i contatti sono interrotti dal giorno dell’arresto. Nei suoi confronti va ricordato che è stato aperto anche un procedimento da parte dell’Ordine degli avvocati.