“Via, sciò”, “Questa è la nostra scuola”, “Vattene via non rompere il ca**o”. È solo una parte del campionario dell’accoglienza ricevuta ieri all’istituto alberghiero Perotti di Bari, dove il clima è particolarmente teso a causa del rapporto conflittuale tra la preside e la dsga. Martedì scorso – non è il primo episodio – le due donne hanno nuovamente litigato, al punto da essere necessario l’intervento di due ambulanze, sottratte al territorio per reali emergenze, e una pattuglia dei Carabinieri. Il nostro articolo non è piaciuto a una parte dei docenti e del personale Ata. Si è cercato di ridimensionare un episodio gravissimo, niente affatto educativo per gli studenti. Qualcuno ha persino cercato di ridicolizzare il nostro lavoro, iniziando a raccogliere coattamente le firme dei professori per l’autoconvocazione di un Collegio dei docenti con cui prendere le distanze da quanto scritto. Ieri, dunque, siamo andati a scuola per chiedere spiegazioni, ma non c’era assolutamente voglia di dare spiegazioni. Un atteggiamento deplorevole, perché la scuola è di tutti e andrebbe gestita nell’unico interesse degli studenti, non certo come fosse terreno di conquista tra gang rivali. Alcuni docenti stanno persino mettendo in giro la voce che la nostra inchiesta sarebbe mossa dall’ex preside, desideroso di tornare al posto di comando. Un dirigente contrastato anche aspramente in passato, sempre a causa di alcune scelte opinabili. Ciò che ci muove è l’assurdo terrore visto personalmente ieri sui volti di alcuni dipendenti, tenuti al guinzaglio per evitare di lavare all’esterno i panni sporchi. Avremmo voluto fare domande alla preside e alla dsga, ma sono in malattia in conseguenza di quanto successo. Non solo un esempio da condannare, ma anche la conseguente assenza dal posto di lavoro. La vicepreside ha preferito aizzarci contro un gruppo di presone presenti al momento del nostro ingresso a scuola, senza rispondere alle nostre domane, ma chiamando i Carabinieri, distratti anche loro dalle reali emergenze di cui è piena la città di Bari. Al nostro arrivo abbiamo trovato anche gli ispettori dell’Ufficio Scolastico. Ma quale ispezione può essere fatta a scuola, ascoltando a comando chi viene indicato? Quale verità dei fatti si può ristabilire se i dipendenti vengono ascoltati in quel clima e non invece in forma anonima in altro luogo? Ma davvero pensate che tutti abbiano l’anello al naso e possano bersi versioni parziali di una storia vergognosa? Possibile che il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale consenta tutto ciò senza prendere alcun provvedimento? Non permetteremo a nessuno di diffamare il nostro lavoro, men che meno a un manipolo di insegnanti convinti di essere a casa propria e non nel tempio pubblico in cui alle future generazioni si deve insegnare non solo sterili nozioni, ma anche come stare al mondo, dare l’esempio. Continueremo a occuparci della vicenda. Per questo motivo invitiamo chiunque possa avere qualcosa da dire – ovviamente potendolo documentare – a farsi avanti. Siamo a disposizione di tutti, anche di chi ci ha trattato come cani rabbiosi.
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- di: Raffaele Caruso
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