Emergono nuovi dettagli sulla figura di Alessandro Cataldo, il marito dell’ex assessore regionale Anita Maurodinoia finito ai domiciliari giovedì nell’inchiesta della Procura di Bari che ipotizza per entrambi l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
“A quello non lo fottono manco 200 magistrati”, le parole proferite da uno dei suoi collaboratori più stretti. Dalle carte è emerso che Cataldo sapeva di essere intercettato e ha per questo ideato alcuni stratagemmi per eludere il controllo degli inquirenti. C’è chi lo definisce “un genio”, anche se poi Sandrino è rimasto incastrato nell’inchiesta della Procura. Si sta cercando di risalire alla natura del denaro impiegato nella compravendita di voti alle Comunali di Grumo, Triggiano e Bari e alle Regionali del 2020, considerando i 50 euro promessi a preferenza. E più in generale come è composto il patrimonio della famiglia Cataldo-Maurodinoia, che conta decine di immobili, terreni e beni da Triggiano e nel Barese, tra cui una villa di lusso a Polignano. Un qualcosa che ricorda per diversi tratti quello capitato alla coppia Olivieri-Lorusso.
Emerge poi anche un’intercettazione tra due giovani collaborati, Alberto Leo Perrelli (ora ai domiciliari) e suo cugino Gianleonardo Pesole, indagato, caricati di disfarsi di tutto il materiale cartaceo sospetto. “Dove sei andato a buttare?”, chiede Alberto. “Come arrivi a San Giorgio, subito all’inizio, stanno i bidoni a destra, sto qua ancora, che qua è buio, non ci sta nessuno. Sì, qua è buio, non ci sta nessuno. Il bidone è pure vuoto, mò lo sto riempiendo. Questo domani mattina alle cinque lo svuotano”, risponde Gianleonardo.